L’Acquedotto pugliese? Può e deve essere ripubblicizzato, senza se e senza ma.
Ne è convinta la Federazione metropolitana di Bari di Rifondazione comunista, che sull’argomento ha diffuso uno scritto nelle ultime ore.
Questo: “Dopo giorni, settimane e mesi di lavoro, il tavolo tecnico paritetico tra Regione Puglia e Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” ha dimostrato che è possibile trasformare l’Acquedotto pugliese in un’azienda speciale a gestione pubblica e governata con la presenza dei cittadini. Si tratta della proposta di legge messa a punto da Alberto Lucarelli, che da assessore si è già occupato della ripubblicizzazione dell’acquedotto di Napoli.
A questo punto, l’unico ostacolo rimane la volontà politica della Giunta regionale a guida Partito democratico e del suo presidente Michele Emiliano. Sì, proprio Emiliano che rinvia di mese in mese la decisione sul futuro dell’acqua bene comune. Lo stesso governatore che all’epoca del referendum contro la privatizzazione dell’acqua e del servizio idrico integrato, insieme a tanti altri, si opponeva alle politiche liberiste del centrodestra. Oggi aspettiamo una scelta di coerenza e onestà intellettuale che sottragga l’Acquedotto pugliese alle regole di mercato e alle speculazioni finanziarie, garantendo il diritto all’accesso a tutti i pugliesi, in linea con la volontà popolare emersa chiaramente dal referendum del 2011 e che tutti i governi successivi hanno provato in ogni modo a disattendere”.
Della federazione metropolitana fa parte anche il circolo bitontino di Rifondazione comunista (segretario è Dionigi Tafuto), i cui militanti hanno deciso di effettuare sabato 23 e domenica 24 settembre una importante attività di volantinaggio.
Secondo i militanti, infatti, la questione dell’acqua comprende anche l’uso delle acque reflue, e l’acqua riciclata dal depuratore di Bitonto non va sprecata ma va utilizzata per uso sociale.
Anche per questo motivo, allora, Rifondazione comunista chiede al sindaco Michele Abbaticchio un sistema idrico “duale”.