Non credo sia un caso che i componenti del gruppo folklorico “Re Pambanelle”, seguendo l’abbigliamento rigorosamente e filologicamente tradizionale, vestano come i pastorelli dei presepi. Essi sembrano vivere dentro un eterno presepe, nel quale a scandire i giorni sia il tempo della gioia e della speranza. Ma non intese come valori un poco impolverati e a rischio di immedicabile smarrimento. No, tutt’altro: come valori eterni che offrono il filo indistruttibile col quale cucire l’anima di ognuno di noi. Ecco perché il concerto natalizio donato alla cittadinanza lo scorso 22 dicembre presso la Chiesa di San Gaetano dal benemerito, plurilustre sodalizio, guidato con invitta passione dalla maestra di canto Tina Masciale, aveva per significativo titolo “La Chiara Stella”. Perché è stato un viaggio nella nostra memoria, quando il Natale era ancora amore e raccoglimento, momento sacro di unione di tutte le famiglie. Sotto le fascinose navate delle parrocchie, poi, i canti segnavano le immagini cruciali di quella storia grande e commovente – la nascita del Bambin Gesù – che si compiva nella fatidica notte del 25. E tutti – uomini, donne, bambini – seguivano la scia della ricurva cometa che indicava il sentiero eletto nel firmamento che conduceva alla grotta del salvifico miracolo – animata da piccoli, graziosi fuguranti. Questo è stato il senso della esibizione suddetta, sulle orme della tradizione orale impreziosita dagli anrichi canti siciliani, sardi, campani e laziali, fino alla traccia pugliese, propriamente gravinese. Brividi d’emozione, poi, dinanzi alle parole della poesia “U Natèul” di Michele Muschitiello, lo speleologo del cuore nostro, nel senso di bitontino. E così, per qualche incantevole ora, gli anni petduti sono stati ritrovati e sono tornati ad essere presenti, con la forza di un inequivocabile monito: non dimenticare mai chi siamo e da dove veniamo.