C’era qualcosa di sacro nell’opera della professoressa Maria Antonietta Elia, rapita nella giornata di ieri dal solito, brutto male crudele. Forse perché s’era dedicata alla scoperta d’autrici che avevano avuto vite dolenti e tormentate, accostandosi ad esse con cura e attenzione; forse perché recuperava con antico coraggio l’origine della parola “studio”, sinonimo sincero della passione intesa come profonda dedizione alla lettura e alla comprensione dei capolavori dei classici, antichi e non solo; forse perché vestiva di parole autentiche i più segreti palpiti del cuore, sentendosi sempre minuscola parte dell’infinito creato.
Di certo, il suo scrivere era ascesi di fede e cultura, e commuoveva il suo modo di sfogliare le pagine dei libri con delicatezza, quasi carezzasse i visini di adorati bambini.
E così tu ammutolivi incantato dinanzi a questa docente che sapeva donarsi con estrema generosità ai suoi studenti, che educava al culto dell’altezza e della meditazione, a questa scrittrice che vergava prose e poesie, che segnavano sentieri di luce da seguire col passo sicuro di chi non teme, a questa donna minuta che era un gigante della letteratura che narra i sentimenti più elevati.
Per questo, spesso si sentiva fuori dal tempo, quando non capiva perché qualcuno addirittura la osteggiasse.
Numerose e di gran pregio – a cominciare dalla grafica felice della casa editrice Adda – le sue pubblicazioni: fra le altre, i lavori con gli allievi fra Alfieri e Montale, la valorizzazione della lirica e della biografia stessa della giovane e sventurata Isabella Morra, il monumentale cofanetto di più tomi del diario di Anna De Renzio, il Canzoniere di Francesca Scivittaro, il romanzo malinconico e avvincente “Ad occhi chiusi“, un percorso esaltante nel capolavoro dantesco attraverso artistiche cartoline illustrate, svariate sillogi poetiche.
Era stata insignita dei titoli di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e Dama pontificia di San Silvestro Papa.
Ha vinto premi un po’ ovunque e ricevuto riconoscimenti pure prestigiosi, ma io sono sicuro che tante donne, che erano state dimenticate da tutti e che la prof aveva liberato dal famelico velo dell’oblio, ora saranno lassù ansiose d’abbracciare Maria Antonietta Elia, la poetessa che più di tutte le ha amate…
P.s. In foto, con l’indimenticato pugile-filosofo Vincenzo Cerami.