Udite, udite, abituali sigarettari e caffettari da “bar dello sport” (“cafej e sgarètt”, Definiva il Caro, Imperdibile, mio Amico, Franco Sorrentino, gli avventori incalliti di codesti locali, ché la tazzina di caffè attirava la sigaretta e viceversa, in continuazione, durante i rissosi dibattiti tra le diverse tifoserie calcistiche), avete, giammai, sentito parlare di davide ancelotti ? Avete, mai, letto da qualche resoconto di incontri calcistici, sia pure, di terza categoria, sia pure, di squadre parrocchiali, bah, MI voglio, rovinare!, sia pure, amatoriali, che il tale, di cui sopra, abbia, giammai, dato un calcio, un timido calcetto, bah, MI voglio di più rovinare!, abbia, giammai, sfiorato una palla di cuoio?
“En passant”, sono fatte, oggi, di cuoio le palle usate negli incontri di “calcio”? Bohhh!, Nulla è più sicuro, tutto è diventato relativo, di quella relatività, di cui ratzinger si lamentava, da papa e, ora, che più non indossa il talare bianco, di cosa si deve lamentare l’omino, se non di quell’emerito fratello, direttore del coro di voci bianche di ratisbona, che come minimo: avrebbe dovuto sapere delle angherie subite dai bambini da parte dei frequentatori dell’ambiente del coro, invece, non ha voluto, non ha saputo sapere; non avrebbe dovuto appioppare quei tosti ceffoni ai bambini, che solo i preti, sadicamente, sono in grado di elargire con la furia belluina di chi, ufficialmente, non può, non deve fare sesso? A ME non consta che il tale, di cui sopra, abbia, giammai, giocato al “calcio”, eppure, grazie al padre, il carletto per antonomasia, un buon calciatore, ma niente di trascendentale (come si dice nei salotti buoni), è diventato il vice allenatore di una squadra internazionalissima, cioè, il “baryen di monaco”, allenata dal padre.
E sì, anche, nel sistema “calcio” aleggia, perentorio, insindacabile, ciò che è normale, indiscutibile, ma non, eticamente, giustificabile, in tutti i comparti delle umane relazioni, il “tengo famiglia”. Specie, dai giovani padri e dalle giovani madri non si sente fare alcun altro riferimento, quando si parla della teleologia del loro agire nelle imprese, nelle professioni, per non parlare, per carità! nel politicume, se non “ai nostri figli”, “renzi docet”. De caro, poi, il sindaco metropolita di bari, superò il familismo del suo capo e, dopo aver clonato il renziano: “per i nostri figli”, in un convegno “pro sì” alla riforma costituzionale, firmata dal putto gigliato, specificò : ”dirò di più, il mio sì è motivato dalla cura per l’avvenire delle mie figlie”.
E MI Astengo dallo sparare sulla croce rossa”, impersonata da tal abbaticchio, il vice di de caro, che, oltre ad avere “ad abundantiam” il ”per i nostri figli” “in ore suo”, postò su “facebook”, quale “spot elettorale”, un sua foto con in groppa la sua inconsapevole, innocente figlioletta. Ahhh, se non ci fosse stato il Suo Olocausto, Pasolini, cosa avrebbe Rimproverato a codesti padri? Quello che Rimproverò a berlinguer, il quale, secondo il Poeta, per dar credito alla lotta (a una lotta astratta, non alla sua lotta nei fatti inesistente, ché i capi e capetti pciniani non hanno, mai, lottato: bene che fosse andato, andasse in termini di Coerenza, Sincerità, Lealtà Politica nei riguardi delle loro masse analfabete, invocavano l’”armiamoci e partite”, pericolosamente, nelle piazze, ad occupare terre incolte, le fabbriche, ché essi in quella repubblica corrottissima “stabant optime”), si faceva fotografare, piccolo-borghesemente, mano nella mano dei suoi “bimbini”. Passino i figli d’Arte Calcistica, ad esempio: tra gli altri, i fratelli Mazzola (figli dell’Indimenticato Valentino, Perito nella sciagura aerea di “Superga” in Torino); Paolo Maldini (figlio di Cesare Maldini, terzino del milan e vice di Bearzot ai campionati mondiali di ”calcio” in spagna, vinti dagli azzurri) che, avendo fatto la gavetta, severamente, selettiva, nelle giovanili dell’”inter” i primi due, del “milan” il secondo, s’erano dimostrati così, tecnicamente, tatticamente, bravi, intelligenti, che la loro brillante carriera dipese dall’essere Essi, calcisticamente, degli indiscutibili Talenti naturali, non dall’essere figli di “quei” padri.
Ma il davide, di cui sopra (figlio di un padre fortunato, assolutamente, sovrastimato, come allenatore; addirittura, secondo ME, con quei calciatori, che avrebbe diretto, tra i migliori al mondo in servizio nelle squadre, altrettali, migliori al mondo, avrebbe dovuto vincere più trofei di quanti non ne abbia incasellati nella sua bacheca), bypassando tutte le selezioni, i ”casting” umilianti, i corsi per ottenere il tesserino di allenatore, si trova, grazie a suo padre, il “vice di suo padre”, con ingaggio, indubitabilmente, milionario, che va ad aggiungersi all’ingaggio ultramilionario del suo capo padre. A questo punto, Vorrei Chiedere ai miei 25 Lettori: ”Cosa potrà, mai, insegnare ai suoi allievi, che vogliono giocare al “calcio” e migliorare ”in progress” nei fondamentali tecnici, un sedicente “maestro” che non ha dato, giammai, una pedata nemmeno a una di quelle mitiche palle di pezza, con le quali noi da bambini (non piccolo – borghesemente, “bimbini”) invadevamo piazze e cortili, non avendo altra “location” sulla quale immaginare di Essere Tanti “Valentino Mazzola”?
Potrà costui essere docente di falli tattici, di manate tattiche, di gomitate tattiche, di sputi tattici alla totti, “sed” con tutte codeste menate su insulsi tatticismi, non si vincono i trofei: li vincerà il padre, per lui e, grazie al padre, codesto figlio mangerà per tutta la sua viticola pane e companatico, avendo solo fatto la scuola, l’esperienza di essere il figlio di un padre con una certa autorità (non autorevolezza) in un mondo racchiuso in una bolla di debiti, grazie a un branco di scrocconi (giocatori e allenatori) che, tra lussi e stravizi, dilapidano miliardi, degni di miglior sorte, di più bisognosi destinatari. Allora, o clienti dei “bar dello sport”, dal cervello idiota, dipendente, irrevocabilmente, da un tifo per qualcosa che non ha niente da spartire non con lo ”sport”, né con lo spettacolo, caso mai con la violenza del denaro, su cui non possono non posarsi gli occhi delle mafie e dei peggiori mestatori di affari e malaffare.
Distraetevi dai botteghini degli stadi: le Librerie vi Aspettano, i Teatri vi Aspettano, le Pinacoteche vi Aspettano, vi Aspettano Coloro che Furono Degni di essere Ospitati in questi Luoghi; vi Aspettano le loro Anime, Dissolte in Parole, in Suoni Melodiosi, in Colori che Riproducono i cieli, i mari, i tramonti, le albe, la Bellezza dei Corpi, i Visi di Uomini, Donne, Fanciulli, Fanciulle nel loro Vivere tra il dipanarsi dei Millenni. Voi foste fatti a ciò che, naturalmente, vi Aspetta, da cui, storicamente, siete stati allontanati. Liberatevi della storia, Donatevi alla Natura e ChiedeteLe Scusa di essere stati così a lungo da Essa lontani.
Ancora, Il dramma umano e la conseguente dialettica nei rapporti relazionali con l’altro, con gli altri, non sta negli “smartphone”, sui quali, secondo statistiche affidabili, ponete il ditino per 200 ore l’anno, inutilmente, disumanamente, sebbene nel Prossimo, nei Prossimi in Carne ed Ossa, che dovete Vedere per AppercepirNe ciò che Egli può Darvi, ciò che Essi possono Darvi e per Prendere Nota di ciò che, vicendevolmente, avete il Dovere di RimetterGli, di Rimettere loro in una Comunità non disperante di Comunione.