La storia è di quelle incredibili, che farebbe balzare chi legge dalla sedia.
È quella di uno stupro che risale al 1982, e che la vittima non ha mai denunciato. Adesso, invece, dopo 35 anni dal misfatto, e dopo un lungo percorso di psicoterapia, ha trovato il coraggio. A uno dei più antichi e autorevoli giornali italiani, il “Corriere della sera”.
Lui è L.D., 53 anni, attuale assessore in un Comune del torinese, ma in passato militare di leva nella Cecchignola, a Roma, da dove sognava di poter mettere i primi passi per una carriera da ufficiale.
Più precisamente nel Reggimento Genio Trasmissioni, lì dove sarebbe avvenuto lo stupro di gruppo.
Che non può non ricordare come se fosse stato ieri. All’epoca dei fatti aveva 17 anni.
“In stanza anche altri tre giovani come me. Uno si chiamava Giovanni ed era di Foggia, gli altri due di Bitonto. Miei coetanei, o poco più. Ma insieme si sentivano invincibili. Quella sera – dice sempre al quotidiano milanese – ero appena rientrato dal primo congedo. Prima di addormentarmi nella camerata, sentii che i miei compagni bisbigliavano e ridacchiavano. Non ci badai, non potevo immaginare”.
No, non poteva immaginare quello che sarebbe successo di lì a poco. “Dovevano essere le due quando mi presero dal letto, mani e piedi… Io cercai di dimenarmi, di scappare in corridoio. Ma loro mi sbatterono la testa sul pavimento e persi una prima volta i sensi. Mi portarono nella lavanderia, sullo stesso piano, e abusarono di me. Poi scapparono, lasciandomi svenuto. Mi svegliai forse due ore dopo, completamente nudo. Il sangue usciva dappertutto. Dal naso, dalla bocca, da dietro. Un maresciallo mi coprì con la sua giacca, credevo di morire”.
L’attuale assessore non muore, riesce a sopravvivere con un dolore che gli ha cambiato per sempre la vita. Tanto più che i suoi superiori gli avrebbero intimato di mentire e nascondere i fatti, pena congedo con demerito e l’impossibilità di accedere ai concorsi.
Lui, ovviamente, è costretto ad accettare, e va a denunciare uno stupro che inventa essere accaduto ai giardinetti della stazione Termini. Ai genitori, invece, dice di essere caduto.
Ma le bugie non lo hanno fatto stare meglio. E non potevano, d’altronde. Per 35 lunghissimi anni L.D è costretto a vivere con le sue paure, angosce, rimorsi, dolori fisici e psichici, che riesce a superare soltanto dopo un lunghissimo percorso di psicoterapia.
Perché denunciare dopo 35 anni? “Nelle caserme italiane, anche se meno che in passato – sottolinea l’ex militare -, fatti del genere possono ancora succedere. Voglio esortare le vittime, i ragazzi che oggi hanno l’età che avevo io, a non farsi schiacciare dal silenzio”.