Nella storia orrenda dell’assassinio di Paolo Caprio, ci sono tante, troppe cose che non vanno. E che non vorremmo lentamente ed inesorabilmente svanissero dal pubblico dibattito, una volta sepolta la povera vittima. Innanzitutto, la “vile e brutale” aggressione che avrebbe potuto investire chiunque – ripetiamo: chiunque- ad opera di un millennial, un ventenne appena, Fabio Giampalmo. Violenza finalizzata all’annientamento dell’altro, secondo le inequivocabili parole del dispositivo del giudice per le indagini preliminari. Che, oltre a sottolineare la consapevolezza dell’effetto di quella terribile serie di colpi, essendo l’autore esperto di boxe, kick boxing e jujitzu (discipline che educano all’autocontrollo, non certo all’uso sfrenato ed efferato dei loro segreti), utilizza un termine improprio per definire Paolo: avversario. No, il quarantunenne era inerme, con le braccia lungo il corpo, non certo “uno che si oppone ad altra persona in una competizione, in una discussione, in una lite, nel gioco, in politica, ecc.; antagonista, rivale”. Niente di tutto questo. Era “solo” un avventore del bar che era uscito a fumare una sigaretta. Al di là di friabili motivazioni farfugliate qui e là, si tratta di una sequela di 5 pugni, 3 dei quali andati a bersaglio, in appena 24 secondi, in base alle immagini del circuito di videosorveglianza. Col corpo dell’aggredito che indietreggia e crolla, e l’aggressore che si allontana quasi incurante di tutto, se non soddisfatto dell’impresa eroica compiuta. Ma è possibile morire così? Poi, la pattuglia dei Carabinieri che arriva da Molfetta, Compagnia cui vengono “dirottate” le chiamate al comando di Bitonto. Città di quasi 60mila abitanti, con un territorio sterminato da presidiare e mille problematiche da risolvere, che “vanta” tristemente quasi tutte le forze dell’ordine con organici sottodimensionati. Che si sconti, anche in questo campo, il nostro essere periferia della Città metropolitana? Certo, le famiglie, la scuola e la chiesa dovrebbero fare di più. Indubbiamente, noi tutti ci dovremmo impegnare quotidianamente a disseminare rispetto ed educazione per le strade della città. Però, incrociare più uomini in divisa non farebbe male. Riunito il Comitato per la Sicurezza nei giorni scorsi, attendiamo rassicuranti novità. Solo questo non vorremmo: che sia stata inutile la morte di Paolo. Tutto qui.