La discarica Ecoambiente di contrada Torre d’Agera è ancora pericolosa. Lo confermano le analisi tecniche che testimoniano la presenza di percolato nella sottostante falda idrica. Il Comune di Bitonto ha dunque depositato alla procura della Repubblica, una denuncia-querela per individuare le responsabilità.
È quanto emerso ieri dalla conferenza indetta dal sindaco Francesco Paolo Ricci, per fare il punto sulle indagini avviate a marzo 2023, grazie a un finanziamento di 370mila euro della Regione.
Indagini a lungo ostacolate, riferiscono da Palazzo Gentile, dalla società proprietaria, oggi in stato di liquidazione giudiziale. Nella denuncia si chiede di indagare per individuare persone fisiche e giuridiche responsabili di quello che l’avvocato comunale, Franco Mercutello definisce, senza mezzi termini, un disastro ambientale.
Dalle analisi emerge l’inquinamento da percolato, che ha contaminato, a causa della scarsa impermeabilità del fondo della discarica, la falda acquifera sotterranea, divenuta pertanto fonte secondaria di contaminazione. Di qui i danni e i pericoli per ambiente circostante e persone.
«I dati emersi – spiega Ricci – prefigurano un’alterazione dell’equilibrio dell’ecosistema, che richiederebbe nell’immediato misure urgenti per la messa in sicurezza del sito e, in prospettiva, un oneroso intervento di ripristino ambientale. Abbiamo già allertato tutti gli enti preposti al controllo del territorio e delle discariche, perché si faccia tutto il necessario. Primo significativo risultato – ha aggiunto il sindaco – è la convocazione fissata per domani (oggi, ndr) di un tavolo tecnico promosso dalla Regione Puglia, che coinvolge Asl, Arpa Puglia e Città Metropolitana di Bari. Dal tavolo dovranno venire le risposte tecniche e scientifiche su cui l’amministrazione comunale baserà l’individuazione delle misure da adottare a tutela della salute pubblica».
«Ci costituiremo parte civile per ottenere il risarcimento dei danni materiali e morali che i cittadini hanno subìto per questo autentico scempio ambientale» conclude il primo cittadino.
La vicenda (già approfondita dal nostro portale) iniziò quasi quaranta anni fa, nel luglio 1987, quando fu realizzata una prima discarica da 22mila tonnellate annue, in un’area di 34.112 metri quadrati, scelta perché logisticamente ottimale per la sua posizione, che avrebbe permesso il conferimento dei rifiuti solidi urbani anche per comuni limitrofi come Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi.
In pochissimi anni il sito già raggiunse la sua capienza massima e, nel 1991, si decise di realizzare, sempre lì, una seconda cava. A vincere l’appalto per entrambe le discariche fu la Ecoambiente srl.
Non mancarono polemiche da parte degli ambientalisti, che lamentavano la vicinanza del sito al centro abitato e il rischio di inquinamento dei campi agricoli circostanti. Polemiche bollate, dagli amministratori locali dell’epoca, come lamentele da sindrome Nimby. Le notizie degli ultimi giorni dimostrano che non lo erano.
Attualmente la discarica di contrada Torre d’Agera non è più in funzione dal 2009, in seguito a un primo intervento dei Carabinieri del NOE e dell’Arpa Puglia che, già allora, avevano riscontrato la presenza di metalli pesanti nelle acque, tanto da indurre il Comune a ordinare il divieto, valido ancora oggi, di prelevare acqua per uso irriguo dai pozzi limitrofi.