Una riflessione a margine delle Feste popolari.
Non mancano le occasioni per riflettere su quello che ognuno di noi confessa, di essere cioè cristiano. La riflessione questa volta è stata offerta dalla Veglia di preghiera vissuta nel Santuario dei Santi Medici nell’ambito della Feste Patronali.
Le preghiere alternate ai brani musicali eseguiti dalla Orchestra da Camera “Filarmonica Bitontina” hanno evidenziato la ricca varietà con la quale noi uomini traduciamo la nostra fede. Le preghiere hanno sottolineato il grande e umile ruolo svolto dalla Vergine nell’ambito del Piano della Redenzione. La preghiera dell’Ave Maria sintetizza “magnificamente” tale ruolo e la teologia lo canta con profonda spiritualità. Contemporaneamente le note dell’Orchestra da Camera ci facevano ascoltare la traduzione di questa preghiera da parte di alcuni compositori: l’Ave Maria di Verdi e l’Ave Maria di Pasquale Larotella.
In quelle note la teologia era tradotta in una profonda umanità! Dalla gioia dell’Angelo e dalla gioia di Elisabetta che risuona in quella preghiera dell’Ave Maria si passa all’invocazione da parte di una umanità che cerca aiuto, protezione. Dalla pienezza di possedere Dio al confessare la propria nullità. E’ questa la duplice lettura della nostra fede. E’ questa la bellezza della nostra fede: dalle alte riflessioni teologiche alla semplice invocazione popolare! E i grandi protagonisti dell’Arte hanno saputo spesso tradurre queste semplici e sentite invocazioni. Per noi la Vergine è veramente madre e sia Verdi che Larotella traducono questo ruolo in una struggente invocazione rivolta dalla sofferente umanità. In quelle note il protagonista diventa l’uomo che si riconosce indifeso e che rivolge il suo grido alla Madre Celeste.
Questa è fede anche se nasconde, senza annullare, le grandi verità teologiche. Se la fede è l’impegno di scoprire l’Altro, quelle note provengono dalla fede.
Non sempre è facile scoprire e valorizzare questo nostro essere “diversamente credenti”. Come scrive uno dei Piccoli Fratelli di Charles De Foucauld: “E’ importante da parte nostra assumere un atteggiamento di umiltà, di povertà, di spoliazione, di nudità indispensabili per poter accogliere l’Altro. Questa disposizione è presente nella situazione già per se stessa ascetica dell’uomo di oggi, secolarizzato, senza fede, senza sicurezze, solo, nudo e non solo orfano di Dio ma consapevole del fatto che i suoi eredi, la ragione, la scienza e le utopie rivoluzionarie, hanno largamente disatteso le promesse”.
Forse il nostro impegno dovrebbe essere quello di scoprire questa nuova dimensione di religiosità popolare. Una religiosità che nasce da una umanità secolarizzata, senza sicurezze…ma nascostamente ascetica.