Il “tal” ieri s’è presentato in televisione, intervistato dal conduttore del “tg3” regionale (Rai), con la sua faccia atteggiata alla triste condivisione dei mali del suo ”borgo selvaggio”, che non datano da ieri o dall’altro ieri, ma hanno origini lontane, che in questa sede non è possibile Ribadire. Il “tal” se l’è presa con i “social”, che potrebbero permettere a chiunque di infangare l’onorabilità di un prossimo, a volte, indifeso, inerme, ché sorpreso, incredulo da/di tanta inaspettata perfidia senza radici e motivazioni.
A dire il vero, il “tal” non s’è espresso in questi termini, dal momento che, più e più volte, ha dato ampia dimostrazione che la Retorica, di cui un Politico di Talento non Può Fare a meno, non è nelle sue corde. Ma la sostanza del suo discorrere, si fa per dire, è stata codesta, facendo capire, con il “riso”, da lui preimpostato all’indignazione, che egli non poteva, non può, non potrà, dato il suo ruolo, ufficio, la bicicletta per cui ha tanto brigato, ché gli fosse concessa, la prima vittima della piazza cibernetica.
Non direttamente, è ovvio ,”sed” con un incosciente grugnire subliminale. In ogni caso, non tutti gli spettatori televisivi e i naviganti nel globalizzato mare della comunicazione sanno che il “tal” si divide il sonno con un altro “tal altro” che ebbe a definire su “facebook” i figli di coloro che non sono, come lui, piccoli, piccoli, piccoli, piccoli borghesi, meschina nobiltà di paese, alla quale, tra l’altro, hanno avuto accesso di recente,”sterco”. Ripeto, “sterco”, Ripeto, “sterco”!
A questo punto, una ineludibile Domanda, non al “tal”, ché inutile è PorgerglieLa in quanto egli non ha, mai, avuto la Sensibilità di Trarre le Etiche Conseguenze dalle mie reiterate Denunce sull’inqualificabile affermazione del suo “alter ego”, ma ai miei 25 Lettori: ”Qualificare “sterco”, su una piattaforma generalista di informazione e, Confermo, di comunicazione, Ragazzi a rischio, che Nascono, non per loro scelta, col probabile destino di essere nella vita ”ultimi”, non è, da parte di un rappresentante della massima assise comunale, un modo come un altro, consapevole o no, scientemente o no (ma se si focalizzasse il soggetto, sarebbe inevitabile dirimere il “busillis”), di inoculare nella gente più sprovveduta il “virus” del razzismo e della illogica, violenta diffidenza nei confronti di coloro che non “sono figli nostri”, espressione “trend” sulla bocca dei politicini di nuova generazione, da renzi, a de caro, ai due “tal”, di cui sopra, ad esempio”?
Ahh, Dimenticavo che il “tal altro” fido del “tal”, con la sottocultura, che si ritrova, cioè, con la sua visione del mondo, così micragnosa e, volgarmente, pia al più gretto classismo dei “parvenu”, ha avuto la faccia tosta di candidare il ”borgo selvaggio” a “capitale italiana della cultura”. Il “borgo selvaggio”! Passato e presente senza soluzione di continuità e molti di coloro che il cosiddetto popolo di esso ha innalzato al “palazzo” nei decenni e decenni non sono stati, non sono del tutto incolpevoli, con la loro, inefficace incapace, superficiale, a dir poco, azione di governo, nel far sì che Angelo Cardone Affibbiasse al suo paese natio un aggettivo tremendo che palesa, latinamente, nel tessuto sociale di esso uno iato immedicabile.
Da una parte la plebe incolta, attrice dei più efferati crimini: dall’ ”affaire del finanziere”, ai bambini gettati nel pozzo, al delitto ingiustificabile di qualche giorno fa, ad una criminalità, che si va facendo sempre più agguerrita ed organizzata; dall’altra i Protagonisti nel Tempo di una Storia Culturale di eminente Spessore che, “tamen”, poco ha inciso nell’eliminazione dello iato sociale, di cui sopra. Ma non pochi appartenenti al “bossume” politico e all’oligarchia economica e di potere del borgo ed anche il pruriginoso, ipocrita moralismo di non rari cattolici baciapile, organici ai primi, ha impedito che ciò avvenisse. Immaginate, o abitanti del “borgo selvaggio”, che, quasi, una ventina di anni fa, parecchie scuolette del borgo, tra le quali, inqualificabilmente, l’istituto tecnico industriale, si rifiutarono di Dedicare le loro scuole al Magnifico Scienziato, Matematico, Architetto, Nativo del borgo, in quanto, pare, fosse stato coinvolto in un fatto di sangue. Come Dire che Dante non sarebbe Stato Degno dell’Onore della Intitolazione a Lui di una Scuola, in quanto accusato di corruzione e, perfino, condannato a morte in contumacia. Per non Introdurre nel nostro Discorso il Caravaggio!
Ci volle il Coraggio del Preside Pasquale Procacci ché Giordano Vitale avesse una Scuola nel borgo che Si Nobilitasse con/ per il suo Nome e Cognome.