«Fino
a 30 anni ho fatto una vita libertina, pensavo di fare l’avvocato a Firenze,
invece eccomi qui, a Bitonto, a fare il sacerdote».Apre così la nostra chiacchierata don
Massimo Ghionzoli, viceparroco della Cattedrale.
Massimo nasce in un paesino tra Pisa e Volterra, si
laurea in Giurisprudenza a Firenze e svolge il militare negli allievi ufficiali
di complemento della Guardia di Finanza. Prosegue con la carriera legale,
cominciando la pratica per l’avvocatura, e nel frattempo lavora alla Camera di
Commercio. Una vita normale, come quella che molti di noi fanno, tra
divertimento, locali, ragazze e amici, apparentemente felice, «ma
era una vita di egoismo e l’egoismo non paga».
«La mia ricerca
di pace è stata appagata dapprima con la lettura filosofica poi mi capitò un
fatto singolare – dice in confidenza –: sai quando entri in una biblioteca e c’è un
libro proprio bello, con il dorsetto antico, che sta lì e ti chiama? Fu così
per il libro “L’imitazione di
Cristo“. Poi il Vangelo, cominciai a leggerlo e risuonava in me la
frase che “c’è più gioia nel dare che
nel ricevere”, ecco perché ero così insoddisfatto».
Massimo comincia ad incontrare le persone giuste, si
confessa dopo quasi 15 anni, perché come molti aveva lasciato la chiesa dopo la
Cresima: «Quindici anni di vita lontano
da Dio – racconta – e ci sono
ritornato grazie alla Madonna. Ci fu un incontro particolare con la Madonna Pellegrina
di Fatima grazie alla quale andai a Napoli e poi Roma visitando tutte le
basiliche e i luoghi più significativi, stavo riscoprendo la fede».
San Paolo nella Lettera ai Romani scrive “offrite voi stessi a Dio come vivi tornati
dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio”: «è stato esattamente così per me. Mi sentivo schiavo nelle relazioni, nelle
abitudini, ora mi riscoprivo libero e felice nel servizio di Dio».
E la famiglia, gli amici cosa hanno pensato conoscendo
la tua vita? «All’inizio pensavano fossi
impazzito, che mi avessero fatto il lavaggio del cervello. Succede sempre così
quando c’è un forte cambiamento, poi hanno capito, mi hanno capito e hanno
accettato la mia decisione».
Don Massimo, dopo aver cominciato il percorso del
seminario nel 2003, aver concluso i suoi studi dapprima filosofici nella
Pontificia Università della Santa Croce a Roma e poi teologici a Bari, presso l’Istituto
Teologico Santa Fara, è stato ordinato sacerdote nel 2012 a San Giovanni
Rotondo e ora è a Bitonto da un anno e mezzo.
«Bitonto? – sorride Massimo – è come un pregiato marmo tra le mani di
Michelangelo a cui bisogna solo rimuovere il superfluo. È stata sede importante per Re e Papi,
pullula d’arte in ogni dove, ma va ripulita da ciò che la offusca. Noi
cerchiamo di contribuire a questo, in parrocchia ci occupiamo della carità, del
catechismo e dell’oratorio per i più bisognosi, ma il risveglio deve essere
collettivo, istituzioni in primis. Bisogna valorizzare la storia di questo
paese, possiamo far leva su una storia importante».
E
per concludere chiediamo a don Massimo un messaggio il Natale imminente:
«Sarà un Natale difficile con tutto
quello che sta accadendo. Giovanni, nel Prologo, scriveva che “In Lui era
la vita / e la vita era la luce degli uomini / e questa luce splende ancora
nelle tenebre / poiché le tenebre non riuscirono ad offuscarla”, allo
stesso modo dobbiamo accogliere la vita
del Signore e il nostro cuore, il mondo, sarà più luminoso e accogliente».