Non solo errori materiali dei capostazione e del capotreno, ma anche responsabilità a monte per i mancati investimenti in sicurezza e vigilanza. Sono le gravi accuse dei pm della procura di Trani che oggi ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nell’inchiesta sull’incidente ferroviario del 12 luglio 2016 che causò 23 morti e 50 feriti. Ferrotramviaria, non avrebbe investito circa 650mila per installare un sistema di sicurezza migliore. L’azienda avrebbe inoltre tenuto nascosto 20 incidenti evitati negli ultimi quattro anni.
Accuse che arrivano anche al ministero dei Trasporti, in particolare a due dirigenti che non avrebbero adottato provvedimenti urgenti affinché la rete fosse adeguata. Pur essendo a conoscenza dei rischi connessi alla gestione del traffico ferroviario col regime del blocco telefonico, denunciato già da una relazione ministeriale di inchiesta su un altro incidente ferrociario avvenuto in Sardegna nel giugno 2007.
L’inchiesta, che è coordinata dal procuratore Antonino Di Maio e affidata al pool composto da Michele Ruggiero, Alessandro Donato Pesce e Marcello Catalano, vede gli indagati accusati dei reati di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose.
Diciotto sono gli indagati, più 14 dipendenti di Ferrotramviaria e altri dirigenti e amministratori, tra cui Enrico Maria Pasquini, Gloria Pasquini, il direttore generale Massimo Nitti e il direttore di esercizio Michele Ronchi. Due indagati sono funzionari dell’Ustif, l’ente ministeriale dei Trasporti che fino al settembre 2016 ha vigilato sulla sicurezza dei treni delle reti locali.
E infine Virginio Di Giambattista, a capo della struttura ministeriale che si occupa dei Sistemi di Trasporto ad Impianti Fissi e il Trasporto Pubblico Locale, ed Elena Molinaro, del ministero dei Trasporti.
Secondo i pm, a sbagliare materialmente furono i capistazione Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, il capotreno Nicola Lorizzo e il dirigente del movimento Francesco Pistolato. Piccarreta avrebbe concesso il via libera al capotreno Lorizzo, non comprendendo che il binario era occupato da un altro treno. Oltre a questo deve rispondere anche dell’accusa di falso perché avrebbe falsificato il registro della stazione nascondendo la mancata telefonata ad Andria. Pistolato, invece, per i magistrati avrebbe messo sui binari un treno supplementare partito prima del ‘principale’. Uno sbaglio che a sua volta avrebbe indotto in errore Piccarreta, che avrebbe dunque dato il via libera al convoglio.
Le responsabilità di dirigenti e amministratori di Ferrotramviaria, invece, deriverebbero dall’aver risparmiato oltre 650mila euro dalla mancata installazione del blocco conta assi, un sistema di sicurezza in grado di ridurre quasi a zero i rischi di incidente. Nel frattempo, come riporta Il Fatto Quotidiano, la concessionaria nel 2016 ha avuto 4.7 milioni di utili e ne ha distribuiti 2.5 agli azionisti, attuando una strategia aziendale finalizzata ad accrescere gli utili, a discapito della sicurezza della circolazione.