Un po’ della Nostra Indignata
Attenzione su bitonto i cui condòmini, a Dire il Vero, non meriterebbero Tanto
da parte Nostra. Veniamo a sapere che in una frazione di bitonto i cadaveri di coloro che furono vivi vengono sistemati
in una residenza non abituale, come, spesso, per tutto lo stivale i malati
vengono licenziati e, sbrigativamente, rimandati tra i loro muri domestici da medici,
non in connessione col “giuramento” di Ippocrate: per supposta mancanza di
posti letto nei reparti degli ospedali, ove lavorano con umana sufficienza, o
per superficiale osservazione clinica dei pazienti, premessa di una errata
diagnosi. A causa della quale i pazienti, da loro, frettolosamente, adocchiati,
muoiono. Se, ripetiamo, colui che trapassa “a miglior vita” (Usiamo codesto
“mantra”, Rispettosi della probabile fede del trapassato nell’esistenza dell’”aldilà”)
consumò i suoi passi in un borgo alle falde delle dolci colline murgiane, i
suoi parenti “a rquest” (per non essere presi alla sprovvista), saranno
costretti, a far data da qualche giorno, a fornirgli il biglietto di andata al
cimitero e di ritorno dal cimitero. Per Parafrasare Iosif Brodskij, vogliamo
Sperare che i nostri 25 Lettori sappiano Cogliere l’Ironia della quale abbiamo
Vestito l’“Incipit” di questo nostro Scritto.
L’Ironia, infatti, è la Disperazione Espressa con Tocco Leggero e Scaturisce da un Sentimento
d’Amore. “Statim in medias res”, dunque. Dopo la rituale liturgia dei/per i
defunti e gli insopportabili convenevoli
“condogliandizi”, colui che fu una “persona” viene dai parenti portato
all’ultima sua dimora. A destinazione pervenuti, i vivi (non il morto, al
quale, come a miliardi morti nei Tempi, ciò che avviene tra coloro che
respirano, ancora, più niente interessa, caso mai, dovrebbero essere ansiosi di
sperimentare l’essere il nulla eterno o la eventuale collocabilità della loro
anima nella eterna dannazione o beatitudine o il loro provvisorio permanere nel
mondo ultraterreno di mezzo, che è il purgatorio) trovano i cancelli
cemeteriali catenacciati dal custode, ormai, già ritornato, al desco coniugale.
Anzitempo (???) o ché erano trascorse le fatidiche otto ore, come da sindacale
ingaggio? Hoc nescitur. “Tamen”, oggi, tutti sono forniti di aggeggi di ultima
e ultimissima generazione che permettono, immantinente, di rintracciare
chiunque, anche, in capo al mondo; irrintracciabile nei più che chiamano e nei
più dei destinatari delle chiamate è la Materia Grigia, lo Sviluppo
della quale la Natura Siaugurò in ogni cranio “hominum erectorum”. Così, il funzionario addetto ai “non
più” viene “scomodato”, viene portato
sul suo abituale posto di lavoro(???), “sed” colui di cui CI stiamo Occupando
dall’inizio di questo Nostro Scritto non potrà accomodarsi nel luogo del suo “eterno
riposo”, in quanto il medesimo riempito, inverosimilmente in un paese civile,
di cartoni e rifiuti. E beh, chi doveva, deve sorvegliare che i “luoghi
dell’eterno riposo” degli abitanti di un territorio, grande o piccolo, fossero,
siano in grado di accogliere gli “eterni riposanti”?
Il ”princeps” dei condòmini di un
insieme abitativo? L’assessore delegato ai bisogni degli “eterni riposanti”? La
polizia condominiale, dislocata nelle frazioni del condominio? Il custode dell’“ultimo
riposo”, infine, che, ”Dis”umanamente, non con umana indifferenza, dovrebbe
accogliere coloro che, per loro fortuna, sì è una fortuna, sono stati strappati
dalla “fatal quiete” alla condominialità con tanto “quaquaraquiume”?
O inquilini, assolutamente,
provvisori del “palazzo”, vogliamo cominciare lo sport tutto italiettino dello
scaricabarile?
Intanto, la Redazione del
“dabitonto.com”, onestamente, CI Aggiorna: ”Niente da fare. Si fa marcia
indietro e si torna col feretro a casa. Mestamente”.
Se Luigi da Girgenti fosse, suo
malgrado, in grado di “alzare la testa”, avrebbe materiale di umana, innominabile,
inerte ignominia per Scrivere, da Par Suo, una Novella o una Pièce Teatrale,
Provocato dall’anomalo ritorno, da morto, di un signore, tra coloro dai quali,
ormai, si era, definitivamente, congedato e che, già, stavano nella loro psiche
percorrendo il viatico della irreversibile rassegnazione, se non dell’oblio.
Solo che l’Ironia, di cui,
precedentemente, abbiamo Parlato, Pirandello avrebbe Chiamata ”Umorismo” che è,
per il Drammaturgo Siciliano, l’Immissione di una buona dose di Riflessione
nell’Atto Stesso della Creazione.
L’Ironia Sgorga da un Immediato
Sentimento d’Amore Diretto nei confronti di ciò e di chi è alla deriva nel
raccapriccio del comico, dissolvendo l’irrefrenabile sghignazzo, da esso
causato, nel “riso” che, secondo Bergson, ha una funzione, eminentemente,
sociale.
Infatti, il Filosofo Parigino nel
suo Saggio sul “Riso” Scrive: “È comico qualunque individuo che segue automaticamente
il suo cammino senza darsi pensiero di prendere contatto con gli altri. Il riso
è là per correggere la sua distrazione e per svegliarlo dal suo sogno”.
Il riso è là, anche, per
illuminare, nella speranza che sia emendata, l’astuzia dei pigri, degli
accidiosi volta a sottrarsi ai propri Doveri di Cittadini e a rendere
improbabile il desiderio di serenità delle vite private.
L’“Umorismo”, invece, per
Pirandello, mitiga la convulsa reazione, consistente nello sganasciarsi
canzonatorio, nei confronti di ciò che si avverte come contrario alla
rispettabilità, alla decenza, alle regole della corte, del gruppo egemone,
insomma, ai comportamenti normali in una casta, in una classe, tra pari d’età; agisce come il fabbro che raffredda nell’acqua il ferro
incandescente e, attraverso la
Riflessione, ognuno di noi, lavorando nella propria “interiorità”, va “oltre a quel primo
avvertimento, o piuttosto più addentro da quel primo avvertimento del
contrario” e passa, grazie ad Essa, “a
questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e
l’umorismo”. Questo ”Sentimento del contrario” Pirandelliano Produce una sorta
di Rivoluzione Copernicana o Kantiana: il Soggetto viene posto al centro dell’agire;
il Soggetto, Risultato di una Storia, di un Commercio Inesauribile con il suo
tempo, con il contesto sociale in cui è stato gettato; il Soggetto che Dialoga
e, Razionalmente, Giudica; il Soggetto che, infine, Opera, Compone un Ossimoro
e Giustappone il verbo Sentire e l’aggettivo
Razionale, solo ad un primo, approssimativo esame, incompatibili. Il Soggetto,
dunque, Sente, oltre le colonne d’ercole
di ciò che era stato abituato a sentire, di ciò che era stato guidato a
sentire; la norma era il feticcio a cui doveva ispirarsi nel sentire, che,
inevitabilmente, lo condizionava. La Razionalità Realizzail miracolo di proiettarLo nella vastità
interminata del Sentire ed è il Soggetto che, osservando la realtà, il suo
prossimo, i suoi prossimi, in base al suo Bagaglio Esperienziale, la sua Etica,
che è Condotta Scientifica, Stabilisce se in ciò che Vede nel mondo o negli
uomini, che incontra, s’avverte, prima, si Sente, dipoi, qualcosa che contrasta
con la Ragionee con il suo ”Mos Razionale”. Non è relativismo questo nostro modo di Argomentare,
ché c’è Soggetto e soggetto e la
Capacità di Giudicare, di Stabilire Rapporti Logici, di Dare
un Indirizzo Politico ad uno Stato, di Elaborare una Definizione Plausibile del
Bene Comune, non è democratica, appartiene all’Aristocrazia del Pensiero e del
Cuore; non può essere affidata, demagogicamente, alla cosiddetta “ggggente”
(che eleva mastella alla sindacalità di benevento) che, per Parafrasare Auden, quando
i Tempi si fanno bui e le società entrano in crisi, si fa sgabello di
autocrati, promotori: della messa al bando della Ragione; dell’assuefazione
alla sofferenza, al malgoverno.
E poi, se proprio dobbiamo dirla
tutta, se è fatale che la
Storia, ad ogni piè sospinto, debba regalarci un ”fuhrer”,
meglio un Poeta, uno Scienziato, un Filosofo che un macellaio qualsiasi, che un
mussolini, che un hitler, che uno stalin, che un renzi. “Ogni Poeta, Proclama
Brodskij, è un po’, a suo modo, un Fuhrer: vuole governare le menti, perché è
tentato di credere che la sua visione delle cose sia la migliore – e da qui
credere di essere migliore il passo è breve”.
Ma il Poeta non crede di Essere
il Migliore, Sa di Essere il Migliore e la sua Certezza Si Fonda sul suo annoso,
incessante ScorgerSi e AnalizzarSi nel suo Precipitare, più che nel suo salire,
ma, sempre, con gli occhi al Cielo nella Contemplazione del Divino che è il Sole,
che è l’azzurro, che è il luccicare delle stelle, che è l’Infinito, cioè il
Finito Incommensurabile.
In tragica opposizione al Poeta e
alla ristrettissima ”società di pensiero”, di cui Parlava Pascal nel seicento,
c’è la perdita della Coscienza da parte degli individui (non dei Soggetti che,
ove Esistessero, la
Soggettività, per Parafrasare De Rita, il Presidente del Censis, Si
Concretizzerebbe in classe Sociale) del nesso tra individuo e società, per cui il
primo tende senza regole (l’“anomia”, la
carenza di regole, di cui Lamentano Max Weber e Emile Durkheim, che impedisce
agli individui approdi solidali, chiusi nei miti angusti e cinici del
soddisfacimento del desiderio, dell’interesse individuale, ai quali essi
restano, istericamente, fedeli) ad affermarsi di contro alla seconda. Rifiuti,
perfino, in una cappella del cimitero!
“Deorum manium iura sancta
sunto”, Prescrivevano le “Leggi delle XII Tavole” e Ugo Foscolo, Vagheggiando
la nuova Religione del “Dis”umano, per la quale gli uomini dovrebbero essere
legati dalla “celeste corrispondenza d’amorosi sensi”, ad essi Ricordava : “…e spesso /per lei si vive con l’amico
estinto /e l’estinto con noi, se pria la terra /che lo raccolse infante e lo
nutriva, /nel suo grembo materno ultimo asilo, /porgendo, sacre le reliquie
renda /dall’insultar de’nembi e dal profano /piede del vulgo, e serbi un sasso
il nome, /e di fiori odorata arbore amica /le ceneri di molli ombre consoli”.
Quanta Delicata Bellezza in
questi Versi! I Valori, e – gregi dirigenti scolastici e insegnantucoli, che
avete trasformato le vostre scuole, le vostre aule in miserabili “location” di “zecchinaggio d’oro”, distraendo i
vostri scolari dalla Parola dei Grandi, che Alta in esse non sapete far Risuonare;
coltivando in essi l’importanza dell’apparire, pur, fugace e del lercio
applauso in squallidi spettacoli, che costituiscono l’alibi e il paravento alla/della
vostra impreparazione, alla/della vostra incapacità d’Insegnare Ciò che Serve
ad ogni uomo per non essere più l’uomo aggressivo e competitivo apparso nella
Storia fino ai giorni nostri. Così, si strappano alle vostre incaute mani masse
di giovani che, nonostante, non abbiano
competenze, abilità, ardiscono primeggiare, ché nel corso degli anni scolastici
sono stati dalla vostra viltà sovrastimati di onori e non arricchiti di Oneri,
di Doveri, di Erudizione, che è la base ineludibile per Costruire su di Essa,
per Elaborare, grazie ad Essa, una Originale Cultura, un’Autonoma Visione del
Mondo; per Attuarsi in Pienezza, fino ad Intuire l’Essenza, la Sostanza della Perfezione.
E voi, due, o ”principes” dei condòmini o assessore per antonomasia, come
spiegate che nel cimitero del “borgo selvaggio” e in quello di una frazione di
esso due fatti, ingiustificabilmente, incresciosi sono accaduti, tanto diventare
virali per tutta l’italietta?
Nel primo il custode del cimitero
e sua moglie vengono aggrediti, forse, da parenti di qualche “persona”
deceduta; nel secondo un deceduto viene sistemato in altra cappella, non dove
doveva essere situato ad “aeternum”, perché dessa non era piena di fiori e di
lumini,”sed” di monnezza.
Di chi la colpa?
Non sono il “princeps” e la sua
corte i responsabili di tutto ciò che avviene nel loro “condominio”?
Avete voluto la bici, ché non
pedalate?
Vogliamo, “tamen”, loro chiedere:
“Avete, mai, Letto i Versi del Foscolo, che, ora, vi Trascriveremo? O sin dalla
materna alla maturità avete, solo, “zecchinato, come, certamente, con tanto
vostro orgoglio e vanto, zecchinano i vostri figli, purtroppo ? Ebbene: “Sol chi non lascia eredità di affetti /poca
gioia ha dell’urna; e se pur mira /dopo le esequie, errar vede il suo spirto
/fra il compianto de’ templi acherontei, o ricovrarsi sotto le grandi ale /del
perdono d’Iddio: ma la sua polve /lascia alle ortiche di deserta gleba /ove né
donna innamorata preghi,/né passeggier solingo oda il sospiro /che al tumulo a
noi manda Natura”.
O “princeps” o assessore per
antonomasia, “marketingate” i “circenses”, come facevano i truci imperatori
romani e franceschiello, e nascondete sotto i tappeti del vostro “condominio”
le “miserabilia” che in esso avvengono?
Quali? Voi ribatterete; senza
alcun dubbio, se ne ricorderanno i vostri “condomini” l’anno venturo, quando
nell’urna inoltreranno la scheda in cui sarà decretato il vostro sfratto dal
”palazzo” e l’assessore per antonomasia sarà costretto a cancellare da “facebook”
l’unico titolo di cui, forse, può, oggi, fregiarsi.
Rifiuti, quindi, corruzione,
inquinamento dei mari, dei fiumi, dei laghi, delle falde acquifere,
speculazione, abusi edilizi, equilibrio idrogeologico dissestato, terre dei
fuochi, ambiente naturale vandalizzato e il “Giornale” Pubblicherà un
“Pamphlet” per Denunciare come poco Si Cura e come poca Attenzione si Rivolge
all’immenso patrimonio Artistico e Culturale Italiano.
Mentre il putto fiorentino si
illude che, devastando la Costituzione Italiana; riformando la composizione del senato col
raccogliere per l’italietta cento lanzichenecchi tra sindaci e consiglieri
regionali; imponendo agli italiettini una legge elettorale più iniqua del
“porcellum”; “svirilizzando” lo “Statuto dei Lavoratori”, offendendo la SCUOLA con la “buona
scuola”, l’italietta debba, possa cambiare. Sono gli uomini che devono
cambiare, come per costruire una casa nuova, sono necessari mattoni nuovi.
Uomini Convinti che qualsiasi
Società, che si rispetti, debba Possedere uno Spessore Etico, sì ché fra Essi,
con Essi si Raggiunga Solidarietà, Coralità Coesione.”Qual è il significato di
questa città ?… vivete insieme perché vi amiate l’un l’altro?
Cosa risponderete ?
Siamo insieme per cavare denari
l’un dall’altro o risponderete: questa è una comunità? (Assassinio in Cattedrale di Thomas Eliot)”.