La vicenda è esemplare. Sotto tanti aspetti.
Innanzitutto, non capita tutti i giorni di vedersi recapitare una mail scritta con garbo e gentilezza.
Ma basta leggere il cognome del mittente per capire che saranno virus di famiglia le doti suddette. Qualcosa di lucente nell’albero genealogico.
Dunque, chi ci scrive è la signora (in tutti i sensi) Elisabetta Antonioni, nipote dell’immenso regista Michelangelo.
L’epistola – al contrario di come avrebbero fatto mille altri nostri concittadini, specie se politici, quasi increduli di poterci finalmente cogliere in fallo, che avrebbero sfoderato affilati artigli degni di miglior causa per scarnificarci – ci è stata inviata per chiarire un facile malinteso, certo non intenzionale.
“Con grande stupore apprendo da un vostro articolo che avrei partecipato al festival Libero Cinema in Libera Terra. Sono io l’unica nipote del regista Michelangelo Antonioni. Non sono mai stata in Africa e presiedo un’Associazione da me fondata nel 2011, intitolata a mio zio Michelangelo Antonioni“, afferma con pacatezza la signora Elisabetta.
E lì dove avreste trovato strali e acredine, se a vergarla fossero stati nostri concittadini, pronti ad addentarci per un errore, si legge una comprensiva e persin onesta conclusione: “Penso che il fraintendimento sia nato dall’omonimia, vi chiedo però di darne opportuna smentita, non vorrei passare per una persona che si appropria del lavoro altrui“, cioè della signora Elisabetta Antognoni.
E a noi, quindi, non resta che dire: chapeau, gentildonna Elisabetta…