Sarà
capitato a molti cittadini, negli ultimi giorni, di percorrere via Matteotti e, ad
un certo punto, provare una strana sensazione.
Come se, giunti davanti alla chiesa
di Sant’Egidio, una piazza del tutto diversa si parasse davanti agli occhi, una
piazza mutilata dall’assenza di qualcosa.
A mancare, infatti, è un pezzo di storia cittadina, quale era quella giostra
che, per tanti anni, prima periodicamente, poi stabilmente, ha abbellito quello
spazio in pieno centro cittadino.
Fino
a quando, complici l’usura e il maltempo novembrino, la struttura non ha retto
ad un tentativo di smantellamento. Le vetuste lamiere di metallo e resina sono
crollate su se stesse, sancendo l’inesorabile fine. Quasi un ribellarsi al proprio
destino, preferendo l’eutanasia al pensionamento.
Una
storia lunga trenta anni, fatta di tanti bambini ansiosi di divertirsi per qualche
minuto, il tempo necessario di qualche giro su quelle auto, camionette dei
pompieri, navicelle spaziali che ruotavano a suon di musica.
Nel
giro di pochi giorni quello spazio vuoto è stato sostituito, automaticamente e
celermente, da qualcosa di molto meno poetico, un piccolo parcheggio per poche
auto.
Si,
è vero, quella storia era, in fondo, già segnata. Negli ultimi tempi vedere bambini
seduti in quelle giostrine era un evento sempre meno frequente, tanto che,
se non fosse stato per quella fine ingloriosa, lo smantellamento non avrebbe
quasi fatto notizia.
Da tempo si percepiva la sensazione che la sua era fosse
terminata e che la sua presenza fosse solo un moribondo residuo di tempi ormai
andati.
Nonostante
tutto, però, una ventata di malinconia raggiunge il cuore nel vedere quel senso
di armonia e relax che riusciva a dare la giostrina sostituito da un parcheggio,
uno dei simboli più brutti delle città odierne, piene di automobilisti sempre
spazientiti e innervositi dalla lunga e infinita ricerca di posti auto.
Una ricerca
che talvolta costringe a dimenticare le buone maniere per parcheggiare negli
spazi più improponibili, disinteressandosi dei disagi arrecati agli altri.
Ma
guai a dir loro di lasciare a casa il veicolo e mettere in moto i propri arti inferiori,
risparmiando magari anche quel tempo sprecato per la ricerca di pochi centimetri
per parcheggiare.
D’un tratto anche una cittadina come Bitonto, con distanze
non impossibili per le gambe umane, si trasforma, a sentir molti, in una grande
metropoli come New York.
Mah…