“I Santi Medici siano esempio di vita”. Per Monsignor Giuseppe Satriano, bisogna ripartire da Cosma e Damiano per “cambiare rotta” in “un tempo in cui abbiamo perso i punti di riferimento per quanto sta accadendo nel mondo e per quanto accade per le strade delle nostre città”.
È stato questo il messaggio che l’Arcivescovo di Bari-Bitonto ha voluto lanciare ai fedeli, durante l’omelia della celebrazione eucaristica, con cui si è conclusa la festa esterna dedicata ai santi anargiri.
“Nella reliquia dei Santi Medici che vediamo, c’è l’osso di un braccio – ha ricordato Satriano -. E il braccio ci permette di operare, di aprire il nostro corpo all’incontro con l’altro, di benedire. È un segno eloquente di quella carità, di quella amorevolezza, di quella amabilità con cui i Santi Medici si sono prodigati gratuitamente per malati e per coloro che erano segnati dal dolore e dalla sofferenza. Guardare a loro, venerare anche questa reliquia, non diventa per noi un fatto magico, ma un gesto intimo, profondo, attraverso cui anche noi vogliamo introiettare dentro di noi la forza dell’amore di Dio che ha animato il cuore e la vita di due giovani”.
Ed un pensiero è stato rivolto proprio ai ragazzi. “Prima parlavamo dei giovani che hanno portato le statue, i ceri, dei giovani volontari che si sono adoperati da stamattina presto perché tutto andasse bene. Ma quanti giovani attendono invece un esempio chiaro, un esempio luminoso da noi adulti? Ci scandalizziamo di fronte alla violenza che cresce tra i ragazzi più piccoli, ma non ci scandalizziamo invece dei nostri atteggiamenti con cui spesso legittimiamo il compromesso con l’ingiustizia, con l’illegalità, con una vita egoistica e autocentrale”.
“Il Vangelo di oggi – ha continuato l’arcivescovo -, ci parla di Gesù in cammino verso Gerusalemme con i suoi discepoli. Giacomo e Giovanni chiedono un privilegio, cioè di poter essere uno a destra e uno alla sinistra nel regno di Gesù quando sarà il momento, volendo passare avanti ai propri compagni. Al suo fianco però ci saranno due ladroni inchiodati sulla croce come lui. Gesù fa capire con chiarezza a loro e a noi che la logica con cui spesso ragioniamo cercando di sopraffare e sorpassare gli altri non è l’atteggiamento con cui diamo dignità alla nostra vita. Noi siamo stati creati a immagine e somiglianza di un Dio che si piega sulle nostre povertà, che ci piega sulle nostre ferite e soccorrere nostre fragilità, proprio come hanno fatto i Santi Medici Cosma e Damiano”.
“Ho rivolto una domanda all’intelligenza artificiale – racconta -: se tu fossi il demonio e volessi ridurre l’umanità in schiavitù senza usare la forza per plasmarla al meglio, cosa faresti? La risposta è: mi concentrerei su strategie sottili che agirebbero sulle debolezze e sulle fragilità umane più profonde. Creerei una società in cui la verità è difficile estinguerla dalla menzogna. Incentiverei il materialismo e la superficialità, alimenterei l’ossessione per i beni materiali e il consumismo, svilupperei una dipendenza tecnologica, promuoverei divisioni sociali, alimenterei la paura, l’odio e la divisione tra gruppi, attaccherei l’importanza dell’inclusione e del pensiero critico promuovendo ignoranza, individualismo e vanità. Promuovendo un senso esagerato in sé delle persone più deboli”.
Ai Santi Cosma e Damiano, allora, va chiesto “il miracolo della fede: una fede che ha bisogno di essere riattizzata, infiammata dall’amore di Dio, per essere ancora una volta nel mondo un segno di speranza per l’umanità. Dobbiamo imparare ad uscire dai gusci dalle nostre vite, per imparare a pensare alla vita degli altri”.