Giornata di fede e devozione ieri a Bitonto.
Dopo due anni di stop, la città è tornata a celebrare i suoi Cosma e Damiano, quei “Santi Medici che hanno saputo fare della loro vita un respiro l’amore per Dio e per i fratelli”.
Così li ha definiti Mons. Giuseppe Satriano, durante la celebrazione eucaristica con cui si è conclusa l’Intorciata.
“Il Vangelo ci dice una cosa importante: quando preghiamo, dobbiamo farlo con mani pure rivolte verso l’alto. Quante volte ci è capitato di vivere una preghiera sincera ma non vedendo i risultati abbiamo abbandonato, quasi pensando che Dio fosse sordo e non esistesse? I Santi Medici con la loro esistenza ci insegnano che tutta la vita deve diventare preghiera, che è all’interno di una esperienza comunitaria, che noi troviamo forza per far diventare la nostra vita un respiro in cui Dio trova il suo posto”.
“La preghiera non serve per sturare le orecchie a Dio, ma a noi stessi, per sbloccare un cuore spesso indurito, ripiegato su se stesso che non serve per chiedere miracoli perché l’unico miracolo di cui abbiamo bisogno è di sentirci risanati nel cuore” ha ricordato l’arcivescovo di Bari-Bitonto.
“I Santi Medici sono stati capaci di guarire perché avevano cuore libero, perché nella loro fede, nella loro capacità di unire la propria esistenza al mistero di Dio, hanno compreso che la vita era un dono e che era un dono da non poter e dover trattenere, ma da condividere. Sono andati incontro alla morte, non con un atto di eroismo, che si consuma in un istante, ma con una vita decisa a sfidare anche la persecuzione, pur di attestare la verità di un Dio che abita, che vive, che cammina accanto all’uomo e dell’uomo si prende cura”.