Per i lavoratori il 27 del mese è il cosiddetto “san Paganino”, giorno in cui si “festeggia” l’arrivo dello stipendio. Per il personale dell’ASP Maria Cristina di Savoia, invece, oggi è solo una triste ricorrenza. Il ventiseiesimo.
Da ormai due anni e due mesi, infatti, i 17 dipendenti attendono la loro retribuzione. E attendono di poter smettere di elemosinare soldi che a loro spettano.
Il lavoro pubblico, conquistato con regolare concorso, è diventato il loro più grande incubo.
«Siamo davvero stanchi – tornano ad urlare gli impiegati –. Da anni subiamo questa situazione paradossale e nessuno si interessa delle nostre sorti. Le istituzioni sono ormai sorde alle nostre preghiere e persino la comunità bitontina non ci è vicina. Siamo stati abbandonati da tutti». Persino dal presidente e dal consiglio d’amministrazione.
Da novembre, infatti, Vito Masciale ha lasciato l’ente, affidando alla vice Grazia Scaraggi il ruolo di presidente facente funzione. «Ma i membri del cda sono assenti. Non vengono mai qui, eppure noi ci siamo tutti i giorni, al freddo, nonostante le attività siano state interrotte a settembre».
«Noi vogliamo lavorare e portare a casa lo stipendio – continuano –. Abbiamo più volte chiesto il ricollocamento, la mobilità, ma nulla è stato fatto. Anzi ci hanno preso solo per i fondelli».
Due di loro, infatti, hanno effettuato per due mesi un servizio provvisorio di guardiania per il Centro Accoglienza Migranti, stando al freddo e alle intemperie, ma nulla è stato loro conferito.
«Ci hanno rassicurati poi con i progetti di Costruiamo Insieme e Misericordia, ma a tutt’oggi non c’è nulla di concreto. Vogliamo i fatti. Basta promesse». Perché le promesse non possono risollevare le sorti di 17 famiglie. Non possono pagare affitti, mutui, bollette, studi per i figli o persino il cibo.
«Qualcuno di noi è stato costretto a rivolgersi alla Caritas per avere il pacco viveri» è l’amara confessione. Parole che dovrebbero pesare come macigni sulle coscienze di chi ha contribuito a questa situazione.