Dopo anni di attesa e limbo, finalmente, quindici giorni fa, è partita la Società ambientale nord barese. Subito, si è registrato un insolito fervore fra i dipendenti che si sono messi di buzzo buono a tirare a lucido la città. In men che non si dica sono fioccati post di sindaco e consiglieri che ne illustravano bravura e abilità. Tutto legittimo, per carità. Ma qualche domanda altrettanto legittima nel cuore del cittadino comune, quasi offeso da cotanto giubilo, sorge spontanea. Ma possibile che si meni vanto di chi fa “semplicemente” il proprio dovere? Allora, questo significa che prima nessuno lo faceva (eppure, qualche volenteroso operatore Asv che lottava disperato contro l’inciviltà diffusa dei bitontini noi ce lo ricordiamo. Mah…)? Ancora. Quando i cittadini si lamentavano della presenza di cassonetti tutti ammaccati, arrugginiti e maleodoranti, venivano subito aggrediti dagli immarcescibili guardiani del potere indignati non si sa bene di cosa. Ma, quindi, avevano ragione? E se la situazione di Bitonto appare tragica, tutti i tributi versati in modo massiccio nel corso degli anni che valore avranno avuto? È con questi tristi, desolanti, rattristanti interrogativi che introduciamo il parere dell’amministratore unico di Sanb, Nicola Roberto Toscano, che spiega come stanno le cose.
“A due settimane dalla partenza di Sanb, è indubbiamente la città di Bitonto ad aver manifestato le criticità più rilevanti per la raccolta dei rifiuti. Avevo chiesto personalmente agli operatori impegnati sul campo, vecchi e nuovi, di triplicare il loro impegno e così è stato. Li RINGRAZIO per quel che stanno facendo e che faranno. E lo faccio soprattutto perché si ritrovano quotidianamente ad operare in un contesto particolare. Bitonto è alla vigilia di un passaggio importante, quello al porta a porta su tutto il territorio, ma nel frattempo deve proseguire il servizio col sistema tradizionale dei cassonetti, molti dei quali usurati così come i relativi mezzi di svuotamento e trasporto Gli uni e gli altri tra un po’ non serviranno più e dunque cambiarli adesso sarebbe come rifare il motore ad un’auto che si è già deciso di rottamare tra qualche mese (si sta comunque mettendo mano ad interventi di manutenzione secondo necessità e prudenti criteri di sana gestione economica). Nel frattempo la rara condizione della permanenza dei cassonetti stradali costituisce una attrazione irresistibile per gli sporcaccioni indigeni e forestieri”.
“Constatare che – prosegue l’avvocato- tra servizi ordinari, straordinari e doppi turni – aree appena pulite, ripulite e rilavate, vengano ritrovate stracolme di rifiuti anche ingombranti dopo appena due ore, dovrebbe porre non la domanda “chi non ha pulito?” quanto piuttosto quella “chi continua a sporcare così?”. Problema di ordine pubblico certamente, per il quale ci si sta già attivando per quanto possibile, ma anche questione di civile convivenza che ci chiama tutti ad una maggiore attenzione di responsabilità civica verso tutti i trasgressori. Non esitate a segnalare e anche documentare!”.
“La collaborazione di tutti, dalle istituzioni alle associazioni e ai semplici cittadini, potrà farci superare questa fase di passaggio senza inutili esasperazioni e dispersioni di risorse pubbliche. Per questo si promuoverà al più presto anche un coinvolgimento pubblico aperto ad un salutare concorso di idee dal territorio per efficaci iniziative di sensibilizzazione e dissuasione”, conclude l’ad.