Una vicenda cominciata
24 anni fa, ha trovato finalmente termine qualche mese fa e solo oggi la
notizia è apparsa sulle colonne de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
Il Tribunale Civile di Bari ha riconosciuto ai genitori di due
gemelli, nati nel 1992 con gravi disabilità, un risarcimento di 2,6 milioni di euro (pari a 4,5 milionicon gli interessi e la rivalutazione) che sarà pagato dalla Regione Puglia, dall’ex Usl Bari 8 e, in parte, dall’assicurazione.
La famiglia ha già
ottenuto 900 mila euro e la Regione
ha impugnato la sentenza in appello.
La vicenda, come
scrivevamo, comincia nella primavera di 24 anni fa con il ricovero della donna
nell’ospedale di Gravina di Puglia per un parto prematuro alle 32ma
settimana. La donna, dopo due giorni, viene trasferita nel reparto di Ostetricia dell’ex nosocomio bitontino
dove nascono i bambini con gravi disturbi neurologici: uno con gambe e braccia
paralizzate, l’altro con gravi malformazioni del viso, la diagnosi dei medici è
di displasia ectodermica con ritardo
psicomotorio e tetraparesi spastica.
Il giudice non ha
individuato responsabilità mediche, ma ha rilevato “grossolane omissioni” dei medici di Bitonto e da qui la decisione
del Tribunale di Bari.
Questa sarebbe per la
Regione e per la Asl – se confermata in appello – il più pesante risarcimento
da responsabilità medica nella storia della sanità pugliese.
La consulenza tecnica
disposta dal giudice Laura Fazio della sezione distaccata di Altamura del Tribunale di Bari è cauta.
Si parla di asfissia
intrapartum, fenomeno rarissimo, causato probabilmente da anomalie nella
formazione della placenta e l’incidenza dei danni celebrali è ancora più bassa,
due ogni diecimila.
L’esame che potrebbe determinarlo è la Cardiotocografia
fetale (Ctg), in grado di evidenziare i sintomi: in questi casi si
interviene con un taglio cesareo.
Pare che al ricovero a
Bitonto il medico di turno avesse prescritto l’esame, ma i tracciati non sono
mai stati ritrovati e il Giudice li ha ritenuti “non eseguiti”.
Sono state escluse le
responsabilità da parte del primario dell’ospedale di Gravina, mentre ha
rilevato “una serie di grossolane
omissioni” nel comportamento dei medici di Bitonto, non identificati e
tacciati di “negligenza”.
Si parla di “lacunosa ed
incompleta compilazione della cartella clinica nella parte in cui non vi è
descrizione del parto e non è stata esaminata la placenta”. In più la Ctg
fantasma “avrebbe consentito di accertare
una qualche sofferenza fetale tale da giustificare una modalità del parto
differente”, ma anche una emogasanalisi “avrebbe potuto mostrare la
presenza (o meno) di un distress respiratorio in atto”.
La tesi del consulente –
scrive ancora Scagliarini su “La
Gazzetta” -, fatta propria dal Tribunale, è che i medici non si siano accorti
di una “probabile” e “preesistente” asfissia intrapartum a
causa di proprie “gravi e rilevanti
omissioni strumentali e cliniche”.
Anche se il medico legale non ha potuto stabilire “se e in che misura” le leggerezze dei medici di Bitonto “possano aver contribuito ad aggravare le
patologie neurologiche in atto” sui feti, il giudice ha applicato il principio di vicinanza della prova.
L’ospedale di Bitonto “avrebbe
potuto sconfessare le circostanze dell’inadempimento, provando di aver eseguito
gli esami strumentali indicati”, cosa che non è avvenuta.
Il Giudice ha riconosciuto più di un milione e 1,4 milioni ai due gemelli, e 77mila euro a ciascuno dei due genitoriper “la compromissione delle loro
possibilità relazionali anche attesa la loro giovane età”.
La sentenza è stata depositata a maggio 2015, ma tutto è emerso
ora a seguito del pignoramento dei genitori di 6,8 milioni di euro e ora il
Consiglio regionale deve riconoscere il debito fuori bilancio. La Regione ha
impugnato la sentenza di primo grado e la Corte d’appello a luglio l’ha sospesa
per i quattro quinti.