Il “piccolo Zidane” non correrà più sul prato verde di un campo di calcio per coronare il sogno della sua vita. Una vita spezzata da un vile attentato criminale ad una sala giochi di Altamura, sua città natale, che lo ha gettato in uno stato di coma profondo per cinque mesi. Il cuore di Domenico Martimucci, che avrebbe compiuto 27 anni il prossimo 19 agosto, ha cessato di battere in una clinica di Innsbruck specializzata in riabilitazione neurologica dov’era stato trasferito appena una settimana fa per alimentare la speranza di un possibile risveglio. Dopo i giorni dolenti trascorsi in un letto del reparto di rianimazione “Brienza” del Policlinico di Bari, i genitori e le due sorelle Lea e Maddi, sorretti dalla fede in Dio e dalla preghiera, avevano deciso di farlo curare in Austria.
Intorno a ‘Domi’ come lo chiamavano affettuosamente gli amici che gli hanno dedicato anche un’associazione, si era creata una catena di solidarietà per raccogliere fondi e consentirgli di affrontare il viaggio della speranza ed essere sottoposto ad una delicata e lunga “terapia emotiva”. Purtroppo, nonostante la forte fibra di atleta il fisico del calciatore tesserato per il Castellaneta (campionato di Eccellenza pugliese) si è spento definitivamente. Una lenta agonia. Da quella terribile notte oscura del 5 marzo scorso in cui Domenico Martimucci rimase gravemente ferito insieme ad altri sette coetanei per gli effetti devastanti della violenta esplosione di un ordigno nella sala giochi Green Table di Altamura. Due delicati interventi chirurgici alla testa per rimuovere alcune schegge metalliche, poi le interminabili giornate in ospedale sospeso tra la vita e la morte. Le indagini dei carabinieri hanno portato all’arresto di quattro persone, tra presunti mandanti ed esecutori dell’attentato esplosivo.
In manette è finito anche Mario Dambrosio, 43 anni, fratello di Bartolomeo, boss di Altamura ucciso in un agguato nel settembre del 2010. Il movente sarebbe da ricercarsi nella lotta per il controllo del mercato del gioco d’azzardo. La Dda ha formulato l’accusa di strage che è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari.
Domi è sempre stato considerato un calciatore promettente. Quand’era ragazzino lo soprannominavano “il piccolo Zidane” per le movenze e per le qualità tecniche molto simili al campione franco-algerino. Cresciuto in una squadra giovanile di Altamura, ha poi disputato alcuni campionati dilettantistici con la Fortis e lo Sporting società murgiane. Nella stagione passata ha indossato la maglia del Castellaneta diventando l’idolo dei tifosi biancorossi. “Un atleta esemplare dentro e fuori dal campo. Centrocampista di grandi doti tecniche con un carattere forte. Mai una parola fuori posto, sempre corretto, bravo nel dettare i tempi del gioco” – lo ha sempre descritto così l’allenatore Walter Lippolis. In questi mesi è stato circondato dall’affetto e dal conforto di amici, della gente comune, dei compagni di squadra. La sua drammatica vicenda ha scosso il mondo del calcio. Gli juventini Chiellini, Marchisio e Storari unitamente a Ilner, Benitez e Higuain del Napoli tempo addietro gli inviarono un messaggio di incoraggiamento; come pure Simone Zaza, alcuni giocatori del Bari, del Cagliari, l’intero movimento dilettantistico pugliese. Recentemente parole di solidarietà e tenerezza erano arrivate da Lino Banfi con una dedica firmata Nonno Libero.
Ora è il momento del dolore, della tristezza. Altamura è in lutto. Sul web sono innumerevoli i messaggi di cordoglio, di amicizia per questo ragazzo solare e pieno di vita, vittima innocente della barbarie malavitosa. Sul sito della sua squadra, il Castellaneta si legge: “Vogliamo ricordarti cosi, sempre col tuo sorriso. Ogni parola è solo superflua. Ciao Campione, adesso giocherai in cielo tra gli angeli come te”.
per gentile concessione dell’autore e di FAMIGLIA CRISTIANA