Il record più obbrobrioso che potessimo vantare: essere l’unica città che sta rovinando una gioia epocale. Qualcosa di abominevole. E non va bene. Non va bene per niente.
Il clima creatosi attorno alla vicenda stadio sta trascendendo in maniera a dir poco vergognosa.
Colpa, lo diciamo subito senza infingimenti, di chi in queste settimane ha voluto sfruttare l’onda lunga neroverde per fare politica sui social, esacerbando oltre misura gli animi e sfruttando la buona fede e la buona volontà della società e il cuore enorme dei tifosi per scagliarsi contro l’amministrazione.
Purtroppo, c’è qualche decerebrato, gente che ha la testa solo per dividere le orecchie, che non sa scindere le parole dalle parolacce, non ha rispetto di nessuno e si permette di avvelenare il clima già infuocato minacciando e insultando per strada l’assessore Nacci alla presenza anche dei suoi bambini.
L’assessore Nacci, a cui va la nostra incondizionata solidarietà, che ha sicuramente delle responsabilità ma che va apprezzato perché ha messo sempre la faccia in questo periodo, pagando qualche previsione errata di troppo sui tempi.
A cosa porti questo comportamento, questo continuo avvelenamento di pozzi, onestamente ci sfugge.
È certo, sacrosanto, che l’amministrazione comunale debba darsi da fare per adeguare lo stadio alle normative della Lega Pro.
Lo sanno loro, lo sa il Sindaco che si sta esponendo pubblicamente, non da ultimo rivelando l’ok in giunta imminente del progetto esecutivo.
Il Sindaco, che è persona risoluta e attenta, certamente non si sarebbe esposto, pensiamo noi, se non avesse avuto certezze dai suoi uffici relativamente a procedure e fondi da utilizzare.
Lo sa che i lavori vanno fatti, senza se e senza ma, sa che vanno iniziati senza aspettare deroghe e proroghe che, visto il periodo Covid, sarebbero assolutamente sacrosante.
Ci sono però dei tempi tecnici, ci sono però le leggi da rispettare, c’è la solita burocrazia che in Italia sappiamo tutti come funziona.
I tifosi veri, che sono la stragrande maggioranza, anzi consentiteci di dire la città vista la gioia di tutti in questi giorni, vogliono solo vedere la buona volontà e gli operai al campo.
Il teatro dei sogni neroverdi, questo è un altro punto fondamentale da chiarire, non è di una parte della città, non è solo degli appassionati o dei tifosi, ma appartiene a tutti. È lo stadio di Bitonto.
È un bene comune, esattamente alla stregua del Teatro Traetta.
Siamo sullo stesso livello, palcoscenici differenti ma pari valore, uguale utilità pubblica.
Lo sport non è di serie B rispetto alla cultura, il calcio non è in secondo piano rispetto ad uno spettacolo musicale, una performance teatrale, ad una processione del Venerdì Santo o ad un’area pedonale.
Finiamola con queste mezze storie che francamente hanno stufato e che dimostrano solo mentalità gretta e ottusa.
Detto ciò, adesso siamo davanti ad un bivio.
Occorre ritrovare calma e serenità, ricucire la tela del dialogo, per non rovinare il grande sogno del professionismo che il Presidente Rossiello ha costruito con passione e dedizione.
Occorre ritrovare un clima cordiale tra le parti e l’armonia tra i protagonisti, che pareva ci fosse nelle ultime settimane.
Ognuno deve fare la propria parte: l’amministrazione a cui si chiede solo di lavorare e di essere trasparente su tempi e modi, la società che deve seguire sempre l’esempio e l’eleganza del suo Presidente in ogni sua componente, i tifosi che devono avere pazienza e rispettare tutti, la politica che deve farsi da parte perché qui vogliamo solo vivere un sogno con due colori: il nero ed il verde.