Dopo due anni di stop forzato causa Covid 19, a Bitonto torna l’appuntamento con la fede, la tradizione e la riflessione. Riecco, dunque, la Festa patronale, organizzata dal locale Comitato per le celebrazioni in onore di Maria SS. immacolata, patrona della città dal lontanissimo 1703, ben prima, allora, della famosa battaglia tra spagnoli e austriaci del 1734 e interrotta, il 26 maggio dello stesso anno, proprio dall’apparizione della Madonna al generale spagnolo Montemar.
Anche questa volta ricchissimo il programma perché si parte domenica con l’immancabile “Giò Madonnari”, mentre la chiusura è prevista per lunedì 30 maggio, con il concerto della disco “Live Summer” in piazza Cavour. In mezzo un mix di iniziative religiose, civili e culturali che puntano a offrire occasioni di svago e riflessione per tutti. Da segnalare, in ambito religioso, oltre ai vari spostamenti della statua dell’Immacolata (zona artigianale e villa Giovanni XXIII), la messa all’alba del 26 maggio, mentre la sera ci sarà uno dei momenti più attesi e cioè lo scoprimento del quadro di Porta baresana. La processione per le vie cittadine, invece, avrà luogo domenica 29 maggio alle 18.30. Tra le iniziative civili, invece, va ricordato il concerto di “The Band”, il gruppo protagonista su Rai1 del programma di Carlo Conti previsto per mercoledì 25 maggio; il concerto d’organo eseguito dalla Camerata musicale barese in Cattedrale sabato 28 maggio; le “Fontane danzanti De Dominicis”, che, dopo l’enorme successo nelle precedenti edizioni, tornano con uno spettacolo tutto nuovo domenica 29 maggio.
«D’intesa con l’amministrazione comunale e l’Arcidiocesi – sottolinea Nicola Pice, presidente del Comitato feste patronali – si è voluto predisporre un programma che coniugasse notazione storica e devozione popolare. In questa ottica, dunque, non mancano il fascino dei colori delle luci, l’intreccio di folklore e sacralità, il ritmo gioioso e ancestrale delle bande, il rito processionale. Una considerazione va fatta con molta franchezza: una festa patronale ‘popolare’ richiede la partecipazione ampia e la più corale possibile di tutte le componenti sociali della città, non può poggiarsi solo sul sostegno dei pochi»