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L’Elzeviro/La strage di Nizza? Le potenze occidentali stanno pagando il fio del loro colonialismo

Carrellata di episodi storici e riflessioni filosofiche per comprendere meglio la nostra contemporaneità

Gaetano Avena by Gaetano Avena
17 Luglio 2016
in Cronaca
L’Elzeviro/La strage di Nizza? Le potenze occidentali stanno pagando il fio del loro colonialismo
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Alle ore 22 di giovedì, 14 luglio
2016, un franco tunisino, alla guida di un camion di grossa stazza, percorrendo
a forte velocità un lungo viale in nizza, ha investito, deliberatamente,
compiendo un atto, inequivocabilmente, terroristico, migliaia di uomini, donne,
bambini, di nizza e turisti, che in quel luogo stazionavano per seguire uno
spettacolo di fuochi pirotecnici, dalle autorità francesi approntati per
celebrare la “presa della bastiglia” avvenuta, appunto, il 14 luglio del 1789.
C’è, forse, da festeggiare una data che segna l’abbrivo di una carneficina?
”Bisogna che i nemici periscano… solo i morti non ritornano”, tuonava bertrand
barère del comitato di salute pubblica rivoluzionario che prese misure
durissime contro avversari politici, sia dell’estrema sinistra, sia della
destra repubblicana, sia delle fazioni controrivoluzionarie realiste. Dal
luglio del 1793 al 27 luglio del 1794 la francia fu coperta di sangue dei
ghigliottinati e fu un periodo di “terrore”, il “terrore” che si esaurì,
parzialmente, con la decapitazione del principale mallevadore di tanto scempio
di vite umane: maximilien de robespierre. Tutte le “anime pie” giustificano i
loro crimini, interpretando a loro uso e consumo una Nobile Locuzione, che
molti attribuiscono a Cicerone, che, comunque, Si Trova in Virgilio e
Seneca: “Per aspera ad astra”, cioè la
strada che porta alle cose virtuose è piena di ostacoli. Mentre nella esegesi
delle “anime, di cui sopra”, essa ha assunto la truce necessità di umani
sacrifici, se si vogliono instaurare tra gli uomini, finalmente, i Valori della
Libertà (Libertè), della Uguaglianza (Egalitè), della Fratellanza (Fraternità).
Tale usanza ci è attestata: dalla “Bibbia” (Dio, per mettere alla prova la fede
di abramo, gli ordina di sacrificare il figlio isacco. Senza remore abramo si
reca sul monte monah con isacco e si accinge a colpire il fanciullo con un
coltello. Ma, prima che la mano di abramo consumi il delitto, dio gli manda un
angelo, perché il rito sacrificale sia compiuto con un ariete e non con
isacco); da Lucrezio nel “De rerum Natura”, a proposito del “Sacrificio di
Ifigenia”(In aulide si era raccolta la flotta degli achei che, però, non poteva
salpare alla volta di  troia per mancanza
di vento. L’indovino calcante accusa agamennone di aver offeso diana; per
tacitarla, quindi, era necessario che il capo degli achei sacrificasse alla dea
la figlia Ifigenia. Agamennone accetta e fa portare in aulide Ifigenia,
promettendoLe il matrimonio con achille, ma quando la Vergine Si accorge che
non era stata acconciata per uno sponsale, perché destinata ad essere una
vittima sacrificale, s’inginocchia a terra in un vano atteggiamento
supplichevole).

Religione, deriva dal verbo Latino”relegere” che significa
“raccogliere”.
Essa imprigiona, ingabbia in una superstizione, in un credo, in
una fede e in onore di essa, per la gloria di essa “leader” e galoppini e masse
sterminate di “minus habentes” sono disposti ai delitti più infami (Secondo
Lucrezio:“…saepius illa religio peperit scelerosa atque impia facta…- Troppo
spesso quella superstizione ha dato luogo ad azioni scellerate ed empie…”;
”Tantum potuit religio suadere malorum- a così efferati delitti la superstizione
religiosa poté indurre”). Che dire, poi, della cinica presunzione che, senza la
strage dei famigliari e famigli e cortigiani dei detentori del potere, da esso
spodestati in seguito a un movimento rivoluzionario, l’alba di una nuova era di
universale benessere e di pace non potrà, giammai, sorgere?

Ecco, quindi, la
messa a morte, per ordine espresso di lenin, nel luglio del 1818 a ekaterinburg
dello zar nicola II, della moglie, dei figli, del suo seguito. Ecco, ancora, su
espresso ordine di pertini, alto esponente del “cln” (che IO, unico, forse, tra
i nepoti di cesare, non apprezzai, mai), poi, diventato, presidente della
repubblichetta italiettina, in una località segreta nelle vicinanze di dongo il
28 aprile del 1945 fu fucilato mussolini e la sua compagna, claretta  petacci, senza un regolare processo a cui,
nonostante i disastri del suo dispotico ventennio, avrebbe avuto diritto,
mentre nel pomeriggio del medesimo giorno sul lungolago di dongo furono messi a
morte, spicciativamente, dopo un simulacro di giudizio, 15 gerarchi fascisti.
La resistenza non poteva considerarsi esaurita e i resistenti non potevano
ritenere compiuto il loro lavoro senza un inutile bagno di sangue sul quale
avrebbe, onorevolmente, galleggiato la nuova era dell’italietta.

Si è, poi,
visto, di quale stoffa di stragi mafiose, di stato, di corruzione, di
devastazione del territorio, di inquinamento dei fiumi, dei mari, dei laghi s’è
essa agghindata negli anni sino ai nostri giorni. “Chi di voi è senza peccato,
scagli per primo la pietra contro di lei”, recita la parabola evangelica (Gv, 8
– 7). A braccio, come MI vengono in mente gli episodi o per associazione di
idee, navigando nel tempo e nello spazio, quali e quanti popoli con  le loro classi dirigenti, dalle quali si sono
fatti soggiogare, o che, irresponsabilmente, hanno scelto al vertice del loro
assetto sociale, politico, economico, possono, orgogliosamente, Proclamare
“aliis populis coram”: ”Noi, cittadini del popolo x, possiamo per primi
scagliare la pietra contro chi ha reso schiavi altri popoli, operando contro di
essi grassazioni e rapine”? Tanto per incominciare: noi italiettini, che siamo
soliti alzare la cresta, quando pensiamo “romaepopuloqueromano”(a roma e al
popolo romano), di rado, ci rendiamo conto che il tempio di giano in mille anni
di imperialismo romano fu, sempre, aperto; che la pace, di cui si parla
nell’adagio “si vis pacem para bellum”, era la pace che il vincitore romano,
continuamente in arme, imponeva con imponenti tributi ai popoli vinti; che
nella repubblica imperialistica romana il “civis romanus” non lavorava più, in
quanto tutto ciò che gli occorreva, gli era fornito dagli schiavi, considerati
cose dai loro padroni.

Insomma, la floridezza economica di roma e dei romani si
basava su un’economia, essenzialmente, schiavistica; che lungo lo stivale
furono combattute tre guerre servili, la più famosa fu la  terza, quella dichiarata dal 73 al 71 a.c.
tra l’esercito romano, comandato da marco licinio crasso e un grosso manipolo
di schiavi, con a capo spartaco. Com’è noto, i romani, dopo la vittoria sugli
schiavi ribelli, organizzarono da roma a capua un lunga fuga di croci sulle
quali appesero spartaco e i suoi compagni; che i vertici delle romane
istituzioni, per tacitare la libidine cruenta delle plebi, all’interno
dell’impero, costruivano circhi, tra i quali il “colosseo” in roma (del cui
restauro, finito non molto tempo fa, i
più lerci tra gli italiettini si sono compiaciuti, per essere il manufatto
simbolo della rozza”inciviltà” romana, fino a noi tramandata) le cui pietre,
ancora, odorano dei lembi di carne putrefatta di coloro, tra cui i cristiani
perseguitati, che furono straziati da animali, ferocemente, affamati; che, ai
lati del “colosseo”, fu innalzato un arco di trionfo all’imperatore tito, colui
che rase al suolo gerusalemme nel 70 d.c., abitata in quel tempo da 70mila
ebrei, quasi tutti sterminati, costringendo i pochi sopravvissuti alla diaspora
in tutto il mondo, che, tuttora, continua.

Che dire della storia dei papi
cattolici, dei delitti da loro, direttamente o indirettamente, commessi, degli
eserciti da essi invocati sulla penisola, delle vandalizzanti crociate, di cui
si fecero sacri patrocinatori; dei tribunali dell’inquisizione che comminavano
o minacciavano torture, arrostimenti a coloro, come Giordano Bruno, Galilei, ad
esempio, che rifiutarono di accettare le “glosse”, appuntate dalla gerarchia
curiale vaticana a margine della Lettera dei Testi Sacri.  Che dire del genocidio di 6 milioni di ebrei
piccoloborghesi, proletari, in massima parte rinchiusi nei ghetti delle grandi
città europee, immaginato da hitler e fatto eseguire dai suoi miliziani e le
efferatezze alle quali si diedero i suoi contingenti militari nei territori da
essi occupati; della ridicola sceneggiata del “processo di norimberga”, che
“elargì” il patibolo o lunghi anni di carcere a molti gerarchi nazisti, istruito
dalle potenze vincitrici: “states”, gran bretagna, francia (le cui  “lobby” massoniche ebraiche della grande
industria, dell’alta finanza furono responsabili dell’ascesa di hitler che
avrebbe, su loro delega, combattuto il pericolo comunista) e dall’unione
sovietica, il cui  ministro degli esteri,
molotov, il 23 agosto del 1939 firmò con von ribbentrop, ministro degli esteri nazista,
il patto “di non aggressione” tra la germania e la russia, ché hitler potesse
meglio curare il suo intervento bellico ad ovest dell’europa  e stalin potesse ad est di essa riprendersi
territori che erano stati posseduti dal regime zarista. Che dire del ”laissez
faire, laissez passer” (lasciate fare, lasciate passare), intimato dal
criminale presidente degli “states”, franklin delano roosevelt”, ché le truppe
aeronavali dell’impero giapponese, nella mattina di domenica, 7 dicembre  1941, distruggessero la flotta americana nel
pacifico, di stanza nel porto di “pearl harbor”, facendo 2500 vittime tra i
militari statunitensi. Roosevelt era stato informato dell’attacco giapponese (come
bush non poteva non essere informato dell’attacco alle “torri gemelle” da parte
dei terroristi di “al quaeda”, ma quella presunta ferita all’orgoglio
americano gli serviva per attaccare l’afghanistan, ricco di preziose materie
prime, e di impossessarsi del petrolio di saddam hussein), eppure, non mosse
un  dito per far difendere,
adeguatamente, la sua base militare nel pacifico, ché un eventuale  evento disastroso militare per mano dei
giapponesi gli avrebbe dato la stura di entrare in guerra, col consenso delle
masse americane, a fianco delle potenze belligeranti contro la germania
nazista. Intervento che gli  avrebbe
permesso di indossare l’aureola di liberatore dei popoli dal crudele despota,
di spartirsi con i capi delle altre nazioni in guerra le zone d’influenza
politica, economica, di rilievo, militarmente, strategico sul pianeta, di dare
impulso alle lobby dell’industria bellica americana.

Che dire delle bombe
atomiche fatte sganciare da truman (il vice di roosevelt, divenuto presidente
degli “states” alla morte di costui) su Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente,
il 6 agosto e il 9 agosto del 1945, causando inenarrabili danni, forse, irreversibili
all’ambiente e 200mila morti. Che dire, infine, del doppio gioco della
macellaia monarchia saudita (al cui sovrano il putto renzi  non poteva esimersi, per combinare qualche
affare ai suoi amici industriali, di baciargli le mani), che finanzia i
terroristi dell’ ”isis” per tenerli lontani dal suo territorio, e, poi, manda
l’erede al trono a farsi infiocchettare da hollande, il presidente francese,
con la “legion d’onore”, la più alta onorificenza francese, per inesistenti
meriti nel combattere il terrorismo.

Macellaia, perché, codesta famiglia
regnante in arabia saudita?
Perché fa condannare dai suoi tribunali i
Dissidenti, i suoi Oppositori e fa esporre, pubblicamente, i Corpi crocifissi
di Costoro, ché siano di ammonimento a coloro che Sentissero il Bisogno, la
Necessità di Contestare la bieca tirannia dello strapotere di essa. Un inviato
di “mediaset” ieri ha raccontato ai telespettatori che nizza è una città divisa
in due: c’è la parte di essa, che s’affaccia al mare, elegante, fornita di
tutti servizi utili per i cittadini, di negozi di raffinata merce, di alberghi
lussuosi, di lunghe arterie dal traffico automobilistico scorrevole e la parte
interna degradata, abbandonata a se stessa, con casermoni dormitorio, sporca,
come tutte le periferie delle grandi metropoli mondiali. In queste contrade, di
cui lo stato s’interessa solo quando avvengono fatti di tale gravità per la cui
rilevazione, indagine, investigazione vengono coinvolte la polizia e la
magistratura, i giovani francesi di origine “magrebina” di seconda e terza
generazione crescono senza speranze di effettiva integrazione sociale, in un
territorio che, pure, è la loro patria. Ecco incubare nella loro interiorità
una rabbia cieca che, con una spruzzata di superficiale islamizzazione,
facilmente, viene indirizzata dalla insistita propaganda dei capi dei gruppi
terroristici alla vendetta nei confronti dell’occidente negriero, anche, a
costo del martirio certo che “allah akbar” premierà, situandoli in paradiso.
Il protagonista dell’attentato di giovedì, 14 luglio 2016, sulla “promenade” di
nizza è il classico prototipo umano, di cui testè, ho elencato le
caratteristiche. Le migrazioni continue?

E behhh, l’occidente, le potenze
occidentali ora stanno pagando il fio del loro truculento colonialismo e dei
rapporti neocolonialistici con paesi, ricchissimi di materie prime, “sed” con
popolazioni da esse ridotte in uno stato d’indigenza assoluta. Quando le
potenze occidentali si sono scomodate 
nel dare l’indipendenza ai paesi per/da secoli assoggettati ai loro
interessi,  si sono portati via tutto il
possibile o hanno promesso che avrebbero nei loro confronti evitato l’ennesimo
sgarbo, mettiamola così, se i paesi, formalmente,  indipendenti avessero accettato classi
dirigenti ad esse gradite. Il che significava che ci sarebbe stato, appunto, un
rapporto neocolonialistico tra i vecchi paesi colonialistici, in combutta con
gli “states”, e i reggenti dei paesi di nuova indipendenza che, così si
qualificava e si qualifica: i primi avrebbero assicurato con le armi e con
contingenti militari la permanenza al potere dei secondi, ma i secondi ai primi
avrebbero donato a prezzo politico, dai primi stabilito, le risorse minerarie
ingenti di cui i  loro territori
disponevano e dispongono. E le loro popolazioni alla fame che, per nemesi
storica, si stanno, irrevocabilmente, ammassando in europa. Addirittura,  molti paesi africani continuano a pagare una
tassa coloniale alla francia dall’indipendenza da essa fino ad oggi.

Da quando
sono stato informato dello scontro  tra
due treni della “Bari Nord”, MI sono, incessantemente, Soffermato sul fatto
che, dal 1964, quando aldo moro, presidente del consiglio dei ministri, prese
parte al viaggio inaugurale dei treni lungo la tratta Bari – Barletta, fino al
giorno del disastro, IO e milioni di viaggiatori, per motivi di lavoro, di
studio, ecc., ecc., siamo saliti su di essi. Se Penso che la mia Vita e Quella
dei miei Compagni di viaggio negli anni 
dipendeva dall’ascolto diligente di una telefonata o dalla lettura
attenta di un fonogramma da parte dei capistazione, MI Sento in Colpa: ciò che
è capitato alle vittime e ai feriti dell’inaccettabile disastro di pochi giorni
fa, sarebbe potuto capitare a ME e a Tanti Altri che hanno fatto uso di quei
treni. Evidentemente, non ero e non sono arrivato al capolinea! Mentre per  l’Adolescente di 14 anni, ad esempio, che
aveva disatteso i consigli del Padre di lasciar perdere il corso di recupero
per quella mattina in quanto, fisicamente, non in forze, qualcuno o molti avevano
deciso che il capolinea era stato per LUI approntato.
E sì, perché non c’è
fatalità o destino o provvidenza che reggano le sorti degli uomini: sono gli
uomini che decidono per gli uomini e, spesso, contro, ché mettono in gioco il
loro egoismo, i loro interessi, la malvagità che lo scorrere dei secoli ha
strutturato su di loro. Non c’è uomo che da codesti disvalori possa vantarsi di
essere immune: l’uomo ha fatto, fa la sua storia, la Storia!

Non c’è, mai,
stato un ente metafisico che si è disteso nei milioni di anni e ne ha dipanato
il senso, il significato. Allora, l’Utopia dei Poeti Reclama non che si
rifaccia l’uomo, ma che S’Inventi un altro Uomo.
L’Utopia è il Luogo che non
c’E’ e, mai, ci Sarà, anche se, “numquam”, Smetterò di Comporre Inutili Canti.

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