Sono stanchi e disperati i 170 operai dell’ex Om Carrelli di Bari. Stanchi, insieme alle loro famiglie, delle promesse della politica e delle aziende che dicono di voler investire, ma che poi si tirano indietro. Stanchi di mesi senza reddito, di parole, di chiacchiere.
Stanchi di non essere ascoltati. Hanno anche avanzato proposte in tutto questo tempo. Come quella di essere integrati in altre aziende nelle vicinanze, anche alla luce dell’annuncio che la multinazionale canadese Getrag fece ad agosto scorso, parlando di un rilancio da 66 milioni con altre 100 assunzioni per lo stabilimento di Bari, non molto lontano da quello della ex Om. Annuncio che si è poi tradotto nel raddoppio della produzione annunciato a maggio, alla presenza del governatore Michele Emiliano. Con oltre 800 dipendenti provenienti da tutta la Puglia, ricordiamo, la Getrag è tra i maggiori datori di lavoro in Puglia, con la sua produzione di componenti per le case automobilistiche di tutto il mondo.
«Al posto di sostenere noi, sostengano le aziende affinché ci assumano» dissero alcuni lavoratori ai nostri taccuini a dicembre.
Ma torniamo a noi. Sono così stanchi e disperati, gli ex operai Om, da tentare di tutto per far sentire la propria voce. Persino uno sciopero della fame. L’hanno annunciato nelle scorse ore e dovrebbe avere inizio il 22 giugno, dopo la grande manifestazione che terranno a Bari venerdì. Il corteo partirà dalla sede Rai in via Dalmazia, per dirigersi poi verso la sede della Regione Puglia, sul lungomare Nazario Sauro, dove chiederanno a gran voce risposte. In assenza di queste ultime, sarà dunque sciopero della fame.
Intanto la Regione Puglia continua ad incontrare i potenziali investitori, tramite la task force guidata da Leo Caroli, mentre Alessandra Giovetti, curatrice fallimentare della «Tua Industries», ribadisce l’assenza di offerte economiche per rilevare l’ex Om-Tua Industries, insieme al progetto della minicar L7 e ai 170 operai.
Ma in realtà un’offerta ci sarebbe e sarebbe stata avanzata fatta dalla società NextOne, per conto di un gruppo imprenditoriale che opera in diversi settori. Di 31mila euro sarebbe la somma proposta, giudicata insufficiente da Giovetti, che tuttavia non ha ancora depositato l’istanza di chiusura del procedimento al giudice della sezione fallimentare che sta trattando il dossier «Tua», Vittoria Nosengo. Quindi se prima che ciò avvenga dovessero giungere offerte giudicate congrue e, soprattutto, vincolanti, la partita potrebbe riaprirsi.
Ed è questo, l’obiettivo della task force di Caroli, indurre chi in questi mesi si è affacciato a presentare offerte congrue e irrevocabili.
Tra loro, oltre a NextOne c’è «Ingegneria e Servizi» (I&S) interessata, per conto della «Global Electrification Project» (Gep), a realizzare minicentrali per l’energia elettrica destinate a un mercato internazionale. Sarebbe intenzionata a prendere tutti i 170 operai. Ma nessun progetto industriale sarebbe stato presentato in Regione.
C’è poi il gruppo “Selectika”, società dietro la quale ci sono gli imprenditori baresi Antonio Leone (Carton Pack di Rutigliano) e Giuseppe Angelo Dalena (della Dalena ecologia di Barletta). Unica, finora, a muovere passi concreti, Selectika vorrebbe fare dello stabilimento di viale delle Ortensie un impianto per il riciclaggio della carta, del cartone e della plastica, da riutilizzare per produrre elementi per l’imballaggio. Sarebbe disposta ad assumere massimo 102 operai. Ma i tempi richiesti sono ristretti.
Ultimo soggetto interessato è una cordata di investitori attivi nell’automotive.