Lo hanno pianto tutti. Massime, i suoi allievi, che non vuol dire necessariamente studenti, ché pure molti docenti han mosso i primi passi nel mondo scolastico mercé i suoi preziosi consigli. Perché, quando arrivavi in quella scuola, che era uno scrigno di incontri, sogni e stupori, il Liceo Linguistico Europeo – Els, era proprio lui, il professor Gianni Manente, a stringerti la mano. E ti sentivi già a casa. Lo sguardo acuto, i baffi un poco ingialliti da sigarette millanta, il sorriso ascoso e sornione, la voce piana e pur decisa. Per lui, che conosceva il mistero di lingue lontane e vicine, l’insegnamento era ascolto, abbraccio, condivisione. Perché l’empatia era la condizione indispensabile per schiudere il sentiero dell’apprendimento. Era il con-sorte di Fiorella ed era, con lei, l’anima di quello splendido, impareggiabile istituto, dove la qualità era espressa da ogni sua componente. Gianni e le sue origini daune, la giovinezza abruzzese, le idee politiche solide e chiare, raffinata sapienza persino nello scegliere i vini, l’amore infinito per i libri, la pesca come connubio col silenzio segreto del mare. Saverio ha ricordato l’emozione della cerimonia di consegna dei diplomi a teatro, Giuseppe l’ammirevole fermezza con cui Il prof Manente esortava i suoi ragazzi a più alti traguardi, sempre con serenità e fierezza. Tutti d’accordo su un dettaglio, peraltro fondante di una esistenza: era una bravissima persona. Un amico foggiano ne rimpiange l’umana solidarietà e lo definisce Premio Nobel per la pace. Insomma, valori sublimi ed eterni, che Gianni ha testimoniato con la sua stessa vita. E noi non possiamo che essergli grati per averlo conosciuto e per quel che ci ha regalato. Mi piace immaginarlo con la lenza a pescare le stelle in un cielo di notte e a donare ancora luce alla sua Fiorella…