Il signor F. M. ha un cruccio gli tarla l’anima ormai da tre anni.
Donde nasce questa inquietudine che lo affligge e gli toglie il sonno?
Di notte, ad occhi spalancati nel buio, sente respirare accanto a sé il cucciolo che gli dà pensiero.
Suo figlio, infatti, anche se ormai è quasi tredicenne, non riesce a dormire da solo, ma ha bisogno di stare nel lettone fra mamma e papà. Solo così si sente sicuro. E il guaio è che questa situazione di assoluta dipendenza prosegue anche al mattino. In qualsiasi ambiente egli si trovi che non sia casa sua, lo assalgono insicurezza e fragilità. E vuole solo fuggire per tornare fra le bracca dei suoi genitori.
Questa situazione, poi, si fa ancora più drammatica quando si tratta di andare a scuola.
Tutto è iniziato qualche anno fa, quando un bel giorno, in realtà bruttissimo, il piccolo si rifiutò di varcare la soglia dell’istituto che lo ospitava e che lo aveva visto discente diligente e persino bravo.
Quale la ragione? Visite presso specialisti, analisi accurate e sedute varie non hanno dato una risposta chiara.
Nulla è servito ad individuare la ragione di quel rifiuto.
Padre e madre si sono messi perfino in discussione.
Passando per i servizi sociali del comune e quello di neuropsichiatria infantile, il caso è finito pure in tribunale.
In una sentenza si parla addirittura di “incapacità genitoriale”, confutata aspramente dalla coppia chiamata in causa, dal momento che con loro il bimbo sta bene.
L’unica diagnosi scientifica è di “fobia scolare”, ma questo non convince chi dovrebbe prendere una decisione al riguardo.
E dire che quando il piccolo ha frequentato un centro ed ha avuto la possibilità di dialogare con una psicologa (“splendida“, la definiscono unanimemente in famiglia), sembrava andasse a meraviglia.
Segno evidente che v’era il bisogno di un supporto didattico umano, soprattutto.
Comunque, l’odissea tra uffici vari del padre è stata lunga e travagliata tanto da far perdere persino le staffe.
Ha provato ad affiancarsi ai docenti, recandosi egli stesso a scuola ad appuntarsi i compiti dati in classe per non far perdere questi anni cruciali per la crescita del bambino.
Che, nel frattempo, passa i suoi giorni seduto sul divano a vedere la tv, se non da mane a sera poco ci manca.
Anche quest’anno scolastico, pare che non sia possibile avere l’insegnante specializzato accanto al ragazzino ed il papà si sta preparando ancora una volta a sostituirlo nelle incombenze dell’istruzione quotidiana necessaria.
“Ma è possibile che accada questo nel 2015? E’ questa la Buona Scuola?“, si chiede con occhi smarriti e stanchi…