Sono diventati 12 gli ospedali in “prima linea” nell’emergenza coronavirus: all’iniziale rete si sono aggiunti gli ospedali di Galatina (Lecce) e Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia). Lo hanno spiegato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il direttore del dipartimento regionale Salute, Vito Montanaro. I posti di terapia intensiva passano da 173 a 344; quelli di pneumologia da 186 a 564 posti letto; quelli di malattie infettive da 352 a 709 unità. A questi si aggiungono 493 posti letto post acuzie per quei pazienti guariti, complessivamente quindi i posti letto sono 2.143. Completano la “rete Covid” gli ospedali Policlinico di Bari, il Riuniti di Foggia, Perrino di Brindisi, Moscati di Taranto, Fazzi di Lecce e l‘ospedale di Bisceglie, per quanto riguarda i pubblici; l’ecclesiastico è il Miulli di Acquaviva delle Fonti, i tre privati che hanno aderito all’appello della Regione sono Villa Lucia di Conversano (Bari) e Anthea Hospital, sempre a Bari, e Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo. Gli ospedali “No Covid“, invece, sono 24 pubblici e 22 privati, in tutto quindi 46. Alla situazione attuale, inoltre, si sono assunte 750 persone che arricchiscono il personale sanitario e, a tutte le Asl, è stato dato mandato di “prorogare i contratti a tempo determinato in scadenza”, ha chiarito Montanaro. Per il personale sanitario è stata aperta, inoltre, la possibilità di risiedere nelle strutture alberghiere che la Regione metterà a disposizione.
L’ulteriore rafforzamento della rete ospedaliera si è reso necessario per fronteggiare uno scenario che “speriamo non si verifichi mai con 3500 contagiati da coronavirus, ma che comunque dobbiamo preparare per evitare di essere presi in contropiede“, ha spiegato il presidente Michele Emiliano. “Ad oggi – ha precisato – il 38% degli ammalati è ricoverato e il 7% è in terapia intensiva. Attualmente 121 pugliesi sono ricoverati in rianimazione, 154 in pneumologia e 294 in malattie infettive”.
“Come era stato detto, il primo Piano di riordino, cioè la fase uno della riorganizzazione ospedaliera, era stata condotta sulla base di una previsione che era quella che noi avevamo indicato come ‘il peggior scenario possibile’ di duemila casi in Puglia”. Questi duemila casi, secondo le previsioni, sarebbero dovuti esser notificati entro il 25 marzo. “Grazie al cielo, possiamo dire che gli sforzi messi in atto dalla sanità pubblica regionale e anche dalle misure del Governo centrale ad oggi fanno sì che in Puglia si siano raggiunti circa 1800 casi. Su 14mila tamponi effettuati 1800* sono risultati positivi (*dato aggiornato a ieri mattina, ndr.), pari al 12,8 per cento”. Si tratta di una percentuale particolarmente favorevole: “significa che noi siamo abbastanza confidenti che i numeri che forniamo siano molto vicini alla realtà del sistema di sorveglianza. C’è da dire, peraltro, che il 18% di questi casi segnalati sono asintomatici a cui si aggiunge un 25% di pauci-sintomatici, che non hanno bisogno di ospedalizzazione. Ad oggi è ospedalizzato il 45% di tutti i pazienti positivi, proprio perché la base è costituita da persone che sono perlopiù asintomatiche o pauci-sintomatiche. I pazienti critici e severi sono pari al 24%”.
“Il livello di attenzione deve essere altissimo in Puglia e nel Sud Italia, noi siamo seduti su una polveriera, in situazione di massima allerta: allentare ora questa attenzione potrebbe essere un po’ rischioso. Dobbiamo restare in casa il più possibile, è prematuro modificare le disposizioni previste nel decreto governativo” – ha aggiunto il prof. Pierluigi Lopalco, coordinatore scientifico della task force regionale, commentando la circolare ministeriale che autorizza le passeggiate genitori – figli.
“E’ solo una circolare interpretativa di un capo gabinetto che non innova il decreto, lo ha solo esplicitato – ha concluso Emiliano -. Non c’è alcun allentamento, dobbiamo restare a casa come prima“.