di Donato Rossiello, Nico Fano
Il mese scorso i timori di un’eventuale crisi finanziaria hanno imperversato lungo le pagine dei report di settore; si rincorrevano notizie sul fallimento di numerose banche regionali statunitensi, scaldando animi e mercati. Eclatante il caso della californiana Silicon Valley Bank, un rinomato istituto in ambito di startup tecnologiche e investimenti venture capital, fallita il 10 marzo.
Il modello di business ad alto rischio e la perdita di denaro hanno portato la SVB a gestire un flusso esiguo di prestiti e parecchi titoli di Stato a lunga scadenza. Investiva in ciò che potenzialmente potesse rendere più della media, sfruttando il periodo dei tassi di interesse bassi/nulli. Colta impreparata dalla stringente politica monetaria di innalzamento dei tassi da parte delle Banche Centrali (per contrastare la galoppante inflazione) s’è ritrovata a vendere in perdita. Titoli svalutati e corsa agli sportelli, soprattutto per i depositi di ammontare superiore ai 250 mila dollari, non garantiti. Una “emorragia” dilagante. Ad ogni modo la Federal Reserve è intervenuta con misure tempestive, volte a garantire una sorta di pieno rimborso agli investitori.
In Europa abbiamo assistito al crollo di Credit Suisse, salvata il 19 marzo in extremis grazie ad un esborso di 109 miliardi di franchi da parte della Confederazione elvetica (9 miliardi a copertura delle cause legali, perdite da cessioni o esuberi, a cui si aggiungono ben 100 miliardi di liquidità messi a disposizione dalla Schweizerische Nationalbank).
I titoli legati al comparto tecnologico, dopo un pessimo 2022 (in cui si è dimezzato circa un terzo del loro valore), registrano un primo trimestre 2023 entusiasmante e sovraperformante. Come avranno reagito i mercati alle recenti débâcle bancarie, quindi? Con un vero e proprio rally in salita, in altri termini una forte ascesa dei titoli tech. Basti pensare all’indice S&P 500 a +6% il giorno dell’annuncio della bancarotta SVB. Medesimo andamento in territorio positivo è stato innescato istanti dopo l’insorgere di preoccupazioni sulle sorti del colosso di Zurigo.
Il settore della tecnologia in campo finanziario è considerato difensivo e avrebbe in qualche modo beneficiato dell’apprensione che le difficoltà nel bancario potessero ripercuotersi sull’economia.
Affrontiamo ora il tema dal punto di vista degli investitori: ancora una volta ribadiamo l’importanza di preservare gli stessi comportamenti pianificati in precedenza alle fasi di rialzi o ribassi dei mercati, adeguando qualche dettaglio solo nel caso in cui si fosse già reduci da 10, 15 o 20 anni di investimento, sempre in proporzione/relazione all’età anagrafica e finanziaria personale (ad esempio i pensionati di lungo corso avranno una maggiore esigenza di spendere che non di risparmiare). Costanza, lucidità e lungimiranza premiano.