Un vile affronto.
Una bassa provocazione.
Un atto di sfida protervo.
Tutto questo è stato l’incredibile agguato di venerdì mattina.
Incredibile, sì, perché non è possibile che in pieno mattino, magari sotto gli occhi di persone innocenti che rischiano di rimanere scioccate dinanzi a scene di inaudita ferocia, nel cuore del centro storico, a pochi passi dal luogo dove è stata barbaramente uccisa la signora Anna Rosa Tarantino, con la città da quasi due mesi sotto il costante presidio delle forze dell’ordine, sia potuta accadere una sparatoria.
Che significa quanto segue.
1. Che lì, a via Maggiore e dintorni, si continua serenamente a vendere e ad acquistare droga.
2. Che la malavita ha comunicato esplicitamente allo Stato che non sa che farsene di tutto questo dispiegamento di uomini in divisa.
3. Che quasi tutto è rimasto invariato, nonostante siano saltate piazze di spaccio e siano stati effettuati arresti.
4. Che troppo tempo è passato fra connivenza e, forse, collusione di tutti, nessuno escluso, motivo per cui ormai è quasi irrecuperabile la situazione.
5. I loschi figuri si aggirano per la città con atteggiamenti che denotano senso di impunità misto ad onnipotenza.
E, allora, se dopo il 30 dicembre ci chiedevamo cosa fosse andato storto nell’intervallo che correva fra le pietre, la storia e la meraviglia, da un lato, e le pistole, la violenza e pattuglie ovunque, adesso ci chiediamo: cos’altro può essere successo se nulla ferma chi decide di ferire o uccidere?
In cosa ha fallito la nostra comunità?
E siamo davvero una comunità? Oppure ognuno è ripiegato sul suo orticello e della sorte comune poco gli cale?
C’è ancora qualche speranza per un futuro migliore?