«Alla salita al Quirinale, preferisco quella dello Stelvio, finchè mi è possibile. E poi, quando si dovrà nominare il nuovo Presidente della Repubblica, l’anno prossimo, avrò 83 anni. E 83 anni più i 7 di presidenza sono 90. Direi che può anche bastare!».
Risponde così l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi alla domanda che Sabino Paparella gli ha rivolto sul palco del Teatro Traetta, dove è intervenuto per presentare il suo libro autobiografico, dal titolo “Strana vita, la mia”, scritto insieme al giornalista Marco Ascione.
L’esponente politico ha spaziato tra vari argomenti, affrontando diversi temi di attualità, a partire dai risultati delle amministrative e dalle vittorie del centrosinistra, possibili per la maggiore presenza di candidati presentabili, a suo dire: «In Italia, c’è ancora bisogno dei partiti politici, e il Pd è l’unico che, attualmente, ha ancora una forma-partito. Ma è necessario garantire maggiore democrazia interna. Ma urgono congressi. Non è possibile che non se ne facciano».
Ma quello che sta più a cuore a lui che è tra i padri della moneta unica, è la necessità di completare quel percorso verso un’Europa ancora più unita e verso una politica fiscale e una politica estera comuni: «Sul primo versante, dopo la bocciatura francese al progetto di costituzione europea, si era fermato. Ma, negli ultimi mesi, si sono fatti notevoli passi avanti verso una maggiore solidarietà tra gli stati europei. Passi avanti che non credevo che sarebbero mai stati possibili dopo la crisi greca. La pandemia, in tal senso, ha dato importanti lezioni sulla necessità di solidarietà tra gli stati, facendo capire che non si poteva continuare con le accuse reciproche».
E, sulla Brexit, Prodi si dice dispiaciuto, ma, allo stesso tempo, consapevole che non la Gran Bretagna, una vera e propria solidarietà tra gli stati europei non ci sarebbe mai potuta essere, in quanto «il Regno Unito voleva solo una grande zona commerciale».
«Urge un’Europa più forte e unita, per evitare di essere schiacciati dallo strapotere di altre potenze come Usa e Cina e dalle influenze di Russia e Turchia» spiega Prodi, sottolineando come, ad aver capito l’utilità di una maggiore coesione, siano state in primis, Germania e Francia.
Un ruolo importante, per l’ex premier, può essere svolto da università miste, che favoriscano lo scambio tra Nord e Sud, fra le due rive del Mar Mediterraneo. E anche dal Mezzogiorno d’Italia, al cui interno, ci sarebbero, per il politico, almeno tre città che potrebbero tornare ad essere attrattive, in tempi, come quelli attuali, in cui si vuole correggere alcune distorsioni della globalizzazione: «Se i giovani capiscono che c’è ancora spazio per loro, mica vanno via!».