La lezione di don Giuseppe Puglisi è ancora fresca negli occhi di tutti.
Ed è un bene che sia così, a 25 anni dalla morte, per mano della mafia palermitana.
Mafia alla quale ha cercato di sottrarre una delle risorse più importanti che avevano: i bambini. I più piccoli. Le prede più facili.
Per capire chi era questo prete di Brancaccio, uno dei quartieri più difficili del capoluogo siciliano e per giunta dominato pure da Leoluca Bagarella e dai fratelli Graviano, che ne hanno ordinato la morte, basta rileggere le parole di papa Francesco, nel 2013: “Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto”.
Era il 15 maggio, il dì della sua beatificazione.
E da ieri pomeriggio, 26 settembre, il dì in cui la Chiesa ricorda Cosma e Damiano, a padre Pino Puglisi è intitolato il Centro diurno – Servizi socio-educativi della Fondazione “Santi Medici”, che quest’anno spegne, guarda caso, 25 candeline. Un quarto di secolo passato al servizio dei più bisognosi.
All’intitolazione c’erano loro, ovviamente, i bambini, accompagnati dai genitori e da alcuni membri dello staff della Fondazione e dei Servizi sociali del Comune di Bitonto.
Secondo don Vito Piccinonna, rettore della basilica Santi Medici, l’indimenticabile sacerdote palermitano non ha mai smesso di educare le giovani generazioni. Pensiero anche riecheggiato nelle parole del vescovo Nicola Girasoli, attualmente Nunzio apostolico in Perù e per anni vicino a Bergoglio quando questi era arcivescovo di Buenos Aires.
Il sindaco Michele Abbaticchio, invece, ha ricordato che strutture come il Centro diurno nascono davvero per le persone più fragili e spesso vittime delle scelte della società. E devono essere un impegno a investire più risorse per questo tipo di difficoltà.