(di Donato Rossiello, Nico Fano)
Siamo a Voghera. Una massaia in preda alle caldane da menopausa scarica la propria frustrazione sul telecomando. Ora “Pomeriggio Cinque”, ora “La vita in diretta”, poi l’ennesima replica di Milagros sulle reti televisive regionali a riempire le giornate. E così, tra un irsuto casanova con la mascella pronunciata e le pantomime melodrammatiche della D’Urso, giunge all’orecchio una notizia sconvolgente: è in corso un’epidemia virale che si sta diffondendo a macchia d’olio, sembra chiamarsi Coronavirus e non ha nulla a che vedere con il pettegolezzo da “re dei paparazzi”.
Un attimo, ma questa non sarebbe dovuta essere una rubrica di economia e finanza? Certo! E, come tale, volgiamo sempre uno sguardo all’attualità. Affine a tutti i processi umani, anche l’andamento borsistico e dei consumi è condizionato dagli eventi più o meno prevedibili. Il caso del COVID-19 ne è un esempio lampante.
Il rischio di una pandemia a livello globale ha comprensibilmente influenzato il comportamento dei consumatori ed in maniera significativa, se non addirittura drastica ed immediata, per quanto riguarda l’acquisto dei beni di consumo. Ad essere colpite sono soprattutto le industrie cosmetiche ed alimentari, i grandi centri commerciali e le catene di ristorazione, così come si registrano in calo i prezzi dei prodotti esposti nei supermercati o sui banconi dei fast food; in crisi anche le compagnie aeree e dei trasporti asiatiche.
Ma non tutti i settori finanziari vedono in rosso i propri bilanci. In Borsa, infatti, assistiamo ad un’impennata dei titoli per quelle società che stanno lavorando alla ricerca di un vaccino o, più in generale, operano nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Un dato colpisce, in soli due giorni – tra il 3 ed il 5 febbraio 2020 – la percentuale di rendimento cumulativo nel settore health care in Cina è aumentata da 10% ad oltre 15%.
A dirla tutta, gli analisti non sembrano affatto sorpresi; tanto è vero che, comparando diversi grafici in materia, si riscontrano delle inequivocabili analogie con quanto accaduto nel 2003 durante il caso SARS (nonostante all’epoca si debba registrare una minore interconnessione dei mercati ed un’attenuata rilevanza internazionale dell’attuale superpotenza presieduta da Xi Jinping).
Torniamo tra le quattro mura della nostra amabile casalinga lombarda, la quale appare allarmata anche per le sorti dei suoi precedenti investimenti. Cosa le potremmo consigliare in ambito finanziario? Innanzitutto di non farsi prendere dal panico ma di assicurarsi (tramite i propri consulenti di riferimento) che si rispetti il principio della diversificazione, sul lungo periodo. Non ha da temere, quindi. È appurato come tale strategia permetta di ridurre esponenzialmente gli eventuali rischi dovuti a sconvolgimenti globali e consenta di cogliere al meglio le opportunità che tali vicende offrono. Oltre alla lungimiranza, per usare un termine sulla cresta dell’onda, si tratta di “resilienza” ovvero quella capacità di sapersi adattare alle mutate condizioni esterne, persino quelle più critiche o drammatiche.