“Sarebbe
auspicabile che la risposta dei Comuni fosse in termini di maggiore
vigilanza e non di aumento delle aliquote“.
È racchiuso in queste
poche parole, pronunciate dal Procuratore capo di Bari, Giuseppe
Volpe, il sentimento di rabbia della stragrande maggioranza dei
bitontini, dopo la notizia di ieri dell’arresto – domiciliari – dei
vertici della Cerin, la società di riscossione tributi della città,
accusati di aver utilizzato i soldi dei contribuenti per l’acquisto
di beni immobili privati.
Proprio a Bitonto,
secondo gli inquirenti, il maggiore ammanco, con più di tre milioni
di euro mai versati nelle casse comunali nel triennio 2010/2012.
Ovvio che se le accuse
fossero confermate anche in sede di giudizio, la questione potrebbe
allargarsi a macchia d’olio per fare luce anche su chi avrebbe dovuto
controllare che i soldi di Tarsu, Ici, Imu, etc, versati regolarmente
dai bitontini (ricchi, poveri, borghesi, commercianti, anziani,
famiglie, e pensate con quanta fatica immane) alimentassero
effettivamente i conti correnti comunali.
In tutto questo,
quindi, c’è qualcuno (forse più di uno, nel corso degli anni) che
dovrebbe necessariamente farsi un esame di coscienza.
Come è stato possibile
non controllare gli introiti più importanti per la vita della
macchina amministrativa?
Possibile che nessuno,
tra politici, tecnici e dirigenti di Palazzo Gentile, si sia reso
conto di quanto stava accadendo?
D’altronde, che da
corso Vittorio Emanuele non abbiano fatto pienamente il proprio dovere,
ne sono convinti anche in procura. “D’altro
canto – si
legge nel comunicato stampa diramato ieri dopo l’operazione –emergono
anomalie e perplessità anche sulle forme di controllo esercitate
dagli uffici comunali sulle attività del concessionario, articolate
su base esclusivamente formale e fiduciaria, in quanto fondate sui
rendiconti e le (false) attestazioni fornite da CE.R.IN s.r.l”.
Se è vero che il sindaco Abbaticchio e l’assessore Daucelli, sin da subito, hanno
internalizzato la riscossione estromettendo Cerin dal
servizio, è altrettanto sacrosanto che la politica e i partiti, più
o meno tutti succedutisi nell’amministrazione della città negli
ultimi dieci anni, diano delle risposte certe.
Lo meritano i
bitontini, le prime grandi vittime di un sistema probabilmente marcio
dalla testa. E che hanno il diritto di sapere se per tanti, troppi
anni, sono stati presi per i fondelli.