DI MADDALENA COVIELLO
È strano come si senta parlare di lager oggi, ma non si faccia nulla di concreto perché non ci siano più. È assurdo come li si ricordi con dolore nelle commemorazioni, senza preoccuparsi del fatto che esistano ancora. Forse perché, finché qualcosa non tocca in prima persona non ci appartiene. Come in un film dell’assurdo, si passa da un intrattenimento all’altro, tra un divertimento e l’altro.
In TV si sentono violenze in Congo, si sente di gente fatta a pezzetti e di crimini peggiori della seconda guerra mondiale. Temi che sembrano passare con tacito consenso rassegnato. L’uomo del duemila si rivela privo di un’anima e di sensibilità, perché subisce violenza quotidiana attraverso la privazione dei diritti e della dignità.
A duemila anni dall’anno 0, l’uomo è ritornato una bestia più feroce e più assetata. Di fronte a tutto questo e all’invio “solidale” di armi, ricordiamo che, se si ama e si aiuta, non si fornisce un’arma ma il dialogo. Si gridi per avere ragione, si discuta vivamente, ma no alle armi. Un Uomo, esattamente in questo arco cronologico, ha insegnato che la vittoria non è rispondere con violenza alla violenza ma con la pace alla violenza.