DI ROMINA CENTRONE (avvocato esperto in diritto di famiglia in ambito nazionale ed internazionale)
La Corte Costituzionale avrebbe potuto occuparsi di questioni più urgenti, più importanti! più più… ?! – si lamentano in molti – sì, probabilmente! ma la verità è che anche tra 100 anni ci saranno questioni giudicate sempre più importanti rispetto a questa ed a molte altre ancora purtroppo) e comprendete bene che di questo passo socialmente non si progredisce.
La pronuncia della Corte Costituzionale del 27.04.2022 richiede una profonda riflessione sociale.
Proviamo a concentrarci su alcuni casi pratici, cercando di mettere da parte pregiudizi e sessismi vari.
Partiamo da un esempio pratico con nomi di fantasia. Anna è figlia unica ed unica nipote della sua famiglia. Anna ha dei figli. I figli di Anna vengono riconosciuti con il solo cognome del marito. La dinastia di Anna muore con lei. Il suo cognome non verrà tramandato nelle generazioni future e si estinguerà per sempre. Il ceppo familiare di Anna cessa di esistere per la sola ed unica “colpa” di essere nata “femmina”.
Tra cento anni lo storico “Mario Barbuto” nel corso di una ricerca genealogica scopre come nel corso dei decenni si siano estinti interi ceppi familiari e con essi i relativi cognomi sono andati dispersi nel dimenticatoio.
Altro caso? Maria ha solo sorelle e non ha cugini maschi. Con lei si estingue il suo cognome e finisce la sua “dinastia”.
Mi rivolgo adesso alle Signore che leggono. Avendo a disposizione una legge che vi offre in automatico la possibilità di far vivere ancora il vostro cognome (e con esso la vostra famiglia, le vostre origini, la vostra identità nominativa tramandata anche burocraticamente e non soltanto “a parole”) siete davvero convinte che sia cosa buona e giusta rinunciarvi al momento del riconoscimento dei vostri figli in favore del solo cognome paterno, raccontando a voi stesse la scusa “che così è più facile firmare”?
Mi rivolgo adesso ai Signori che leggono. In questi tempi così moderni e così patinatamente rappresentati come paritari, non vi viene lo scrupolo che forse la parità dei generi e il miglioramento della comunicazione di coppia passa anche e soprattutto dal concreto riconoscimento della donna soprattutto nel momento della qualifica sociale di genitrice?
Mi spiego meglio. Al riconoscimento del figlio all’ufficio anagrafe le donne magicamente perdono qualsiasi diritto di preservare e trasmettere il proprio cognome ovvero la propria identità familiare. Devono abdicare in favore della supremazia e prevaricazione legittimata dalla normativa vigente in favore dell’automatismo del solo cognome del marito.
Ora, vi ritenete pronti ad un’effettiva parità? O preferite professarla senza applicarla?
Sarebbe bello anzi bellissimo che questa spinta alla conservazione del cognome femminile non riguardasse soltanto i casi specifici di cui a mero titolo esemplificativo ho raccontato innanzi bensì sorgesse spontanea in ciascun neo genitore (uomo o donna che sia), motivato dalla necessità di garantire un’identità anagrafica completa e non soltanto parziale ai propri figli attraverso l’attribuzione del doppio cognome.
Con la pronuncia della Corte Costituzionale del 27.04.2022 si dichiarano “illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre. Pertanto, la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”. La nuova regola prevede un cambiamento di automatismo. Mentre prima era automatico attribuire il cognome paterno e soltanto in caso di accordo era possibile aggiungere il cognome della madre dopo quello del padre adesso sarà considerato automatico avere il doppio cognome (madre e padre) secondo l’ordine che i coniugi stabiliranno. Soltanto nel caso in cui i genitori decidano concordemente di riconoscere i figli con un solo cognome allora dovranno dichiarare esplicitamente se intendono scegliere solo quello paterno o solo quello materno. Sicchè la scelta di scegliere un solo cognome si traduce nella consapevole rinuncia da parte del neo genitore del diritto alla trasmissione della propria identità familiare al figlio (da parte del genitore rinunciante).
Se in Italia questa nuova regola vi sembra strana vi consiglio di affacciarvi nella vicina Spagna o nei Paesi latino americani ove l’adozione dell’automatismo del doppio cognome vige da generazioni e da secoli come fatto assolutamente normale e spontaneo.
L’Italia è stata più volte attenzionata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per le proprie leggi ancora troppo discriminatorie, sovente considerate in contrasto con l’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto alla vita privata e familiare) e dell’art. 14 (divieto di discriminazione). Sicchè già nel 2016, sotto la spinta europeista, la Corte Costituzionale ha sollevato dubbi di legittimità sull’attuale automatismo del cognome paterno definendolo una “violazione del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi”. Ciò nonostante i vari disegni di legge proposti non hanno ancora visto la luce attraverso la pubblicazione del testo definitivo in Gazzetta Ufficiale.
Per comprendere modalità di applicazione presente, futura e retroattiva di questa riforma dovremo attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della normativa di riferimento. Il fine perseguito dal legislatore è certamente quello di attribuire pari dignità alle donne nell’ambito del rapporto di coppia al momento del riconoscimento della genitorialità.
Attendiamo, quindi, di conoscere concretamente le evoluzioni di questo principio paritario tra i generi nonchè garantista dell’identità della persona sia in quanto genitrice che in quanto figlio.
Tra le varie domande a cui il legislatore dovrà rispondere vi sono: in quale ordine potranno essere attribuiti i due cognomi? prima quello del padre o della madre? In caso di disaccordo si utilizzerà il criterio dell’ordine alfabetico? Ed il caso di fratelli nati dagli stessi genitori prima o dopo della riforma? Dovranno perseguire nel monocognome paterno oppure potranno aggiungere tutti quello materno? Ci sarà un’apertura retroattiva così da garantire la possibilità a tutte le donne di poter aggiungere il proprio cognome ai figli già riconosciuti soltanto col cognome paterno? Ed i figli dei figli con doppio cognome? Quali saranno i criteri di scelta del doppio cognome a fronte di genitori aventi un totale di 4 cognomi?
Vi sembra troppo complicato? L’evoluzione sociale in ogni epoca ha richiesto agli uomini e alle donne contemporanee impegno, apertura mentale e assunzione di responsabilità nei confronti del prossimo. Il prossimo in questo caso è la donna nel proprio ruolo di madre, dimenticato dinnanzi agli uffici anagrafe poiché divorato dalla vertigine dell’automatismo del cognome paterno.
Il riconoscimento legislativo del cognome femminile si traduce in rispetto per un ruolo immenso e preziosissimo per la società. Riflettiamo piuttosto sul fatto che nel vuoto normativo sguazza la prevaricazione, l’abuso e la frustrazione. Ciò che viene consapevolmente dimenticato o surclassato si traduce in oppressione e discriminazione. Ciò che viene dato per scontato e, attraverso questa scusa, non riconosciuto burocraticamente, è semplicemente da considerarsi non valorizzato. Ciò che non viene valorizzato a distanza di tempo cessa di esistere. Come il cognome, la dinastia e con essa il ricordo di un’intera famiglia (delle persone che l’hanno composta e caratterizzata) e del suo passaggio su questa terra.
Siete ancora convinti che firmare con un solo cognome, quello paterno, sia la semplificazione di tutte le complicazioni di questa vita? Io credo che piuttosto si possa partire da presupposti diversi. Credo che i neo genitori possano conservare la propria memoria generazionale familiare, tramandando entrambi i cognomi e che questo principio cardine, unitamente ai valori connessi, faranno di loro delle persone migliori, tra di loro come coppia, verso i figli e soprattutto verso sè stesse.
Gli equilibri sociali passano anche di qui. Dalla famiglia. Dal riconoscimento dell’identità e dal suo potere di trasmissione sino ad oggi limitato ed ancor prima precluso totalmente al mondo femminile poiché prerogativa esclusiva maschile.
E voi? Siete progressisti o conservatori?