Forse è vero che a teatro si va per riconoscere quel che di divino è in noi. E non paia uno sproposito, quello pur mo’ proferito dall’incauto scriba. Chiunque si faccia incantare, e incatenare, dalla magia dell’azione che si squaderna sul palcoscenico sa di assistere alla fictio più vera che esista. Sì, gli attori rivestono ruoli, sperimentano il doppio esilio da sé e dal mondo, ma poi si riprendono sé stessi, dopo un breve lungo viaggio fra gli assi di legno e il cuore. Qualche sera fa, sul palco del Teatro Traetta, è andata in scena “La Gabbianella e il Gatto” a cura degli alunni della 5^ C e della 5^ D della Scuola Elementare “N. Fornelli”. E qui torna l’incipit del pezzo, ché non s’è trattato di una pur nobile recita di fine anno, ma di una splendida, emozionante, catturante rappresentazione teatrale, con tanto di testo letto e sussunto nell’arco di un quinquennio, grazie alla guida sicura delle appassionate insegnanti Mimma Valentino e Marika Naglieri, e di una trasposizione matura pensata dell’instancabile operaia del sogno Cecilia Maggio, con la preziosa collaborazione di Monica Farella e Angela Nanocchio. Schiuso il sipario, han preso a rivivere Zorba il gatto con i suoi fidi mattocchi Segretario e Colonnello, e Kanagh il gabbiano, avvinghiato dalla torva modernità, e poi la gabbianella Fortunata, e Bubulina e il suo padrone poeta. Una storia maliosa, quella nata dalla fantasia di Luis Sepùlveda, che custodisce mille lezioni dentro una sola: il segreto della vita è imparare a volare. Sì, perdersi nell’azzurro seguendo la luce dell’amore e le ali della libertà, “senza mai farsi mettere vincoli alla creatività”, come ha consigliato vivamente ai suoi allievi assetati di sapere la dirigente scolastica prof.ssa Anita Amoia. E così, tra gli applausi scroscianti e qualche lacrimuccia forbita dal dorso di una mano, pure i genitori hanno scoperto, in una serata magica e rivelatrice, chi sono davvero i loro piccoli uomini e le loro piccole donne…