Puntuale
come un orologio svizzero, in una sera di fine ottobre, il relatore
pisano Giuliano Falciani ha preso il microfono e con una naturalezza
sorprendente, ha cominciato la sua conferenza su un tema che ha affascinato e
catturato le circa cento persone presenti nel meraviglioso edificio barese “La
Casa del Mutilato”.
Il sorriso dolce e pacato del ricercatore e relatore nel
campo delle scienze umanistiche, filosofiche e spirituali, ha condotto una sala
gremita, ad affrontare un tema molto delicato ed anche molto discusso quale la
morte come linea di confine tra il nulla o la prosecuzione di qualcos’altro.
L’oratore
ha infatti cominciato ponendo alla platea la domanda: “chi ha paura della
morte?”.
Ad essa è seguita una risposta per alzata di mano e buona parte dei
presenti aveva il braccio sollevato. Molti altri, per fortuna, avevano il
braccio abbassato ma desiderosi di comprendere quanto Giuliano Falciani aveva
da dire.
Subito
Falciani ha specificato la buona notizia e cioè che non bisogna temere la morte
in quanto essa è un evento naturale non solo del corpo umano che nasce, si
sviluppa e si deteriora col tempo ma anche dell’anima che decide di
intraprendere l’avventura terrena per imparare delle lezioni, per evolvere e
comprendere, per provare emozioni quali gioia e dolore ed infine ritornare alla
forma iniziale ovvero energetica, più
ricca, più consapevole e certamente diversa. Tutto questo a patto che si siano
portate a compimento tutte le prove, tutti i compiti, tutte le situazioni che la
vita di ognuno di noi deve affrontare e che pare siano individuate ed inserite
nel nostro progetto di vita ancor prima di nascere.
Se questo non dovesse
avvenire e quindi se si dovesse lasciare qualcosa di irrisolto o non si sia
riusciti a superare certe difficoltà, certe situazioni che si sono, poi,
evitate, allora Falciani, paventava la possibilità di un ritorno in un’altra
vita che presenterebbe lo stesso nodo da sciogliere affinché l’anima stessa non
lo risolva. Di qui, dunque, la possibilità di incarnarsi diverse volte in
quanto, una vita sola non sarebbe sufficiente per imparare tutto quello che c’è
da imparare.
A supporto di questa tesi, il ricercatore ha comunicato che a
seguito di ricerche effettuate, leggendo i principali testi sacri di tutte le
religioni è emerso un unico denominatore comune ovvero l’immortalità dell’essere, dell’anima. Pertanto se l’anima è
immortale e dunque esiste da sempre e per sempre, come è possibile credere che
con la morte finisca tutto? Finisce solo una parte della storia, un ciclo che
comincia e finisce per diversi motivi (perché si è appreso quanto necessario,
perché è il momento di tornare alla forma originaria ed altri). E dunque al
momento del trapasso, così temuto dall’uomo, ci sarebbe una coscienza che
continua ad esistere e a vedere tutto quello che succede attorno (molti,
infatti, sono i casi di NdE – Near Dead Experience – ovvero di premorte che ormai si ascoltano dai
mass media), a provare un senso straordinario di leggerezza e beatitudine mai
provate prima, incontri con entità di luce ed infine il film della propria vita
che viene rivisto dal primo vagito all’ultimo respiro.
L’anima che trapassa
rivedrebbe, dunque, tutta la sua vita in un’ottica di autoanalisi e non di giudizio altrui (né tanto meno di Dio), nella
quale, ormai onniscente, l’anima prova le emozioni generate dalle sue proprie
azioni e quelle generate nelle persone che sono state coinvolte da quelle
azioni o parole. Dunque l’anima prova anche i sentimenti che una persona, nei
confronti della quale abbiamo sbagliato, ha provato.
In base a questo processo,
le persone che sono “tornate indietro”, rientrano nel corpo, trasformate e
desiderose di correggere i propri errori, di mettere a disposizione
dell’umanità la loro nuova conoscenza e coscienza e immancabilmente di aiutare
gli altri.
In
tutto questo discorso, Giuliano, il quale ha il dono di vedere oltre questa
dimensione e comunicare con il più vasto universo, non ha mancato di raccontare
esempi e aneddoti o esperienze particolari vissute in prima persona da lui in
modo naturale e non a seguito di incidenti o traumi. Avendo avuto la
possibilità di “affacciarsi” oltre quel limite, Falciani, ha spiegato che “l’oltre” assume le fattezze di come noi
stessi lo vogliamo vivere e vedere pertanto alcune coscienze lo visualizzeranno
come un giardino coloratissimo, altre lo assimileranno ai loro luoghi natii
sulla terra, altre ancora come un paesaggio marino e così via.
Tutti “luoghi”
nei quali continuare a fare le cose che si amava fare in vita (come dipingere,
cantare, danzare, scrivere, addirittura per gli animali correre e scodinzolare)
o fare cose che non si è riusciti a fare. Insomma una dimensione di libertà profonda dell’essere.
Falciani
infine ha concluso la sua relazione esortando il pubblico a vivere la vita fino
in fondo, nella serenità, nella felicità perché l’avventura terrena è una
proiezione di quella beatitudine che si prova quando ancora non si è incarnati
e pertanto quando un essere umano, dopo i nove mesi di gestazione, viene alla
luce, la gioia per questa nuova anima che sperimenterà la materia in tutte le
sue sfaccettature, è incontenibile sia per gli esseri umani che per le entità
celesti e per l’universo intero.
Per
chi non fosse riuscito a seguire Falciani nella sua conferenza barese alla
quale sono seguite altre due conferenze pugliesi a Lecce e Brindisi non c’è
motivo di rimpianto in quanto il ricercatore ha comunicato che sarà di nuovo in
Puglia nei primi giorni di marzo 2016.
Grazie alla disponibilità e sensibilità della Presidentessa provinciale
dell’Associazione Nazionale fra Mutilati & Invalidi di guerra – Sezione di
Bari – dott.ssa Anna Dentamaro ed il
Presidente Regionale Avv. Nicola Bufi,
disposti ad accogliere il grande
Conferenziere nuovamente nella storica sede testè citata, comunichiamo che
Giuliano Falciani sarà di nuovo a Bari precisamente il giorno 4 marzo 2016 ore
20:00 (per tutte le info, visitare il sito: www.associazionesaras.it).
I
riflettori si sono spenti con l’augurio agli ascoltatori, tutti presenti fino a
notte fonda, di una buona notte e l’augurio di alimentare la speranza della “vita oltre la vita” così come
descritto e declamato anche in una lirica della poetessa bitontina Mariella Cuoccio che ha avuto l’onore di
affiancare il suo amico e conferenziere Giuliano Falciani e condividerne
contenuti, esperienze e speranze.