Ecco le tre contraddittorie tappe
di avvicinamento di renzi al ”referendum” sulla controriforma costituzionale da lui
“petata”:
(1) Se, egli dice, vinceranno i “NO”, è evidente che, non
potendo essi non essere “NO” a chi ha pensato e voluto, fortemente, la riforma
costituzionale, non potrò rimanere un istante in più a “Palazzo Chigi”. I “NO”
non potranno non essere considerati, da
me e dai miei avversari, un voto di sfiducia al mio operato e, quindi, non
potrò non trarne le necessarie conseguenze.
(2) Il voto, egli prosegue, sulla riforma costituzionale,
pur, scritta dal governo, presieduto da me, non dovrà, assolutamente, essere
analizzato, quale che sia il risultato delle urne, come un voto di fiducia o di
sfiducia nei confronti di esso. Pertanto, nella eventualità della vittoria dei
“NO”, io e i miei colleghi di governo rimarremo al nostro posto per il bene
dell’Italia e dei nostri figli.
(3) Se, egli conclude, vinceranno i “NO” io ne trarrò le
necessarie conseguenze, ché io rimarrò a “Palazzo Chigi”, se mi sarà data la
possibilità di cambiare il paese, ma non sono disponibile a presiedere
governicchi, come tanti ce ne sono stati
nei i settanta anni e oltre dalla caduta del regime fascista all’avvento
della repubblica. La politica non può totalizzare la vita di un uomo.
Codesto, se
proprio non combaciante a puntino, il renzi pensiero, il renzi verbo,
cangiante, secondo gli umori del popolicchio italiettino,”sed”, soprattutto,
decisamente, metamorfosizzante, quando il putto gigliato è stato incalzato dal
suo “tutor”, mentore, compare, re giorgio che, per il bene dello “stivale”, non
ha, ancora, deciso di chiudersi in convento, come Amleto di Shakespeare ad
Ofelia Raccomanda, e di risparmiarci le sue, presunte evangeliche, banalità.
Intanto, dal dire di renzi, balza, immediatamente, in evidenza il suo progetto
di puntare, con la sua controriforma, a fare dell’italietta un paese governato
dal famigerato ”uomo solo al comando”, come lo abbiamo avuto per 20 anni con
mussolini e con il berluska, quando l’”uomo di arcore” ha coltivato governi, concimati da molti
impresentabili leghisti; da ex di alleanza nazionale in doppiopetto e, a sua
insaputa, da qualche esponente, ufficialmente, non, praticamente, in sonno,
della mafia e della camorra. Inoltre, renzi si sbaglia (o mente, sapendo di
mentire ?), quando blatera di una italiettina instabilità istituzionale,
causata dalla breve durata dei governi di coalizione, in cui, “tamen”, la parola
decisiva non poteva non essere proferita, non dai capi di governo o dai
ministri democattolici, che si avvicendavano, pur per pochi mesi, nei vari
palazzi romani del potere, ma dai “deliberati” del sinedrio democattolico, che,
essendo, quali che fossero i suoi portavoce, al suo interno o nelle
istituzioni, un corruttibilissimo comitato d’affari, fu, ognora, coerente con
il suo fondante “dna”. Gli uomini cambiavano, ma il partito – stato rimaneva al
potere, da solo o con il codazzo di partitini (anche il psi di craxi era tale!)
con i quali spartiva la torta, tenendo conto delle percentuali di voti,
ottenuti nelle innumeri consultazioni elettorali, inutili per il Bene, la Felicità della plebe
italiota. Formalmente, si ebbe una discontinuità con il regime fascista, in
quanto il partito – stato fascista aveva al suo vertice mussolini, che durò, in
solitudine, a “palazzo Venezia” per venti anni, mentre il partito – stato
democattolico durò, tranne brevi parentesi, per 50 anni, a ”palazzo chigi”, a
turno, rappresentato dai “leader” delle varie correnti, che lo componevano, il
cui collante era stare, gestire al/il il potere e i privilegi collaterali ad
esso. La continuità di una politica, che, ad esempio, ha curato la povertà del
meridione dell’italietta ché fosse funzionale alla ricchezza del nord di essa,
è stata stabile; l’instabilità dei governi è dipesa dal fatto che non tutti tra
essi hanno dimostrato di essere capaci di dare stabilità a quella politica. A
qualsiasi Seria Storiografia Interessa: Individuare il “filo di Arianna”, mai
spezzato, di un depravato modo di gestione del potere da parte di generazioni
di politicanti, servi, ininterrottamente, di lobby massoniche indigene e
internazionali, della gramigna nostrana di mafie, di camorre, che dal 25 luglio
del 1943, giorno, mese, anno del rovinoso capitombolo del regime fascista, ci
porta al disastroso oggi; non dare pagelle ai governi, non a coloro che, con
varie procedure: colpi di stato, eventi
rivoluzionari o anche, leggi, democraticamente, formulate, hanno tenuto o
mantenuto, per, qualche tempo, i cadreghini di essi. Dalla prima metà del secolo scorso alla prima
metà del nostro secolo leggi elettorali sono state proposte e approvate, ma sui
risultati del governare gli italiettini non hanno avuto influenza alcuna: essi
sono stati nel medesimo spazio di tempo, inequivocabilmente, catastrofici, in
quanto la forbice tra i pochi ricchi e la moltitudine dei poveri si è negli
anni, vieppiù, allargata. Proprio in questi giorni sono stati pubblicati allarmanti
Dati “ISTAT” sulla povertà nell’italietta dai quali veniamo informati che:
famiglie in povertà assoluta sono pari a 1 milione e 582 mila e gli individui 4
milioni e 598 mila. E’ in aumento la povertà delle famiglie numerose.
Triplicano i giovani in assoluta povertà. Nel mezzogiorno sono povere 4
famiglie su 10. La povertà assoluta è in aumento al nord. Comunque, per
Intellettuale Curiosità, Esaminiamo la “Legge acerbo” che permise a mussolini
di diventare il “capo”; la “Proporzionale”, con la quale il democattolico de
gasperi e i numerosissimi suoi futuri sodali diedero l’assalto alla diligenza italiettina;
l’ ”Italicum” con la quale renzi vuole rinverdire i nefasti del regime
ventennale del predappiano. Dunque, alle elezioni del 1924 si votò con la “Legge
Acerbo”, voluta da mussolini, per assicurare al partito “nazionalfascista” una
forte maggioranza parlamentare. La “Legge Acerbo” modificava il sistema
proporzionale in vigore nel 1919, integrandolo con un premio di maggioranza in
quota fissa, pari a 2/3 dei seggi, a beneficio del partito più votato, qualora
questi avesse superato il “quorum” del 25%. La “Legge Acerbo” forni
all’esecutivo mussoliniano il machiavello, cioè, la maggioranza parlamentare,
ispirata, costituita dal capo (mussolini) del partito – stato fascista,
candidando alle elezioni i suoi fedelissimi e facendoli, attraverso molteplici
espedienti, eleggere, d’ innestare, senza ledere, formalmente, la legge, nel tessuto
democratico esistente, le novità che oltraggiavamo i principi dello ”Statuto Albertino”;
che delegittimavano le finalità del voto elettorale e derubricavano ad
antidemocratici rituali, confirmatari di ciò che in alto era stato già deciso,
i lavori parlamentari. Nei 50 anni di dominio della balena bianca e dei
partitini, che le facevano da sgabello, tutto si decideva, prima e al di fuori
delle competenze, delle facoltà degli eletti dal popolo, non da un capo, ma da
un ristretto numero di comprimari all’interno delle varie direzioni nazionali
dei partiti, di cui sopra, proporzionalmente, rappresentati nelle due aule
parlamentari. Nell’era di berlusconi, poi, di renzi, abbiamo assistito,
assistiamo all’immancabile ponzare dei due come impallinare i sudditi,
delegando ai loro scagnozzi la trasformazione in leggi del frutto perverso del
loro cranio, costringendo loro a dare il timbro della legalità ai classici
suicidi etici, politici delle assemblee rappresentative della “sovranità
popolare”, abusando, soprattutto, dei “voti di fiducia”, atto legislativo di
cui la Costituzione
nostra e i regolamenti parlamentari raccomandano un uso molto sobrio e,
unicamente, in caso di assoluta, vera, concreta necessità. Con i “voti di
fiducia”, imposti alla sua maggioranza, fatta di idioti familisti “ciaoni” a
figli e figlie, renzi ha distrutto la Seconda
Parte della Costituzione Italiana: senza l’Attuazione della
Quale, è molto improbabile che gli italiettini potranno mai vedere, pienamente,
Realizzati i Solenni Principi Contenuti nella Prima Parte di Essa. Renzi,
quindi, innovatore ? No! Rottamatore della “casta” (termine, riferito ai
politici, preso a prestito dai Giornalisti del “Corriere della Sera”, Gian
Antonio Stella e Sergio Rizzo, come tanto altro ha preso a prestito: l’
”Italicum” dalla “Legge Acerbo” e da alcuna proposte di riforma costituzionale
del gelliano berlusconi) ? No! A meno
che non si voglia intendere rottamare l’emarginazione sostanziale dal contare
nello scenario del politicume italiettino di poveri ingenui, per usare
un’espressione eufemistica, tipo d’alema, veltroni, bersani, il barbuto
speranza, l’efebico cuperlo, ché, ad esempio, verdini e il suo “codazzume”
”manent optime” sugli augusti scranni del senato, ad onta della “spada di
damocle” di vari conti con la giustizia, per reati di rilevante gravità, che su
essi incombe, e per i quali, prima o
poi, dovranno pagare il fio. In ogni caso, a renzi la conservazione del potere
val bene un verdini e soci inguardabili! Renzi
è il seguito politico, si fa per
dire, dei 50 anni, che vanno dalla caduta di mussolini a tangentopoli, stagione in cui, grazie, secondo alcuni, per
colpa, secondo altri, alla/ della magistratura, s’ebbe il tracollo della balena
bianca e la diaspora in “Forza Italia” del partito, diciamo, socialista di craxi,
mentre il pci, con l’abbattimento (in senso materiale e traslato, RiferendoMI
allo iato nelle relazioni internazionali tra i paesi incardinati nella “Nato” e
quelli nel “Patto di Varsavia”) del muro di berlino, s’era, già, posizionato sul
piano inclinato, discendendo il quale, sarebbe scomparso, con i suoi topi,
furbescamente, nel fare a gara ad ammettere, finalmente, di non essere stati,
giammai, comunisti, mostrandosi ingrati nei riguardi della mucca (il partito)
che, per mezzo secolo, li aveva
allattati ed innalzati agli scranni più alti delle istituzioni repubblicane. E’
da una “rocchia” (E’da molto tempo, nella lingua di bitonto) che renzi, i suoi
galoppini, le pance, che grugniscono al posto dei cervelli non nella funzione
di Pensare, sta rompendo i timpani
nell’italietta e oltre con la parola “cambiamento”, quasi un ”mantra”,
un veicolo o strumento, quasi, un’espressione sacra, il cui semplice pronunciare,
ristabilirà tra i discendenti di romolo la felicità e l’opulenza dell’età
dell’oro. Cambiamento in quale direzione, di cosa, a favore di chi? Basta la
parola! Proclamava tanti anni fa uno ”spot” seguitissimo dai sofferenti di
stipsi intestinale e, probabilmente (speriamo di ”NO”!!!), dopo le 23 del 4
dicembre 2016, lo stivale intero sarà ammorbato dai miasmi diffusi dai cessi
degli italiettni che si saranno, illusoriamente o, provvisoriamente, liberati
del “cambronnume” (mafie, insicurezza, ingiustizie, prevaricazioni, malgoverno,
esosità del fisco, ecc., ecc., ecc.) accumulato negli anni, se non,
addirittura, nei secoli, grazie alla parola “cambiamento” renziano Ma, finendo
d’indulgere allo scherzo, cosa vuol, vorrà, può, potrà cambiare il putto di un
ex democattolico ? Egli per/in sé, per/in milioni di italiettini, come lui, per
cambiare l’”hic et nunc” di sé, di essi, dovrebbe Operare una “Rivoluzione
Culturale”, dovrebbe Elaborare una Nuova “Weltanschauung”, una Nuova Visione
del Mondo, per la quale non si vive in uno stato (che è dove si sta, immobili,
nella più oscena anomia etica, direi, anche, estetica del ”particulare” e del
familismo più abbietto. Fa eruttare il
ripetere da codesti quarantenni, pronipoti del sessantotto, con schizoide
ripetitività: “il bene dei nostri figli!”), federazione di famiglie, di cui
parlava Moravia, dallo spirito e dalla sottocultura mafiosa, pur, se non nel
delinquere non si esprime, ma in una Comunità, ove Ciascuno Mette Tutto Se
Stesso in Comune; Tutto Ciò che Può Fare per Se Stesso, Fa per la Comunità e da Essa Riceve
secondo i suoi Bisogni e le sue Necessità. Cambiamento ? Da mille giorni renzi
sta a “palazzo chigi”: s’è portato a roma tutti i suoi “amici degli amici fiorentini”;
ha riesumato l’”editto bulgaro” berlusconiano contro i giornalisti “rai”,
appena, appena, non in consonanza con lui; scorrazza da un capo all’altro
dell’italietta con il costosissimo aereo di stato, per sponsorizzare il “sì”
alla sua controriforma, che lo renderebbe più
ospite nella nenniana stanza dei bottoni, mentre dovrebbe secondare la
terzietà consona all’alta carica che ricopre. Cambiamento, in fondo, per lui
significa azzerare i Diritti di Coloro che in passato non avevano Voce e
Diritti, da Essi Conquistati, lottando, duramente, non di rado, con l’Olocausto
della Vita. L’abolizione dell’Articolo 18 dello “Statuto dei Lavoratori” ha
vanificato tutte le Possibilità nei posti di Lavoro di Guardare con serenità al
Futuro. Nella cosiddetta “Buona Scuola” ha ricreato la figura del preside
ducetto, copia conforme del ducetto che egli sta tentando di essere a “palazzo
chigi”. Per la serenità della “confindustria”, per l’amicizia con marchionne,
amministratore delegato dei profitti, da sfruttamento dello stato e degli
operai, degli agnelli; per la serenità dei banchieri alla boschi, incapaci di
amministrare, non dico, onestamente, ché onesti, perbene, secondo la boschi
ministra, si sono rivelati, ma con competenza i risparmi sudati dagli Onesti
Veri, senza ombra di dubbio. Non caro renzi, sono, ancora, di devota sudditanza
i rapporti dello stato italiettino con la, sempre, famelica curia vaticana ? E
obama nel riceverti alla “casa bianca”, quale avvertimento mafioso voleva
inoculare nella tua cervice con l’icastico accenno a “patti chiari e amicizia
lunga”? Altrimenti, di quale cambiamento vai ciarlando agli ignari?