DI FRANCESCA MORRELLI
Si chiude con un omaggio d’olio extra vergine d’oliva di Bitonto, ad auspicio del superamento di tutte le difficoltà del nostro territorio, la discussione – tecnica, competente ed anche animata- su “Inquinamento e tutela della salute”, sul finire della tregiorni – dal 3 al 5 ottobre- della quinta edizione del Festival ‘Che AmbienTe”, promosso dal Centro Studi ‘Sapere Aude’.
Sulla locandina che promuove l’evento – ha fatto notare da subito il moderatore, il direttore del daBitonto, Mario Sicolo – , quel ‘Te’ pare un’enclitica, a chiamare in causa la responsabilità di ognuno nel rapporto tra ambiente e salute, tema dell’incontro.
Prestigiosi i relatori intervenuti, molti dei quali provenienti da Taranto, città emblema di una corrispondenza insana fra questi due poli, che sta tentando di passare da capitale della diossina a capitale della Magna Grecia, ripulendo e ricostruendo la Storia, anch’essa ricoperta da polveri sottili.
L’assessore Edmondo Ruggiero, con deleghe all’Urbanistica, Mobilità e Innovazione del Comune bimare, ha evidenziato la necessità di un processo green di decarbonizzazione, anche nel rispetto delle regole del binomio lavoro-salute. Rinfonzato il suo intervento da Pietro Castronovi, Presidente della Commissione Verde di Taranto, che vorrebbe la sottoscrizione di un accordo di programma tra le istituzioni ed i nuovi proprietari dell’acciaieria più tristemente famosa d’Italia per la gestione e la decarbonizzazione dell’impianto.
Nella direzione di una inversione di tendenza da capitale dell’acciaio, come è stata raccontata fino ad oggi, a polo turistico va pure la recente sentenza del Tribunale Civile di Taranto, rappresentato dal magistrato dott.Raffaele Viglione. Parole intense, appassionate le sue, non prive di una lunga citazione pasoliniana dedicata a Taranto, ma soprattutto puntuali e tecniche. Riepilogando in maniera sintetica e chiara la storia processuale che ha visto promotori il Comune di Taranto e i cittadini, Viglione ha posto l’accento su una sentenza storica, che ha riconosciuto prima di tutto il danno di immagine della città. Infatti se Taranto è salita alla ribalta nazionale come la città delle “cozze alla diossina”, delle ciminiere e per il primato di carcinoma anche infantile, non è certo colpa delle campagne mediatiche che, per dovere di informazione, hanno dovuto evidenziare l’emergenza sanitaria, ma di chi non è intervenuto per adeguare la produzione agli standard ecologici pur esistenti, ignorando i danni, spesso irreversibili, anche di reputazione, all’intera comunità.
Presenti all’incontro anche rappresentanti delle istituzioni locali, come l’ingegnere Cosimo Bonasia, Assessore alla Polizia Locale del Comune di Bitonto ed il Sindaco Francesco Paolo Ricci, che hanno portato all’attenzione l’azione amministrativa in campo di tutela dell’ambiente e della salute, attraverso l’installazione nelle diverse aree della città di colonnine diagnostiche della salubrità dell’aria, oltre che di promozione di autobus elettrici di qui a breve e alla bonifica ottenuta per la discarica in via Torre d’Agera. Ancora una volta, l’invito è stato a viaggiare su frequenze diverse, di responsabilità al singolare per una Bitonto sostenibile.
Tralasciando, poi, il troppo acceso dibattito tra Savino Gambatesa, presidente nazionale dell’Associazione “Fare Verde” – promotrice di una concezione di ecologia integrale, una visione olistica, sociale culturale economica, di tutela di ambiente&salute – e Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani -che ha attaccato ‘gli ambientalisti da salotto e da tastiera’ che non considerano quanto il problema Xylella o quello cinghiali possa incidere sull’economia locale, che sopravvive grazie ad una produzione genuina e sana, troppo spesso frenata a favore di prodotti esteri non tracciati- , sintomo, questo controbattere, di una frequente incomunicabilità e di un mancato coordinamento tra le voci del nostro territorio, dulcis in fundo, la parola è data ad Antonio Moschetta, cittadino bitontino i cui titoli – medico, scrittore, ricercatore, scienziato…- sono così tanti che è tanto difficile presentarlo quanto non conoscerlo.
Il dott. Moschetta ha portato, ancora una volta, forte, il suo valore aggiunto a tutta la tavola rotonda: anno 2003, il prof. Dulbecco annuncia in una conferenza il sequenziamento del DNA, ma annuncia pure, poi, che l’Uomo è il risultato per i due terzi del rapporto con l’ambiente. Pertanto, conclude Moschetta, riportandoci ad oggi, ciò che inaliamo, ingeriamo e tocchiamo ha su di noi un ruolo potenzialmente carcinogenico. La salute dell’Uomo è contaminata dal territorio circostante ed il mancato rispetto di quest’ultimo ha come stazione ultima il nostro cervello, dove studi recentissimi hanno riconosciuto la presenza di microplastiche.
Insomma, in un “Traetta” occupato per un buon numero di giovani studenti quasi ‘maturi’ per “avere il coraggio di conoscere”, come recita l’esortazione oraziana a cui si ispira il Centro Studi promotore, c’è un “elefante nella stanza” che tutti fingono di non vedere, pure quando qualcuno accenna all’estirpazione di ulivi monumentali nel territorio di Taranto: a pochi metri da questa location nobile, cassa di risonanza di parole altrettanto nobili, alcuni lecci sarebbero pronti a far sentire la loro voce – sì, davvero, perché gli alberi hanno un proprio sistema neurobiologico e lo ha dimostrato il LINV del prof. Stefano Mancuso – e invece qualcun altro è pronto, in questi giorni, ad estirparli.
Chi è pronto ad ascoltarli?