Purtroppo, la scuoletta italiettina, come filiera che va dalla materna, alla primaria. alla secondaria di primo e secondo grado, richiama, ancora, la mia angosciata Attenzione, a tal punto che IO non posso SottrarMI a siffatto richiamo, pur, consapevole di attirarMI gli sghignazzi, termine caro al Grande Dario Fo, di qualche insegnantucolo, senza Passione Civica, tanto meno Pedagogica, che MI accusa di Dire e Scrivere, ognora, dei medesimi problemucci. Sì, ché per gli innumeri ominicchi che, diciamo, operano nella scuola “stivalata” e, anche, per i moltissimi condòmini che di essa s’interessano solo per stapparle il “pezzo di carta”, tra l’altro, dequalificato, inutile ai parti dei loro spermatozoi, la razzia che sta subendo, dal ’68 del secolo scorso, l’Istituzione Eletta, Fondamentale, su cui Costruire l’Idea di Comunità, quindi, di Stato, è il risultato della “forza delle cose”, se essi mettono un po’ di sale nel loro sproloquiare; invece, se in esso profondono il mormorio della loro pancia, della irrevocabile necessità di abbattere, metaforicamente, un edificio che, secondo i presunti innovatori, è obsoleto, sforna, continuamente, crepe, su cui è impossibile innalzare il nuovo che risponda alle esigenze dei tempi. Ma non si sa in cosa consista il nuovo,”cui prodest atque proderit” (a chi giova e gioverà) codesto nuovo e, soprattutto, a pochi viene il sospetto che la “sghezza” (sostantivo dell’imperdibile Dialetto bitontino che Designa la voluttà, specie, sessuale; per traslato il desiderio irrefrenabile di qualcosa, di fare, di ricevere qualcosa) di distruggere la Scuola, di cui, mondialmente, Menavamo Vanto, per adeguarla ai tempi, non sia, non manifesto ai più, imbecilli, l’unico motivo (sulle modalità di vivere i tempi o di essere da essi vissuti pochi, universalmente, possono profferire parola), in quanto masse di incolti pecoroni ubbidienti, sfornati, annualmente, dal diplomificio sessantottino e post, dalla “buona scuola” renziana, senza Capacità Critica di Reagire ai messaggi della telecrazia, non possono non fare, oltremodo, comodo alle lobby massoniche, detentrici del potere economico e politico nell’italietta e non solo, essendo essa, ormai, incardinata nella “globalizzazione”. Il problema da affrontare e risolvere non era, non è quello di diroccare un Edificio in cui il Pensiero, la Cultura, il Sapere, che l’Uomo aveva, ha Elaborato nei secoli e nei millenni, era, è Ospite, “sed” di Creare, se ci fosse stata, se ci fosse meritoria Volontà Politica, le Condizioni Sociali, Politiche, Economiche ché le masse, consapevoli dei molteplici benefici che ne avrebbero tratto, ne trarrebbero, potessero, possano essere albergate in Esso, per non essere più acefali, magmatici, compatti, immensi insiemi di corpi, pur dotati di Organi in grado di Ascendere alle più Alte, Eccellenti Elaborazioni Intellettuali, se fatti Funzionare, non solo al bisogno ma, anche, per puro, disinteressato, Piacere Scientifico, Estetico, Etico, alla mercé, senza opposizione, senza protesta da parte di esse, di “dktat” omologanti, omogeneizzanti, dai contenuti sottoculturali, degradanti l’umana Dignità, più vari, diffusi, autocraticamente, da oligarchie, clan mafiosi, delinquenziali che le soggiogano e le rendono, prone, ai loro perversi interessi. E Veniamo, finalmente, ciò Detto, a Denunciare ciò che, delittuosamente, pare si stia sperimentando in diverse scuolette pubbliche e paritarie italiettine (proprio in questi giorni, finalmente, la guardia di finanza ha operato un “blitz” in diverse scuole paritarie: ne sono state chiuse 27, per il manifesto reato di essere diplomifici a pagamento. Mentre la scuola pubblica italiettina è, da lunga pezza, diventata un diplomificio “a gratis”. Però, a pensarci bene, c’è, non di rado, un interesse, quanto meno alla tranquilla certezza di non subire ricorsi, minacce, di una scuola, di un dirigentucolo, di un insegnantucolo, di una commissioncina, costituita per gli esami di stato, a varare, specie nel meridione, in gran parte, camorrista, ndrangtista, mafioso, con il massimo dei voti, anche, i senza cranio!), ovviamente, tutto patrocinato dall’attuale ministero del “miur” e dal governo renzi. Impegnato nel disegnare tagli lineari, soprattutto ai bilanci del “ministero della salute” e del “miur”, che rendono eludibile la Tutela dei bisogni ineludibili di un popolo in un “regime”, sia pur, formalmente, non sostanzialmente, democratico, qual è quello italiettino, Sancita, anche, dalla nostra Costituzione: la Tutela della Promozione Umana e Culturale, attraverso la Scuola, l’Università (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.- Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione. Art. 9); la Tutela della Salute (La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Art. 32, comma 1°). Poiché non vi sono altre plausibili motivazioni nel privare gli scolari italiettini di una anno scolastico (la loro frequenza dei licei da 5 anni, passerebbe a 4 anni), si dovrebbe, indubitabilmente, dedurre che la fregola renziana di licenziarli, il più presto possibile, sta nella certezza di ricavare, dall’operazione di dimagrimento degli anni curricolari dei Licei, qualche milione di euro da distribuire in mance a ben individuate categorie di suoi sudditi per scopi, eminentemente, elettoralistici e, nei fatti, personali. Per ammorbidire la pillola menzognera, tossica, la stampa di regime, quasi tutta la stampa italiettina, s’è affrettata a precisare che, pur di quattro anni i licei, i programmi curricolari non verrebbero, assolutamente, toccati. Altra miserabile menzogna! Intanto, dal ’68 del secolo scorso le Lezioni Scolastiche, dalla scuola primaria, alla media unica, alla maturità o al diploma nei vari indirizzi di studio (???), finalizzate allo Sviluppo dei Programmi delle varie Discipline, sono diventate un “optional” ché, per attendere alla realizzazione di progetti e progettini, grazie ai quali guadagnano qualche obolo “fuori busta”, tanto che il ministero della pubblica distruzione disperde in milioni di rivoli pseudodidattici, destinati, fatalmente, a disseccarsi, la scarse risorse, che il bilancio statale renziano gli mette a disposizione, gli insegnantucoli italiettini di ogni ordine grado disertano i fondamentali di ciò che loro compete insegnare e si danno anima e corpo all’inutile e vano alla la preparazione dei loro scolari. Proprio oggi, 16 novembre 2016, ho appreso da un telegiornale di un canale televisivo privato che una scolaresca di una classe dell’ “obbligo” s’è recata “extra moenia” del suo istituto scolastico nello studio televisivo del medesimo per apprendere “de visu” come si monta un telegiornale; nel contempo i giornalisti tironi (reclute) sono stati distolti dall’apprendere, se fossero rimasti “accpnat” (dal Latino “accipio”, raccolti, concentrati) in classe, qualche regola di grammatica, di sintassi o dall’esercitarsi nel formare una frase, correttamente. Così, domani, avremo giornalisti dalla scrittura sgarrupata; cosi si crea una patologica dissociazione tra le ambizioni astrali, coltivate dagli imberbi, e le loro scarsissime competenze, la non efficace loro preparazione, tanto che esse rimarranno un sogno per la maggioranza degli ambiziosi o si risolveranno per essi in esiziali frustrazioni. Inoltre, ammesso e non concesso che i programmi non verranno toccati, sottraendo un anno scolastico ai tradizionalissimi 5 anni delle superiori, tutto verrà insegnato e appreso in modo”acciallato”, si Dice nella Lingua di bitonto,, cioè in modo affrettato, superficiale, non, sufficientemente, metabolizzato, e i fantoli, specie meridionali, a causa del disinteresse generale nei riguardi del Civile Germogliare, Umano Culturale, delle nuove generazioni, acquisteranno, fraudolentemente, il fatidico “pezzo di carta”, Ripeto, con il massimo dei voti e la lode, ma da analfabeti, come quando, per la prima volta, entrarono in un’aula scolastica. Infine, da tempo ho Calcolato e, con disperata Iterazione, ho Segnalato che nei tredici anni (5 anni nella scuola primaria, 3 anni nella media unica, 5 anni nelle superiori) scolastici tra feste civili e religiose, tra malattie degli scolari, tra un impiccio e l’altro, anche, di spessore, terribilmente apocalittico, come i frequenti terremoti nello stivale, oltremodo sismico, gli scolari italiettini dell’ “obbligo”, se fanno, al netto di quanto ho evidenziato, qualche anno di lezione è, già, troppo, anche se v’è un notevole scarto, uno iato tra il varcare la soglia d’ingresso del loro edificio scolastico e aprire i libri di testo in classe. Nelle superiori, per non farci mancare niente di negativo, gli anni di lezione si riducono, notevolmente, a un anno, in quanto agli impicci, di cui sopra, dobbiamo aggiungere, i giorni, le quindicine e, talvolta, i mesi in cui, con stucchevole rituale annuale, i figli dei fiori si ammutinano, approfittando, con proteste meschine, ipocrite, dalla metà di settembre a giugno e dalle ore 8 alle 13 dei medesimi mesi, delle tragedie, di cui sarebbero colpevoli i “capoccia” nel mondo, con occupazioni, perfino, degli edifici scolastici, commettendo gravi reati, tollerati da chi di dovere, in quanto alle masse di idioti non si deve precludere l’ingresso nelle scuole, ma si deve evitare, ad ogni costo, che Capiscano, che si Rendano Conto del mondo in cui vivono e del futuro, senza Speranze, che è loro riservato. Essi, nonostante diplomi e lauree, che ai loro genitori furono negate, continueranno a non Avere Voce, come i loro maggiori. E pur, dal poco si vuole arrivare al quasi niente del/nel Fare Scuola! In questi giorni le trombe mediatiche italiettine, totalmente, asservite al putto gigliato, si sono mostrate molto preoccupate che nelle zone, recentemente, terremotate le scuole fossero chiuse; che le papine e i mammini fossero preoccupati che ai loro figlioli, dall’inclemenza, dalla terribilità della Natura, fosse impedito di andare a giocare in un’aula scolastica, perché, anche, in tempi di quiete dell’inquieto sottosuolo terreste italiettino, a scuola, dalla materna all’anno del diploma, si gioca. Beh, renzi ha ascoltato, come il buon dio, le geremiadi dei suoi flicorni cartacei, catodici, cibernetici, facendo approntare in tutta fretta delle aule di cartone ad amatrice, MI pare, buone ad ospitare i giochi di 400 giovincelli liceali. Per il ripristino dei giochi, dal terremoto interrotti, Ribadisco, ancora, egli ha imposto alla ministra del “miur”, ad altri boiardi del medesimo ministero e del suo governo di fare passerella davanti a telecamere, cineprese, a macchine fotografiche (tutto fa brodo ché milioni di italiettini effondano sulla scheda referendaria i loro peti di assenso alla sua controriforma) di far intonare ai non studenti il rituale inno di mameli, però, emendato: invece, di modulare il finale di esso con l’enfatico: “siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!”, essi hanno con convinzione “ugolato”: “siam pronti a giocare, renzi e i suoi predecessori chiamarono, chiama, siiiiiii!”. Anche nelle più infauste disgrazie, in cui intere comunità sono state spogliate di tutto dalla Natura Impietosa, contro la quale Alto Si Levò il Grido Disperato del Grande Giacomo e il Solenne suo Monito agli uomini di Costituire la “social compagnia”, per esorcizzare l’impeto devastatore di Colei che Madre dovrebbe Essere e, di contro, Si Rivela matrigna, gli italiettini e i loro rappresentanti, scelti ed eletti col fondoschiena, si fanno conoscere, riconoscere: tagli di nastri, passerelle di piccoli potenti o prepotenti, alzabandiera e, poi, tutto, come prima, più di prima, e tutti, al rientro nella loro egoistica singolarità, senza porte, senza finestre, da essa impossibilitati a Vedere oltre il loro chiuso” particulare”. Se fosse stata autentica, sincera la preoccupazione delle autorità, dei genitori di Riaprire i Luoghi, dove Si Forgia, con il Sapere, la Conoscenza, con la Bellezza Etica Ed Estetica della Parola dei Grandi, la Comunità delle nuove Generazioni, avrebbero dovuto, invece di organizzare, davanti alla Sacralità di una Scuola, uno squallido avanspettacolo, con subrettine e comici ministeriali, Ingiungere ai “garzoncelli”, compartecipi alla oscena cerimonia, di Prepararsi ad Essere, finalmente, nonostante le avversità, non più “corper” (carne mortale), ma “Leib”, cioè Carne Segnata dallo Studio, dalla Passione di Coloro che Insegnarono, Tracciarono, sia pure invano, nei tempi la Via della Virtù, del Bene, del Bello, e, quindi, della Felicità all’umanità cieca e sorda. Bando ai giochi, avrebbero dovuto Comunicare ad essi e via al Godimento in classe della Meravigliosa “Lettera sulla Felicità” di Epicuro, che Termina col Sublime Magistero che Trascrivo: “Però è meglio essere senza fortuna ma saggi, che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato. Medita… tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell’ansia.Vivrai invece come un dio tra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l’uomo che vive tra beni immortali”.