Diciamo la verità. Ieri, per Bitonto, è stata una giornata bellissima.
Uno di quei pomeriggi in cui affermare, con orgoglio smisurato, che sentirsi bitontini è un vanto.
Il perché è semplice. Una quarantina di minori, sì stranieri, ma residenti da anni nella nostra città hanno ricevuto la cittadinanza simbolica.
È già questo – in un’epoca storica in cui l’immigrato, chi abita in casa nostra ma non è italiano è riempito di pregiudizi, giudizi, insulti e, soprattutto, neanche può e deve sentirsi tale (guarda caso, con il cambio di Governo, lo ius soli è un tema di cui non si parla più) – di per sé è straordinario.
Ma è quello che c’è, c’era dietro, si respira e si respirava, che è ancora più importante.
Teatro di tutto è stata la Cattedrale, non a caso uno dei simboli più belli della città dell’olio e del sollievo.
Pullulava di bambini accompagnati da maestre e genitori. E che sventolavano bandiere della Romania, Albania, Marocco, Algeria, e di tanti altri Paesi di provenienza. E, quindi, sorrisi, abbracci, fotografie. E disegnare su una bacheca vicino all’altare la loro idea di mondo, di convivenza, di fratellanza, di umanità.
A guardarli, ad ammirarli, c’erano sì gli esponenti politici, delle associazioni, delle cooperative, assessori, consiglieri comunali, giornalisti, curiosi, ma soprattutto Bitonto nella sua interezza, fierezza e completezza.
E a fare da sottofondo a tutto questo, da un lato, le parole e la musica di Marco Mengoni con “Essere umani”, (da ripetere il ritornello: “Credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani”) e “Imagine” di John Lennon.
Dall’altro i messaggi dei ragazzi. Le loro frasi e poesie. E la dedica di questo momento così importante ai tanti immigrati, magari anche loro coetanei, che non sono stati così fortunati come loro, avendo avuto un fato molto triste. Il pensiero, allora, è andato a un ragazzo Rom morto all’Hospice, a Mirabela, la ragazzina trovata morta nel marzo 2000 all’incrocio della sp 119, Bitonto-Palo del Colle, e a Magrette, il 24enne senegalese vittima del crollo di una palazzina a Marsiglia un paio di settimane fa.
“I bambini non sono il futuro, ma il presente – ha evidenziato Michele Corriero, presidente del Comitato Unicef di Bari e della Città metropolitana – e garantire i loro diritti significa renderli cittadini più forti e, un domani, adulti consapevoli dei loro doveri”.
“Ho avuto paura – le parole del sindaco Michele Abbaticchio – che l’odio avesse preso il sopravvento anche a Bitonto. Ma le tante persone qui presenti dimostrano che non è così”. Un pensiero a chi non ce l’ha fatta è arrivato anche da don Ciccio Acquafredda.
E il momento più solenne. La cittadinanza, con tanto di consegna di copia della Costituzione italiana, dello Statuto comunale e di una lettera scritta proprio dal primo cittadino. Per un 20 novembre, Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia, che faremo fatica a dimenticare.
La cerimonia di ieri nasce da lontano. Da una lettera che “Città democratica” ha inviato al sindaco già a febbraio, e dal disco verde, in pienissima estate, del Consiglio comunale (https://bit.ly/2KmYV2e). Attenzione, però. Quello che è accaduto nelle ultime ore non è un punto di arrivo, bensì un punto di partenza, anzi il punto di partenza per la prosecuzione di politiche serie di accoglienza.