A quasi due mesi dall’inizio della quarantena, librerie e cartolibrerie hanno potuto finalmente riaprire le saracinesche. Ad includerle tra le prime attività a poter ripartire è stato il premier Conte, con l’ultimo decreto con cui ha prorogato fino al 3 maggio gran parte delle restrizioni già in vigore.
Come hanno accolto la notizia i titolari delle librerie e delle cartolibrerie bitontine?
«In realtà, il collegamento non si è mai interrotto, perché abbiamo continuato ad avere una comunicazione diretta con i giovani lettori, attraverso una rubrica quotidiana di videoletture e consigli e grazie a tanti autori che hanno dato la loro disponibilità» ci spiega uno dei librai da noi consultati, che si augura che l’inclusione di quest’attività tra quelle la cui apertura è ritenuta più urgente sia un segnale positivo per il futuro: «Ci auguriamo che l’apertura delle librerie, che sono state viste come un bene di prima necessità, sia un segnale, affinchè la lettura non sia qualcosa di superfluo, ma vitale, a prescindere dall’età».
Dello stesso parere anche un altro libraio: «Sono felicissimo della riapertura delle librerie. Non c’è nulla che possa rendere l’uomo libero (ciò che chiunque di noi vorrebbe essere in questo momento) quanto l’arte e la cultura ed i vari mezzi che consentono di svilupparla (tra cui appunto le librerie). Naturalmente l’affluenza, per forza di cose, è calata notevolmente (essendoci poca gente in giro) ma dall’altra parte quella che si è affacciata era affamata di letture, hanno acquistato più libri proprio perchè ne hanno sentito la mancanza durante il periodo in cui siamo stati chiusi. I fornitori sono ancora tutti chiusi, per cui (al momento), non possiamo prendere prenotazioni o richieste ma, per fortuna, abbiamo una buona giacenza per cui difficilmente chi viene a trovarci va via a mani vuote. Come messaggio di speranza mi sento di dire questo: il fatto che l’Italia abbia voluto ripartire dalla cultura, dai libri è importante, la sento simbolica come iniziativa, forse sarà la volta buona in cui diventeremo un bene di prima necessità. Buona ripartenza a tutti (spero quanto prima)».
Ma, di sicuro, nonostante i buoni propositi e le speranza, le difficoltà permangono.
«Siamo stati molto pensierosi perché riaprire in questo stato non è facile, sia sotto l’aspetto psicologico che remunerativo. Abbiamo riaperto anche perché le sollecitazioni c’erano ed erano tante le prenotazioni che avevamo già in carico e perché crediamo fosse doveroso per la nostra clientela» è il commento di un altro libraio, che non fa mistero delle difficoltà che si trova ad affrontare il settore: «Il nostro settore ha superato la recessione di qualche anno fa e si è dovuto adeguare ai nuovi sistemi operativi degli ultimi anni. Abbiamo subito la concorrenza piratesca dei gruppi che spediscono online. Finalmente a gennaio abbiamo ottenuto una legge che ci tutela e quindi eravamo fiduciosi di trascorrere un anno più tranquilli. È arrivato questo dramma e l’elmetto che abbiamo indossato non l’abbiamo ancora tolto. Siamo ancora in guerra»
Ma per molte cartolerie, essendo anche edicole e, quindi, essendo state esentate dall’obbligo di chiusura, non è cambiato nulla, a parte la possibilità di rimanere aperti anche il pomeriggio e non la sola mattina.
«Sinceramente non si vende molto. Stiamo vendendo i giornali, qualche libro e basta. Secondo me dovrebbero riaprire tutte le attività. Solo così ci potrebbe essere una ripresa», rivela il titolare di una cartoleria che, proprio perché addetta alla vendita di giornali, è rimasta aperta, se pur solo dalle 9 alle 12. Abbiamo approfittato, dunque, anche per chiedere cosa abbia acquistato la gente, in questo periodo di limitati movimenti. «I giornali, il cartaceo. Abbiamo venduto più giornali rispetto a prima, perchè qualcuno, stando in casa, approfitta per leggersi un quotidiano. E, poi, i libri. La gente sta comprando qualche libro perché, stando in casa, approfitta per leggere».