La campanella ha smesso di suonare il 4 marzo. Da allora nessun ingresso a scuola, basta chiacchiere con i compagni tra i banchi o ai distributori, nessuna fuga al bagno per evitare interrogazioni ed essere colti impreparati.
Il Coronavirus ha cambiato le abitudini degli studenti, costretti ora alla didattica a distanza.
Pc, tablet e cellulari, un tempo usati di nascosto durante le lezioni, sono invece ora gli strumenti per seguirle. E attraverso gli stessi mezzi, probabilmente, i ragazzi dovranno sostenere anche gli esami di maturità.
Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha infatti avanzato l’ipotesi di un esame orale con una commissione ristretta, composta da sei membri interni e dal presidente esterno. Ancora da definire anche la modalità in cui sarà svolto. Se nelle scorse ore la via telematica era la più accreditata, ora s’affaccia la possibilità di un esame in presenza qualora la regione sia “a contagio zero” entro il 17 giugno.
Gli alunni delle classi quinte di licei e istituti tecnici e professionali vivono, dunque, giorni di profonda incertezza.
«A pochi mesi dalla maturità, non sappiamo ancora nulla di ciò che saremo chiamati a fare e questo ci intimorisce molto» rivela il giovane Danilo. Come tutti i suoi coetanei, anche lui segue attentamente e quotidianamente le indiscrezioni e le news che si rincorrono sui media.
«Non sappiamo come sarà strutturato l’esame, come si farà e come affrontarlo – ci spiega -. Anche i prof sono molto confusi». Gli stessi docenti a cui va riconosciuta la voglia di adattarsi ad una didattica del tutto nuova e senza contatto umano. «Si stanno impegnando molto – dichiara colmo di gratitudine Danilo –. Anche i meno tecnologici, si stanno attrezzando tra mille difficoltà e ci stanno riuscendo».
«La didattica a distanza non piace a nessuno, neanche a noi. Soprattutto i primi giorni, non credevamo che potesse portare risultati» confessa invece la maturanda bitontina Alessia.
Quando la speranza di tornare tra i banchi è svanita del tutto, è stato però inevitabile impegnarsi e convincersi «che solo così la scuola poteva vivere tra di noi».
I problemi comunque non mancano, soprattutto per chi non ha dispositivi performanti.
Alcuni ragazzi, infatti, sono stati costretti a seguire le lezioni e a svolgere i compiti tramite smartphone, essendo sprovvisti di computer. Mancanza a cui le scuole hanno provato a sopperire nell’ultimo mese.
Gli istituti hanno fornito anche connessioni ad internet o cercato di convincere cittadini e professionisti a condividere la password wifi con gli studenti più vicini alla loro abitazione o al loro ufficio.
«Purtroppo non tutti hanno un modem in casa o comunque una connessione stabile» ci racconta Alessia. Inoltre, per via della quarantena, le reti sono risultate spesso congestionate e frequenti sono stati i tilt subiti da alcune utenze. «Spesso capita che si sia costretti a chiudere la videolezione e al rientro ormai si sono persi passaggi importanti della spiegazione».
Ora tocca affrontare il rush finale. Nell’attesa che siano svelate quanto prima le modalità di svolgimento degli esami, a tutti loro va il nostro più grande in bocca al lupo.