Ci vuole coraggio a chiedere aiuto, coraggio prima verso se stessi e poi verso gli altri. Ci vuole coraggio per superare il somministrarsi a dosi ripetute il: “Devo farcela da solo“, convinti che dimostri forza ed integrità.
Ci vuole coraggio a calpestare il suggerimento di tenerci tutti interi e vigorosi, di non perderci e non perdere parti del proprio essere.
Chi siamo se chiediamo aiuto? Persone che permettono ad altri di entrare a riparare la nostra identità e ad apportarne il loro contributo. Pericoloso per il nostro sfrontato io.
Al nostro ego arrogante invece piace essere un tutt’uno persino nella e con la sofferenza, che, diciamocelo, a volte è anche fiera di esistere. Ci invita a perdurare nel patimento-lamento perchè il patimento è dolore stridente ed il dolore nella sua superbia richiede priorità ed attenzione senza avanzare richieste eclatanti.
Richiede di essere individuato pulsando dall’interno ma senza slancio, a volte persino abbastanza esigente e con una certa fretta. E così spesso desideriamo che qualcuno venga in nostro soccorso nelle piccole e grandi cose evitando l’unico vero passo che libera: avere coraggio e chiedere aiuto.
Ad alta voce.
Non solo a se stessi ma anche agli altri.
C’è solo forza in chi si schiarisce la voce e chiede di essere ascoltato.
L’unica parte di noi che si perde in questo rivoluzionario atto di coraggio è proprio la parte più inutile: l’arroganza di bastarci.
Spesso è sufficiente anche la sola ammissione ad affrancarci.
Il vero limite, evidentemente, non è il chiedere un sostegno ma il vincere l’ostruzionismo che dall’interno ci logora. E che ci fa raccontare sapientemente di essere invincibili eroi. Una sorta di poetica all’inverso di Heroes di David Bowie di cui prendiamo solo quello che ci fa comodo, come in tutte le cose.
Però quest’uomo ha sovvertito tutto! Con un piccolo, meraviglioso gesto ha sgonfiato i tronfi nella propria finta forza e, dato che ha perso la moglie da poco, chiede di non passare il Natale solo. A chiunque capiti in rete. E guarda un po’, senza neanche specificare che sia musulmano gay, leghista o meridionale. Senza requisiti di ammissione. O esclusione.
La cosa ancora più sensazionale è che questo appello non libera solo chi domanda, ma anche chi accoglie la richiesta, chi si prodiga, chi condivide, chi solo assiste.
Un gesto di delicatezza che costringe alla resa il silenzio virtuoso ed irrompe forte come un pugno nello stomaco. E scardina porte. E sganghera certezze.
Io questo Natale voglio imparare a dare aiuto.
Tanto chi dovrebbe dare aiuto, poi inconsapevolmente, lo riceve.