Storie diverse, differenti modi di raccontare, un’unica visione: un mondo migliore.
Il futuro del nostro pianeta è nelle mani dei giovanissimi, ma anche nelle loro penne, che hanno provato a descriverlo e a dare a tutti un’indicazione.
A fornire l’input è stato “Scriviamoci” 2020, il concorso di scrittura rivolto ai ragazzi delle scuole superiori, promosso dal Centro per il Libro e la Lettura (CEPELL) in collaborazione con il MiBACT e il MIUR.
A distinguersi nel progetto sono state ben tre studentesse del biennio del Liceo Scientifico “G. Galilei”: Martina Dachille, Serena Coviello e Nancy Colapinto.
Le prime due, classificatesi al secondo e terzo posto, hanno già fatto emozionare con i loro racconti il pubblico de “Il Salone del libro” di Torino.
Ora, insieme al racconto della loro compagna, selezionato dalla casa editrice “Città Nuova”, potranno condividere la loro storia con tutti i lettori.
“Il Mostro”, “Città di viventi” e “Sono cose che non si dimenticano” sono stati infatti inseriti nel libro “Il mondo che vorrei (il futuro del pianeta raccontato dai ragazzi)”.
Il volume è stato presentato, qualche giorno fa, nel corso di una diretta streaming. Ad intervenire, insieme alle prime tre classificate del concorso, sono state le curatrici Mirna Molli e Maria Greco, Matteo Girardi, editor di “Città Nuova” e Eraldo Affinati, segretario della casa editrice. Sua la prefazione del libro, in cui ha sottolineato l’importanza della scrittura nei ragazzi, soprattutto in questo momento drammatico, di cui loro saranno testimonial negli anni.
“Un momento triste in cui hanno saputo mantenere il senso di coralità, in cui sono stati chiamati insieme ai loro insegnanti ad uno sforzo, a privarsi del contatto diretto, insostituibile per il mondo della scuola”.
Al senso di “coralità” è proprio legato il racconto di Serena Coviello, scritto durante il lockdown. Prendendo spunto dai viaggi di Renzo Tramaglino nella Milano appestata, la ragazza ha descritto nel suo “Città di viventi” il senso di straniamento provato dai ragazzi nel percorrere le strade della nostra città.
La seconda classificata, Martina Dachille, invece, ha concentrato la sua attenzione sulla realtà dell’ILVA di Taranto e sulla difficoltà di scegliere tra salute e lavoro. Nato dall’analisi di un quadro di Hopper, il suo elaborato vede come protagonista una ragazza che, dopo la morte del padre, trova il coraggio di abbandonare la propria terra.
Un voglia di salvezza che è comune a quella dei migranti, protagonisti del racconto “Sono cose che non si dimenticano”, scritto da Nancy Colapinto e da tutti gli alunni frequentanti il PON “Creattiviamoci”.
Il salvataggio della bimba Lilla ha portato i ragazzi a descrivere il fenomeno dell’immigrazione da più punti di vista: quello della pediatra, dei soccorritori, del mare (un tempo simbolo di scambio, ora cimitero), e persino di un leghista che vede il salvataggio come un problema, ma in fin dei conti è anche turbato da quelle immagini.
Tre lavori, dunque, nati da un grande studio, dal grande impegno delle ragazze, ma anche dei loro docenti, che le hanno affiancate e stimolate, insegnando loro le varie tecniche e strategie di scrittura.
Il successo allora è ancora più bello, più grande e da condividere e fa ben sperare nel futuro dei ragazzi, del Liceo, ma anche di tutta la comunità di Bitonto e non solo.