Una storia di abbandono e dolore. Tra le nostre strade, nel centro della nostra città, avvenuta in un contesto benestante e socialmente integrato. Eppure, quanto accaduto alla 42enne bitontina Milena Gramegna è in fase di accertamento sulla scrivania del pubblico ministero della procura di Bari, Ignazio Abbadessa.
È proprio tra le mani del pm che è stato consegnato tutto il materiale documentale riguardante la donna, raccolto dagli agenti della polizia di Stato del commissariato di Bitonto, convocati post mortem, assieme ai colleghi della scientifica. Diverse le persone escusse a sommarie informazioni testimoniali – tra familiari, amici e conoscenti – per ricostruire l’esatta dinamica della morte, che potrebbe essere stata determinata da svariati fattori. Tutti da verificare e analizzare.
LE ANALISI DEI SERVIZI SOCIALI.
È metà novembre quando agli uffici dei Servizi sociali del Comune di Bitonto arriva la segnalazione dei condomini di una palazzina al civico 144 di via Mazzini, in centro, che avevano avvertito olezzi persistenti e causati da condizioni di scarsa igiene provenire da un appartamento al quarto piano del condominio in cui vivono.
Contestualmente, la padrona di casa, era rimasta chiusa fuori dalla propria abitazione e ha richiesto l’accesso forzato da parte dei vigili del fuoco: anche i caschi rossi, intervenendo, avevano mandato una relazione dettagliata al Comune di Bitonto.
Gli interventi bonari sono stati plurimi, con l’ausilio della polizia locale, e anche degli assistenti sociali a cui è stato sempre negato l’accesso o anche soltanto di parlare con la giovane donna sull’uscio della porta.
Finché i servizi sociali chiedono al giudice del Tribunale di Bari la nomina di due amministratrici di sostegno (una per ciascuna donna): in vista di una audizione a domicilio, data la gravità della situazione, il giudice effettua la nomina d’urgenza nei confronti di due professioniste.
Il 28 novembre 2023, il Comune invia una pec, firmata anche dal direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica Area Nord, in cui si ordinava il “ripristino immediato delle condizioni igienico – sanitarie dell’immobile”, “mediante rimozione e smaltimenti dei rifiuti nei termini di Legge e in particolare al lavaggio, pulizia, disinfestazione e rimozioni dei rifiuti attraverso ditta specializzata”, entro 60 giorni dalla data di notifica dell’ordinanza sindacale, firmata dal sindaco Francesco Paolo Ricci. In caso di danni a persone o cose, derivanti dal “mancato rispetto del provvedimento”, sarebbero state a carico della madre della donna, “che ne risponderà in via civile, penale e amministrativa”. L’ordinanza, per conoscenza, è stata diramata anche ai carabinieri, ai dipartimenti di prevenzione, oltre al Servizio Politiche sociali, con allegato anche un “report fotografico”.
LE CONDIZIONI DI SALUTE.
Nessuna delle due donne, né madre, né figlia, almeno formalmente, sarebbero risultate in cura, né mai era stato richiesto un Accertamento Sanitario Obbligatorio. Quindi, stando agli atti, erano perfettamente in grado di intendere e di volere. Nel dettaglio, però, non si conoscono le reali condizioni di salute della donna deceduta: quindi non si può, semplicemente sulla base di un sentimento generalista, attribuire un nesso di causa-effetto.
LA MORTE DELLA 42ENNE.
È il 2 gennaio quando la signora Gramegna spira. La donna viene trovata seduta su una sedia a rotelle, rachitica, con indosso pochi indumenti, un pannolone e delle ulcere trofiche sugli arti inferiori. Per l’accertamento del decesso intervengono, oltre al medico di base, anche gli operatori sanitari del 118 e gli agenti della polizia di Stato, che allertano il servizio di imprese funebri. Tutti gli accertamenti effettuati in quella circostanza, sono stati trasmessi al pubblico ministero di turno. Sarà la procura a valutare se ci sarà da aprire un fascicolo per accertare eventuali responsabilità sulla morte della donna.
IL COMMENTO DELL’ASSESSORA.
“È complesso agire in determinate realtà, dove, talvolta, viene a mancare il supporto familiare. Gli uffici si sono attivati immediatamente per provare ad aiutare entrambe le occupanti dell’appartamento con gli strumenti a disposizione dell’Ente – ha spiegato l’assessora ai Servizi sociali e all’integrazione socio-sanitaria, Silvia Altamura -. Non deve assolutamente emergere che segnalare non serve a nulla, anzi. I cittadini sono occhi e sentinelle dei Servizi sociali: modalità e tempistica delle segnalazioni, in questi casi e non solo, sono fondamentali. Non dobbiamo arrenderci mai”.