Rimossa l’opera fatiscente e provvisionale in legno posta sotto l’arco ubicato in via Maggiore a Bitonto e crollata nei giorni scorsi. È quanto previsto dall’ordinanza, firmata dal sindaco Francesco Paolo Ricci, con cui è stata disposta fino alla messa in sicurezza la chiusura del traffico veicolare, tra piazzetta Margherita di Durazzo e via dott. Francesco Ambrosi, e pedonale, tra i civici 85 e 89 della strada interessata. «Si farà chiarezza sull’accaduto -ha aggiunto Ricci-. Pare, a detta dei tecnici, non ci siano timori di crollo per l’arco. Stiamo, comunque, monitorando». «L’arco sicuramente ha bisogno di essere rinforzato -ha precisato Francesco Brandi, assessore all’edilizia privata-, però non è stato dichiarato pericolante da nessuna perizia ufficiale». Al momento, è stata effettuata, ieri, la rimozione dell’attuale pericolo costituito dall’armatura in legno, «atta a contenere la caduta di materiale -come si legge nell’ordinanza-, realizzata in epoca imprecisata da soggetti ignoti». La segnalazione del cedimento è stata fatta mercoledì sera, il Comando di polizia locale ha effettuato un sopralluogo insieme al responsabile del servizio territorio, Gianpiero di Lella, e ad una squadra del comando provinciale dei vigili del fuoco. È stata emessa, il giorno seguente, l’ordinanza dal sindaco in qualità di autorità locale di protezione civile e poi è stata effettuato l’intervento di messa in sicurezza garantendo la pubblica e privata incolumità. Non sarebbe, purtroppo, questo l’unico esempio di struttura fatiscente e pericolante nel centro storico. Le ultime segnalazioni da parte dei residenti della zona risalirebbero a fine novembre (https://bit.ly/3Ak5kpB). Basta raggiungere la scalinata che porta verso Muro del macello, dove ci sarebbero alcune chianche sconnesse, per verificare lo stato fatiscente in cui versa un’abitazione nelle vicinanze, la struttura alla base della gradinata d’accesso pare rischi di crollare e che qui manchino dei mattoni di tufo. Ci sono poi tra due edifici, presso corte Giovanni Pietro Ministri, dei ponteggi in legno e ferro che sarebbero in stato precario, alcune travi pare siano rotte. «La quasi totalità degli edifici del centro antico sono di proprietà privata -ha sottolineato Brandi- e in alcuni casi i proprietari sono irreperibili. Invocare l’intervento pubblico è comprensibile, ma non può essere risolutivo». «Il Comune -ha spiegato il sindaco- può intervenire invitandoli a ripristinare le condizioni di staticità e messa in sicurezza, può diffidare i privati e qualora questi non intervengano, può agire a danno degli stessi». È stato fatto dall’ingegnere Domenico Avena un censimento degli immobili in stato di abbandono nel centro storico, con un impegno di spesa di 26 mila euro, «provvederò a dare una delega specifica a un consigliere comunale per dare seguito a questo lavoro. Partirà poi la seconda fase delle diffide e intimidazioni ai privati di messa in sicurezza. Se non verrà eseguita, si procederà con altre iniziative. Ma non è un processo immediato», ha concluso Ricci. «Bisogna guardare a lungo termine. Dopo secoli di stratificazione storica e urbanistica, il risveglio avutosi negli anni ’90 non può produrre frutti immediati -ha detto Brandi-. Si può lanciare un programma di incentivi per le ristrutturazioni nel centro antico, nonché per le nuove residenze, non costruzioni, ma gente nuova che sceglie di abitare il centro antico. Bisogna migliorare i servizi, in particolare la mobilità, per aggiungere valide ragioni ad una scelta che oggi appare ancora coraggiosa. Questo potremo fare con il Piano Urbanistico ai nastri di partenza».