È tempo di Carnevale. Nella tradizione mediterranea, il nome deriva da carnem levare, cioè privarsi della carne, ed evoca l’ultimo banchetto tenuto dagli osservanti cristiano-cattolici prima della Quaresima, in ricordo del digiuno di Cristo nel deserto.
Si è soliti far ricomprendere questo periodo tra la festività di S. Antonio Abate ed il Martedì Grasso, che precede il Mercoledì delle Ceneri.
In altra epoca sarebbe stato il tempo di vacatio, la sosta dopo la fine dei lavori agricoli e delle feste religiose, ciò che il teologo protestante Florens C. Rang ha definito come momento di pausa, l’interregnum tra il tramonto dell’Anno Vecchio e l’inizio dell’Anno Nuovo, il corteo di stelle metaforicamente inscenato nella processione dei carri in cartapesta lungo le vie del paese.
Nelle due Frazioni di Bitonto, Domenica 19 Febbraio, la ritualità mascherata del Carnevale prenderà corpo nelle rispettive piazze e tra le vie dei paesi.
A Mariotto si esibiranno in Piazza Roma i protagonisti della serata “Le stelle di Hokuto” con costumi e sigle musicali dei cartoon e serie tv degli ultimi cinquant’anni. La festa proseguirà con la Cartoon Night, organizzata da Wonderful Eventi, con il patrocinio del Comune di Bitonto e la collaborazione della Parrocchia Maria SS. Addolorata, con spettacoli circensi e comici, e la Mascotte di Daniel Sound per i più piccoli.
A Palombaio l’Oratorio Anspi “San Gaspare Bertoni” ha allestito alcuni carri allegorici, il cui leitmotiv è l’Accoglienza. I carri sfileranno lungo le vie del paese Domenica 19, a partire dalle 15:30. Seguirà, dalle 18:30 l’animazione in Piazza Milite Ignoto, con DJ Sergio Schiavone e vocal Nino Schettini.
Con Padre Fulvio Procino, responsabile della parrocchia Maria SS. Immacolata, presidente Anspi Palombaio e promotore del Carnevale di Palombaio, giunto alla nona edizione, abbiamo svolto alcune riflessioni, riassuntive dell’entusiasmo di tutti coloro che hanno condiviso l’esperienza dell’organizzazione del Carnevale di quest’anno.
I preparativi del Carnevale come esperienza cristiana di condivisione
« Se partiamo dalla proposta del Sinodo, essa deve intendersi nella concretezza della vita comunitaria: uno dei cantieri di Betania è quello dell’Accoglienza, e così abbiamo declinato la pastorale dell’anno su questo “ideale” dell’accoglienza, che non è un “vieni anche tu” ma è un rendere appetibile ciò che tu fai perché l’altro dica: “ci voglio essere” ».
Come è stata concretamente vissuta l’accoglienza?
« L’esperienza dell’accoglienza come rapporto osmotico tra l’accogliente e l’accolto l’abbiamo vissuta anche durante i giorni del presepe vivente quando alcuni volontari si sono offerti per dare una mano, coinvolgendo anche le rispettive famiglie nell’organizzazione, senza mai sentirsi estranei, ma parte integrante di un gruppo. Per fare una citazione evangelica, è come quando Filippo, che dopo il: “Seguimi” di Gesù, dice allo scettico Natanaèle: “Vieni e vedi” (Gv 1, 46). Si parla tanto di comunità, sì, ma sarebbe bello se Mariotto e Bitonto si sentissero parte integrante di queste iniziative a Palombaio: è la cristianità che si accoglie vicendevolmente sentendosi sempre a casa. Questo è anche un modo di fare sinodalità, dove nessuno è maestro e dove si cammina e si cresce insieme, lasciandosi interrogare reciprocamente: ecco il cantiere.
Il Carnevale non è tanto nella sua manifestazione folklorica ma nel cantiere, nel laboratorio che lo sottende. Vedere le mamme che si sono presentate spontaneamente, passandosi la voce tra di loro, e sentendo di abitare nella stessa casa, mi fa dire che, in questo senso, il Carnevale ha già raggiunto il suo scopo ».
Veniamo ai carri allegorici: a quali personaggi s’ispirano?
Rispetto al tema dell’accoglienza, abbiamo lavorato con un po’ d’immaginazione: ci sarà Biancaneve, ospitata nei lettini dei sette nani, con la casa comune, e i Tre Porcellini riletti non tanto nel senso della difesa di se stessi, con la costruzione delle mura o della baracca e una capanna che Ezechiele Lupo vuol distruggere, quanto in quello di pensare all’accoglienza nelle sue diverse forme: tu puoi essere paglia, legno, mattone, ma hai sempre la possibilità di essere casa. Quindi non importa quello che tu senti di essere ma quello che tu sei perché “sei casa”, per me, per l’altro, ma anche per te stesso. La cosa bella è vedere quel che è successo in questi giorni: mamme, ragazzi e adulti che cucivano vestiti e davano suggerimenti, e ogni sera spontaneamente qualcuno preparava da mangiare per gli altri, facendo nascere il desiderio, persino in alcuni mariti più ritrosi, di lasciarsi coinvolgere nei preparativi.
Perché organizzare il Carnevale, in un’epoca di carnevalizzazione dei costumi lungo tutto l’anno?
«Non è il Carnevale della trasfigurazione in senso negativo ma della manifestazione di una genuinità nei rapporti. Il Carnevale ci rende tutti un po’ bambini, ingenui e ci permette di dire di noi ciò che non riusciremmo a dire diversamente, ma non come maschera ma come disvelamento: è, dunque, il Carnevale che ci fa togliere le maschere e ci fa tornare ad essere semplici, è il Carnevale che ci smaschera».