DI ANTONELLA LECCESE
Ora ha un volto il sovrintendente F., l’ufficiale di polizia dal cuore d’oro di cui abbiamo parlato qualche settimana fa, a proposito della storia di Martin, il ragazzo africano a cui era stata rubata la biciletta. Ad annunciarlo, in un post di Facebook corredato di foto, è ancora una volta Marco Tribuzio, responsabile del Banco delle Opere di Carità della Caritas Diocesana. È stato grazie a un suo intervento sul social network che la vicenda di Martin si è imposta all’attenzione: il ragazzo, recatosi al lavoro come ogni giorno lo scorso Ferragosto, a fine giornata scopre di aver subito il furto della sua bicicletta. Senza perdere la speranza e abbandonarsi alla rabbia per l’ingiustizia subita, il ragazzo si reca a denunciare il furto, e il sovrintendente F., commosso dalla sua storia e dalla sua onestà, decide di regalargli la propria bicicletta, per consentirgli di continuare a recarsi al lavoro ogni giorno.
Marco Tribuzio e Damiano Maggio, che coordina la rete degli Sprar Arci Bari, hanno incontrato il sovrintendente ieri mattina, per comunicargli la loro gratitudine per il gesto compiuto.
“Noi siamo vicinissimi a questi ragazzi”, ha dichiarato in risposta l’ufficiale. “Come poliziotti, il nostro compito non è solo quello di controllare ma anche di essere di supporto a tutte le persone”.
La storia di Martin merita di essere raccontata e ricordata, come ha fatto notare Tribuzio, non solo per la grande generosità e umanità del sovrintendente F., esempio per tutti noi, ma anche per la piena fiducia nelle istituzioni mostrata dal ragazzo africano. Fiducia che, forse, potrebbe contribuire a smantellare alcuni pregiudizi di cui alcuni di noi fanno ancora fatica a liberarsi. “Martin, quando ha subito il furto, non si è fatto problemi ad andare all’ufficio di Polizia di Stato e a denunciare l’accaduto”, ha infatti sottolineato Tribuzio. “Magari qualcuno di noi ci avrebbe rinunciato, invece lui si è comportato come un ligio cittadino che crede nei valori della Repubblica. E se ogni tanto ci lamentiamo per le cose brutte che sentiamo sui ragazzi immigrati, pensiamo anche alle tante cose buone che fanno e alle speranze che coltivano venendo e restando qui”.