Un caso così poteva accadere solo in Italia. Un ispettorato che multa i dipendenti di una amministrazione, per giunta sanitaria, per aver fatto più del loro dovere in un periodo oltremodo drammatico com’è stato quello caratterizzato dal virus letale denominato Covid. Per fortuna, la massima autorità dello stato è intervenuta per far applicare il buon senso ad una situazione che spariva paradossale, se non addirittura illogica, per quanto (forse) giuridicamente esatta.
“Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è dimostrato un padre e, come sempre, tutore della nostra preziosa Costituzione. Ora, però, chiedo alle istituzioni di accendere i fari sulla situazione che vivono tutti i medici del settore dell’emergenza-urgenza italiani, che sono allo stremo delle forze, con organici risicatissimi”. Lo ha detto il direttore del pronto soccorso del Policlinico di Bari, Vito Procacci, raggiunto telefonicamente dall’Agi, perché nei giorni scorsi, assieme ad alcuni suoi colleghi, si è visto recapitare una sanzione amministrativa da parte del locale Ispettorato del lavoro pari a 27.100 euro. Tutto per “aver adempiuto al nostro dovere ineluttabile di operatori sanitari durante il periodo tragico dell’emergenza covid”. Il verbale imputava “di non aver rispettato all’epoca i riposi prescritti e di aver lavorato più delle ore previste”. Nel periodo pandemico al Policlinico di Bari furono salvati 8600 pazienti, di cui 1600 ventilati meccanicamente. “Mi aspetto ulteriori risposte nei prossimi giorni – ci spiega Procacci -. Per il momento la sanzione nei miei confronti e dei miei colleghi è stata sospesa, ma ora si attende la valutazione di una eventuale revoca”. Questi giorni “sono stati caratterizzati da un sostegno, una solidarietà e un affetto che ha confermato che c’è chi tiene a me, a noi, alla figura dei medici. E di questo sono grato dal profondo del cuore”, ha detto. Occorre però uno scatto di reni: “Non si può continuare a sminuire e a non dare valore, ai medici di emergenza – urgenza, più alto baluardo della salvaguardia della salute, che scontano pesantemente il peso di carichi assistenziali insostenibili con organici ridotti allo stremo”. Cosa servirebbe? “Mai come oggi è necessaria un’azione istituzionale per valorizzare la figura del medico di emergenza-urgenza e degli infermieri che operano nei pronto soccorso – ci risponde -, in modo da invogliare i giovani ad intraprendere questo tipo di carriera, che è la più bella delle branche, perché si ha la possibilità di salvare vite continuamente”. Quindi, nonostante, durante il periodo pandemico siete stati definiti “eroi”, la situazione di emergenza non è cambiata, giusto? “Non è cambiata per niente – conclude il dottore -. Si stentano a dare delle risposte e, in tutto ciò, immaginate la situazione psicologica in cui vivono i medici. Da questa vicenda paradossale spero di poter essere portavoce di un allarme: che si potenzino gli organici, si sblocchino le assunzioni per il settore dell’emergenza-urgenza e ci sia una politica migliore sul fronte delle retribuzioni. e questo non avverrà, la conseguenza sarà quella di avere una desertificazione negli ospedali a favore di medici ‘gettonisti’”.